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Arcade Fire – Reflektor

Comments (10)
  1. mozart ha detto:

    caro amico, non è vero che ci sono solo due atteggiamenti possibili di fronte a questo disco. te lo assicuro. a me alcune cose piacciono molto (più della prima metà del disco 1), altre mi dicono poco (meno della seconda metà), altre ancora mi fanno vomitare (quasi tutto il disco 2 — salvo ‘afterlife’ — è composto da roba che sarebbe stata impubblicabile anche 30 anni fa). per fare un esempio: un disco come ‘e2-e4’ di manuel göttsching è uscito nel 1984 ma è stato registrato nel 1981. ci rendiamo conto dell’abisso di ricerca nei suoni? murphy ha fatto cose decenti agli inizi ma è un uomo musicalmente MORTO da svariati anni. con stima.

    1. Eugenio Maddalena ha detto:

      Ti ringrazio per il contributo e per la stima.
      Ripeto il mio pensiero, in questo disco possiamo vedere una marea di citazionismi e riferimenti, il problema è come ci si pone di fronte ad essi. Io ho preferito prenderli come un buon modo per fare “manierismo” e per comporre un’opera come questa.

      1. mozart ha detto:

        non comprendo appieno il tuo commento. butto lì un pensiero, così domani se ti fa
        piacere possiamo riprendere il discorso su binari più solidi. converrai con me
        che la storia del rock (del pop, dell’arte tutta) ha molti anni sulle spalle e
        che più o meno tutti i suoni ricreabili sono stati ricreati. certo, qualche
        margine di sperimentazione possibile c’è ancora ma il gioco si fa sempre più
        duro e per lo più si tratta di una partita che va in onda ai margini
        dell’impero tra schiere di avventurosi visionari. ma di sperimentare suoni particolarmente arditi gli arcade fire non hanno alcuna voglia e quindi passiamo oltre. non hanno mai avuto quell’inclinazione. e questa non è certo una colpa, bensì una scelta di lavoro e di vita ben precisa e rispettabile. il loro disco più autentico dal punto di vista della ricerca sonora è il primo. un paradosso? probabilmente no, perché lì non ci fu alcun tipo di ragionamento o calcolo in fase di realizzazione e a volte è l’assenza di teoria a generare le scintille giuste. dopo ‘funeral’ la maniera — perché come noti bene tu è proprio di questo che si tratta — ha preso il sopravvento: prima nel campo wave (“neon bible”) poi in quello classic-americana (“the suburbs”) e ora in quello dance. e allora io mi chiedo: da un gruppo
        tradizionale (o da un romanziere tradizionale) cosa è lecito attendersi? un
        cambio di rotta ad ogni disco? la risposta che dò io è: no, grandi doti di
        composizione unite ad una chiara identità insieme a qualche (vedi l’ultimo
        ottimo franz ferdinand, band che per inciso non ho mai idolatrato). quelle grandi
        doti di composizione che troviamo nell’85% di ‘funeral’. so già che gli arcade
        fire non sono i nuovi chrome o dj sprinkles, ma nemmeno springsteen. perché
        aspettarsi rivoluzioni da loro? perché volerli relegare a tribute band del
        boss? perché cercare (e lodare a gran voce) più citazionismo di quello che
        sempre si porta dietro NATURALMENTE qualsiasi opera musicale? dal mio punto di
        vista di ascoltatore devo essere onesto con me stesso, non pensare ai
        citazionismi come a qualcosa di fenomenale e favoloso. una percentuale di
        questi è obbligata! non c’è via di scampo. non credo che tutte le volte che noi
        ascoltatori rintracciamo un rimando l’autore se lo fosse studiato la notte. a
        volte sono solo depositi, materiale di risulta di dischi ascoltati e amati.
        l’arte è citazionismo da millenni. è la premeditazione che mi spaventa. e gli
        arcade fire in questi anni dopo ‘funeral’ hanno premeditato troppo. quindi,
        chiudendo sto pippone, quando tu dici “ho preferito prenderli (i
        citazionismi) come un buon modo per fare manierismo” enunci una tautologia
        e questo non aggiunge nulla. ciò che mi interessa sapere da te è: il disco ti
        coinvolge? per te la scrittura c’è in tutto il disco? oppure, se reputi non
        essenziale il fattore compositivo mi spieghi le ragioni della tua posizione?
        cosa ti aspetti dagli arcade fire? un volo a farfalla ogni disco una nuova
        spolverata? il prossimo lo faranno sommerso da bordate di power electronics? io
        non mi aspetto ‘supersymmetry’, non mi interessa se cita anche gesù cristo. non
        è un motivo valido per innalzarla chissà dove. questo brano per me è suoni
        vecchi su un’idea che non c’è. so che nel “campo musicale” di ‘supersymmetry’
        ci sono centinaia di giocatori che fanno o hanno fatto di meglio. perché
        chiederla agli arcade fire? e se nessuno gliel’ha chiesta, perché è venuto loro
        in mente di proporla? per me questo è un mistero. come se robinho tentasse il
        tiro da 30 metri. manco la butta dentro a porta vuota…

        1. Eugenio Maddalena ha detto:

          Ti ringrazio nuovamente e non scusarti per la lunghezza.

          Ti chiedi cosa è lecito aspettarsi da un gruppo o romanziere tradizionale: io rispondo con “nulla”. Il semplice porsi la domanda secondo me è pura accademia: ti saresti aspettato da Steinbeck un “Furore” dopo qualche anno da “Al Dio sconosciuto?”; o anche un “Gatto e Topo” dopo “Il Tamburo di Latta” di Günter Grass? Io no, eppure sono tutti capolavori.

          Per quanto riguarda il mondo “citazionismi” hai ragione su un punto: ogni opera è piena di riferimenti spontanei e naturali, ma non è questo il caso. La scelta di usare quel tipo di sound e incanalarlo in una sorta di scaletta narrativa che parte da Reflektor e si completa in Orfeo e Euridice è una scelta tutt’altro che naturale e spontanea: è puro artificio artistico e in questo vedo molto merito.

          Mi chiedi se il disco mi coinvolge, la risposta è “assolutamente si”: “Afterlife” mi ha commosso, “Here Come The Night” mi ha quasi angosciato, “It’s Never Over (Oh Orpheus)” mi ha fatto a pezzi.

          La discordanza tra me e te, come già detto, è nell’approccio: tu aspetti rivoluzioni sonore e cambiamenti, io aspetto opere d’arte. Roberto Carlos segnò da trentacinque metri cambiando la fisica, ma se lo facesse anche Robinho non sarebbe un tiro grandioso lo stesso?

  2. mozart ha detto:

    e non ho citato göttsching a caso in relazione a murphy. 45’33”, do you remember?

  3. mozart ha detto:

    insieme a qualche “VARIAZIONE di buon gusto” volevo dire dove manca il testo. per il resto spero di essere stato abbastanza chiaro, perdona la lunghezza.

  4. mozart ha detto:

    a un certo punto nel secondo commento scrivo “è la premeditazione che mi spaventa. e gli
    arcade fire in questi anni dopo ‘funeral’ hanno premeditato troppo.”

    tu scrivi

    “La scelta di usare quel tipo di sound e incanalarlo in una sorta di scaletta narrativa che parte da Reflektor e si completa in Orfeo e Euridice è una scelta tutt’altro che naturale e spontanea: è puro artificio artistico e in questo vedo molto merito.”

    io ho detto la stessa cosa, solo che per me i risultati in alcuni punti del disco sono buoni e in altri sono pessimi. e precisamente, li ritengo buoni dove l’azione di rinnovamento del sound (chiamiamola così per semplificare) si è mantenuta vicina ai territori originari della band e pessimi quando si è allontanata troppo. forse avrebbero giovato dei tentativi intermedi prima di arrivare ad alcune cose del disco 2 che io trovo davvero — perdonami — molto confuse. la parola giusta è: raffazzonate. ma il mondo è vario, è il suo bello, e se a te sembrano composizioni compiute non posso farci niente. 🙂

    scrivi anche “Ti chiedi cosa è lecito aspettarsi da un gruppo o romanziere tradizionale: io rispondo con “nulla”.”

    ed hai ragione, per carità! purtroppo sono a digiuno sia di steinbeck (che dovrei leggere!) sia di grass (non mi ha mai ispirato) quindi i tuoi esempi letterari li prendo per buoni sulla fiducia. quello che intendevo io non è l’imposizione di uno schema fisso. ogni artista è libero di fare quello che vuole ma dovrebbe prima rifletterci bene. quando mi chiedo cosa è lecito aspettarsi voglio dire: considerati i dati del problema, fino a che punto potrà spingersi questo artista nelle condizioni in cui si trova ORA per non fallire miseramente per eccesso di fiducia nei propri mezzi?

    infine “La discordanza tra me e te, come già detto, è nell’approccio: tu aspetti rivoluzioni sonore e cambiamenti, io aspetto opere d’arte.” è falso. io aspetto opere d’arte come te. solo che ognuno intercetta le sue. questa

    è rivoluzione sonora? eppure l’adoro.

    1. Eugenio Maddalena ha detto:

      Sono felice che la mia recensione, nel bene e nel male, stimoli dibattito. Io non credo che gli Arcade Fire abbiano avuto troppa fiducia in sé stessi, anzi: trovo davvero quest’opera molto compiuta.
      Infine come giustamente sottolinei tu, tutti aspettiamo opere d’arte ed ognuno intercetta le sue.
      Io ho intercettato questa.

  5. mozart ha detto:

    probabilmente ci sei arrivato da solo, ma il link a vimeo che ho messo nell’ultimo commento portava al nulla per colpa della parentesi finale inglobata nell’indirizzo. andava tolta:

    tornando a noi.

    sono contento che tu sia contento del dibattito. vedo che qui commentano in pochi e mi dispiace davvero per voi. senza glossatori è sempre un po’ più triste per progetti come questo. ho pensato di farlo io perché pungolato dalla tua chiosa finale sui due soli atteggiamenti possibili di fronte al disco. trovandomi nella situazione di mezzo ho sentito l’impulso di dirti la mia. per il resto sono abbastanza scaltro per capire, con le rochefoucauld, come “il nostro amor proprio è ferito più dalla condanna dei nostri gusti che da quella delle nostre opinioni”. e quindi non tento di convertire mai nessuno.

  6. BullHEAD ha detto:

    Mah a me non sono mai piaciuti…cosa diavolo hanno di così speciale non l’ho mai capito

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