L’uscita di questo nuovo disco di Aphex Twin è stata accompagnata da una buona dose di false informazioni, leak sbagliati, gente che si è messa a suonare distribuendo il proprio lavoro firmato come Aphex Twin, dirigibili con il suo logo che volavano per le città e secret listening intimisti in giro tra USA ed Europa. Per fortuna lo strazio è finito, l’hype ha fatto il suo corso e finalmente Syro è uscito, per il bene di noi tutti che eravamo curiosi di ascoltarlo. Richard David James, vero nome che si cela dietro il ben più noto pseudonimo (aka rubato a un’azienda di processori di segnale, la Aphex Systems Limited), non ha bisogno di troppe presentazioni: un innovatore che è arrivato ad essere uno degli artisti più influenti della scena elettronica mondiale. E, diciamolo subito, questa nuova opera non è certo inferiore al resto della sua produzione.
La prima traccia, una delle più pronunciabili e rilasciata prima del lancio del disco, è “Minipops 67“: improbabili linee vocali distorte al vocoder si alternano a suoni minimali metallici, dando vita ad una nenia ipnotica, piacevole e interessante. In sostanza, è quel pezzo di apertura e presentazione che ti rassicura sul fatto che si tratta proprio di Aphex Twin e non di un altro dannato fake. La traccia successiva (”XMAS_EVET10 [120][thanaton3 mix]”) è una diretta conseguenza di quella precedente, costruita attorno ad atmosfere oniriche e dream ma ammantata da beat veloci che ti costringono ad una sorta di doppio ascolto: la linea sognante, lenta, ambientale e quella prettamente elettronica, ritmica e a tratti nevrotica si sovrappongono in un gioco di equilibri studiati, soppesati e mai banali. Questo dualismo si ripercorre in tutto il disco ed è proprio la classica impronta di riconoscimento di Aphex Twin, che anche stavolta non delude.
Non mancano però anche momenti elettronici tout court come la titletrack “syro u473t8+e” che ricorda moltissimo una “Mt Saint Michel + Saint Michaels Mount” direttamente da Drukqs, velocissima accellerazione beat di battito cardiaco. Una nota di merito particolare la merita decisamente “Circlont6a“: note e atmosfere provenienti direttamente da librerie sonore etniche si mischiano a glitch, beat e a pulsioni a 16 bit provenienti direttamente dai videogame anni ’80, remiscelati fino a perdersi completamente in un mix corposo e convulsivo di sei minuti di cui non ci si stancherebbe mai. Il congedo è affidato a Aisatsana, traccia strumentale affidata al pianoforte, quasi un triste e tranquillo addio dopo il viaggio offertoci dal resto di Syro, che scimmiotta un po’ quel che fu Avril 14th del vecchio lavoro, ma rimanendo distante dallo spessore e dal livello di quella traccia tuttora impagabile.
Quello che non sfugge di Syro è che, seppure nella frammentarietà dei suoi arrangiamenti, riesce ad essere un disco melodico, soprattutto nella prima parte: mischiando influenze techno, beat e narrazioni noise, dal retrogusto di un’immersione in sound del passato. ”4 bit 9d api+e+6 [126.26]” in questo è una traccia perfettamente complessa, che cambia il ritmo a ogni giro, e ci riporta con la testa a vecchi lavori di Richard. Del resto, già dall’apertura di ‘180db_’ sono chiari sia il rintanamento nelle forme sicure di una techno d’assalto, sia la maestosità di un ritmo che rapisce il cervello già dal primissimo ascolto. Un fuoriclasse dalle venature acide.
Il disco è decisamente vario e complesso, difficile da racchiudere in una qualsivoglia recensione o considerazione di poche righe. Aphex Twin torna sulle scene della musica elettronica dopo 13 anni, e già viene annoverato tra i grandi ritorni di classe di questi anni insieme a quello dei My Bloody Valentine con mbv. Il paragone probabilmente vuole marcare anche un altro aspetto delle due produzioni e dei due attesi ritorni sulla scena: il richiamo agli anni Novanta, e una venatura di anacronismo. Sia Loveless dei MBV che le produzioni di Aphex Twin dei ’90 hanno in un certo senso marcato il segno dei tempi, sono state innovative proprio nel sound. Le riedizioni, seppure ottime, per il ventunesimo secolo forse non sono riuscite nella volontà di superare quello che si era già fatto: Syro, per esempio, non riesce ad andare oltre ”drukqs”, ma va detto che sarebbe un’impresa stratosferica persino per Aphex superare Aphex. In fondo se oggi l’elettronica è andata avanti, non può prescindere dal lavoro fenomenale di chi ha gettato delle roventi lance in anni che in questo senso erano ancora fortemente ancorati a logiche conservatrici: Syro resta un lavoro magnifico, che rende onore alla fama e all’influenza che il personaggio è riuscito a costruirsi, rimanendo incredibilmente un punto di riferimento attualissimo anche dopo 13 anni di silenzio.
a cura di Eugenio Maddalena feat. Giovanna Taverni