Alla sua sesta edizione il festival Flussi è ormai una conferma: l’estate va finendo e si fa un giro nella frescura di Avellino ad ascoltare dal vivo i caldi sound della selezione elettronica di Flussi. Quest’anno erano oltre 40 gli artisti nel cast internazionale, per un’intera settimana che ha visto mischiarsi suoni, installazioni, video, e addirittura ri-sonorizzazioni di vecchi film, in tre location d’eccezione: il Teatro Carlo Gesualdo come indoor stage al chiuso, la terrazza panoramica del teatro (l’ormai classico mainstage di Flussi), e la Casina del Principe, che quest’anno ha ospitato l’esp stage pomeridiano.
Non è un caso poi che proprio nel territorio irpino sia nata la label manyfeetunder, che ha stimolato la produzione di un nutrito catalogo di elettronica proprio nella terra di questo festival: progetti come UHVA, MKR e AV-K vengono da quello che potremmo definire come un vero e proprio movimento irpino. E difatti l’apertura del lunedì ha messo in scena lo showcase dell’etichetta locale.
L’apertura del main stage è stata riservata al mercoledì con i Clock Dva, eredi della scuola Kraftwerk, ed è poi proseguita con l’anteprima italiana dei B/B/S, il live set di Roly Porter, il sound acido di TM 404, e la scintillante sigaretta accesa di Laurel Halo. Tra le esperienze che segnaliamo come innovativamente positive c’è sicuramente la serata della ri-sonorizzazione del film horror muto Haxan del 1922 a cura dei Demdike Stare. In effetti il Teatro è uno spazio perfetto per godere pienamente dei sound che vengono fuori: comodamente seduti in uno spazio che fa risuonare la sua acustica, si gode dei visual e dei suoni in un’immersione che lascia attoniti. Per Christian Fennesz, per esempio, il teatro è pieno, e i visual diventano immagini di un sottofondo musicale che riesce quasi a parlarti. In compagnia del live performer e videoartista Lillevan, a sentire Fennesz si ha la sensazione di un viaggio onirico.
Molto interessante che Flussi ci porti anche alla scoperta di sound italiani di un certo interesse, come quelli che fanno parte del movimento dell’Italian occult psychedelia: è Donato Epiro che ci apre a questo sound oscuro fatto di percussioni occulte (”Italian occult psychedelia is a sub-genre of Italian psychedelic music characterized by obscure atmospheres”). Un intramezzo di LDWG aka Francesco Maddalena, e sale sul palco la magia di Laurel Halo, artista americana che vive a Berlino. La cosa che notiamo subito è l’atteggiamento di Laurel, algido e distaccato, ma nello stesso tempo fiammeggiante quando inizia a metter mano agli strumenti: i lunghi capelli regalano un contrasto forte con i suoni duri (la Laurel viene da una scuola mista di techno e dance). E così, a fine serata, sulla terrazza, resta il ricordo di questa edizione, e la certezza che ci sarà anche il prossimo anno.
(le foto sono a cura di Michela Sellitto)