Quello che si sta avviando al termine è stato un anno di grandi ritorni: Neil Young, Bob Dylan e ora, Bruce Springsteen. Quanto di meglio la musica può offrire come antidoto a un mondo saturo di macerie. Il nuovo album di Springsteen non è però guidato dallo spirito di rinascita di The Rising, dove l’intenzione era quella di risanare l’anima dell’America ferita dalla tragedia dell’11 settembre. Letter to You ha piuttosto l’aspetto di un lavoro meditativo e fortemente personale, in cui Springsteen contempla il passato per dare senso a un presente sempre più sfuggente.
Sono molti i musicisti che, una volta raggiunta questa fase della loro carriera, riflettono sulla fragilità della vita; qualche anno fa, Marianne Faithfull affrontava temi simili in Negative Capability: se a caratterizzare quell’album erano però melodie prevalentemente malinconiche, a dominare Letter to You è il rock & roll euforico a cui Springsteen e la E Street Band ci hanno abituati fin da Born To Run.
All’origine del tema che lega i brani di Letter to You è la scomparsa, nel 2018, dell’amico George Theiss, con cui Springsteen aveva fondato la sua prima band, i Castiles: “Con la morte di George” ha spiegato Bruce “sono rimasto l’unico superstite del primo gruppo di cui ho fatto parte ed è stata una sensazione strana”. L’esperienza trova espressione in Last Man Standing, in cui Springsteen ripensa agli anni formativi vissuti con Theiss, trascorsi a suonare nei locali di Freehold, New Jersey. Brani come Last Man Standing e Ghosts, dove al ricordo di Theiss si sovrappone quello dei membri della E Street Band Clarence Clemons e Danny Federici, rappresentano il culmine di quell’esplorazione personale iniziata nell’autobiografia Born to Run e proseguita nell’intimistico show a Broadway. “Death is not the end”, afferma Springsteen nella toccante I’ll See You In My Dreams; il dolore scompare per lasciare posto alla memoria di chi lo ha accompagnato in questo lungo viaggio.
L’evocazione del passato che permea l’album è rafforzata dalla presenza di tre brani – Janey Needs A Shooter, If I Was The Priest e Song for Orphans – scritti quando Springsteen aveva soltanto 22 anni. La convivenza tra vecchie canzoni e un pezzo più attuale come Rainmaker – ritratto di un affabulatore politico – è resa possibile dal continuo alternarsi tra memorie giovanili e riflessioni sul presente, proposto attraverso quella scrittura d’ispirazione cinematografica già utilizzata nelle vivide immagini evocate in Darkness on the Edge of Town e nel recente Western Stars.
È un brano vicino al sound di Western Stars ad aprire Letter to You: One Minute You’re Here diventa preludio alle atmosfere di un album che, nelle parole dello stesso Springsteen, appare come “una rivisitazione in chiave moderna di Born to Run”. In Letter to You ritornano gli elementi caratteristici di quel capolavoro: i suggestivi intro al piano in The Power of Prayer, il Glockenspiel in Burnin’ Train, il sax in Last Man Standing suonato dal figlio di Clarence Clemons, Jake, ma soprattutto, la presenza della E Street Band, il cui straordinario percorso è celebrato in House Of A Thousand Guitars.
Chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ad un concerto della E Street Band è consapevole dell’immensa carica energetica trasmessa dal gruppo: durante l’ultimo concerto a Londra per il tour dei 35 anni di The River, Springsteen e la E Street Band scatenarono un’energia incontenibile, tanto da creare nei presenti l’illusione di trovarsi in un piccolo locale e non nell’immensità di Wembley. Se l’esibirsi negli stadi porta molti gruppi a soccombere alla dispersione del suono, nel caso della E Street Band è vero il contrario: la distanza sembra accrescerne la potenza. In Letter to You, registrato quasi interamente dal vivo, è catturata l’intensità di una delle migliori band di tutti i tempi.
In una recente intervista con Zane Lowe, Springsteen ha dichiarato di essere amareggiato all’idea di non poter portare questo album in tour; ma la sensazione dopo l’ascolto di Letter to You è che un nuovo capitolo si sia appena aperto. Siamo certi che nel futuro della E Street Band ci sarà ancora occasione per regalare al pubblico quell’euforia capace di sollevare l’anima che soltanto il rock & roll può produrre. See you down the road, Bruce.