David Foster Wallace ha lasciato un gran vuoto. Ammettiamolo, di tanto in tanto ci chiediamo cosa avrebbe detto/scritto/reso in forma di nota o ossessione DFW, come si sarebbe approcciato alla realtà, quali pensieri si sarebbero smossi dentro di lui oggi, 2017. Non ci ha dato il tempo di saperlo, perché si è tolto la vita il 12 Settembre 2008, e da allora ci manca una mente originale come la sua, il suo approccio e le sue terribili verità.
Lo omaggiamo riproponendo la traduzione di un estratto di un suo celebre discorso per la cerimonia delle lauree al Kenyon college, il 21 maggio 2005 (anche conosciuto come Questa è l’acqua). Gli lasciamo parola, leggetelo e vi accorgerete di quanto sia microscopico l’universo dove noi supponiamo di essere il centro con tutte le nostre impostazioni predefinite, ordinarie ed egocentriche. C’è un mondo lì fuori.
La traduzione è a cura di Alessia Melchiorre.
Ci sono due giovani pesci che nuotano insieme e incontrano un pesce più anziano, nuotare nella direzione opposta, che gli fa un cenno e dice, “’Giorno ragazzi, com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, finché uno dei due guarda l’altro e fa, “che cavolo è l’acqua?”
Se vi state preoccupando che io pensi di presentarmi qui come il vecchio saggio pesce che spiega cos’è l’acqua, non fatelo. Non sono il vecchio saggio pesce. Il punto della storia dei pesci è che le realtà più ovvie, diffuse e importanti sono spesso quelle più difficili da vedere e di cui parlare.
Detta in parole povere, questa è sicuramente una banalità – ma il fatto è che nelle trincee della vita adulta di tutti i giorni, i banali luoghi comuni possono essere una questione di vita o di morte. Questa potrebbe suonare come un’iperbole o un’assurdità astratta, quindi parliamo di cose concrete…
Un’altissima percentuale delle cose di cui tendo ad essere automaticamente certo, si rivelano totalmente sbagliate o illuse. Ecco un esempio di qualcosa di cui sono automaticamente certo e che è totalmente sbagliato: tutto nella mia esperienza diretta supporta la mia profonda convinzione che io sono il centro assoluto dell’universo, la più vera e la più importante persona in vita.
Raramente parliamo di questo tipo di naturale egocentrismo, perché è socialmente ripugnante, ma anche perché è più o meno lo stesso per tutti noi, in fondo. È un’impostazione predefinita, programmata nelle nostre teste dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che avete avuto di cui non eravate il centro assoluto. Il mondo per come lo vivete è proprio lì di fronte a voi, o dietro, alla vostra destra o sinistra, sulla vostra TV, sul vostro schermo, ecc. I pensieri e i sentimenti degli altri devono esservi comunicati in qualche modo ma i vostri sono così diretti, urgenti, veri – avete capito. Per favore non pensate che vi stia per fare la predica sulla compassione o altre dritte o le cosiddette “virtù”. Questa non è una questione di virtù – si tratta di scegliere di impegnarsi a cambiare o rimuovere in qualche modo la mia naturale e programmata impostazione predefinita, che è così profondamente e letteralmente egocentrica, e vedere ed interpretare tutto attraverso questa lente di sé.
Come esempio, diciamo che è una giornata ordinaria, vi svegliate la mattina, andate al vostro lavoro stimolante, e lavorate sodo per nove o dieci ore, e alla fine della giornata siete stanchi e stressati, e tutto quello che volete fare è tornare a casa, fare una buona cena, magari staccare per un paio d’ore e poi andare a letto presto perché il giorno dopo vi dovete svegliare e fare di nuovo tutto da capo. Ma poi vi ricordate che non c’è cibo a casa – non avete avuto tempo di fare spesa questa settimana, per via del vostro stimolante lavoro – e quindi ora, dopo lavoro, prenderete la macchina e guiderete fino al supermercato. È la fine di un giorno lavorativo, è il traffico è orribile, per arrivare ai negozi ci vuole più tempo del dovuto, e quando arrivate il supermercato è pieno di gente perché ovviamente è il momento della giornata quando tutte le altre persone con un lavoro cercano di infilarci dentro qualche spesa, e il negozio è atrocemente acceso di luci fluorescenti e pervaso da musica di sottofondo o pop commerciale che ammazza l’anima, ed è praticamente l’ultimo posto dove vorreste essere al mondo, ma non potete solo entrare e uscirvene subito: dovete percorrere per tutti i corridoi affollati dell’enorme magazzino pieno di luci, per trovare le cose che volete, e dovete manovrare il vostro carrello da tossici in mezzo a tutta quest’altra gente stanca, che va di fretta con i carrelli, e ovviamente ci sono anche i vecchietti a passo di lumaca e gli stralunati e i ragazzini che bloccano i corridoi e dovete digrignare i denti ed essere gentili e chiedere di farvi passare e, alla fine, prendere tutto ciò che vi serve per la cena, solo che adesso non ci sono abbastanza casse aperte anche se è la corsa di fine giornata, quindi la fila alla cassa è incredibilmente lunga, che è una cosa stupida ed esasperante, ma non potete scaricare la vostra frustrazione con la cassiera che sta lavorando frenetica.
Ad ogni modo, arrivate finalmente davanti alla cassa, pagate il vostro cibo e aspettate lo scontrino o che la carta di credito venga autenticata, vi sentite dire “buona giornata” in una voce che sa di morte, e poi vi dovete portare queste fragili buste di plastica della spesa nel vostro carrello in mezzo ad un piccolo parcheggio accidentato, e provare a caricare le vostre buste in modo che non cada tutto fuori nel bagagliaio sulla strada verso casa, e quindi dovete guidare per tutto il tragitto in mezzo al lento e pesante traffico pieno di SUV, ecc. ecc.
Il punto è che la merda frustrante ed insignificante come questa è esattamente dove entra in gioco l’impegno della scelta. Siccome le code nel traffico o alla cassa mi danno tempo per pensare, e se non prendo una decisione a come e su cosa prestare attenzione, sarò incazzato e frustrato tutte le volte che dovrò andare a fare la spesa, siccome la mia impostazione predefinita è la certezza che situazioni come queste dicono tutto di me, della mia fame e della mia stanchezza e del mio desiderio di tornare a casa, e sembra che, in tutto il mondo, tutti si mettono davanti a me, e chi sono tutte queste persone sulla mia strada? Guarda come sono quasi tutte ripugnanti, e come assomigliano a delle vacche con gli occhi spenti e inumani mentre fanno la fila alla cassa, come sono snervanti e maleducati quelli che parlano ad alta voce al telefono nel mezzo della fila, e guarda come tutto questo sia profondamente ingiusto: ho sgobbato tutto il giorno, sono stanco e affamato e non posso manco tornare a casa per colpa di questi stupidi maledetti.
O se sono in una forma più socialmente consapevole della mia impostazione predefinita, posso passare ore nel traffico-di-fine-giornata a odiare a tutti quegli enormi e stupidi SUV e Hummer e furgoncini a motore V12 che bloccano la strada e bruciano i loro serbatoi da 40 galloni di gas, spreconi ed egoisti, e posso rimuginare sul fatto che gli adesivi da paraurti, patriottici o religiosi, sembrano essere sempre sui più grossi e disgustosi veicoli guidati dagli autisti più brutti, sconsiderati e aggressivi, che di solito parlano al telefono mentre tagliano la strada alle persone solo per andare avanti di 6 metri nel traffico, e penso a come i figli dei nostri figli ci disprezzeranno per aver sprecato tutta la benzina del futuro e probabilmente aver fottuto il clima, e a come siamo viziati e stupidi e disgustosi tutti quanti, e a come faccia tutto schifo…
Se scelgo di pensarla in questo modo, bene, molti lo fanno – tranne che pensarla in questo modo tende a essere così facile ed automatico che non deve essere una scelta. Pensarla così è la mia naturale impostazione predefinita. È il modo automatico e inconsapevole con cui vivo le parti noiose, affollate e snervanti della vita adulta quando sto operando la convinzione automatica e inconsapevole che io sono al centro del mondo e che miei bisogni e sentimenti immediati sono ciò che dovrebbe determinare le priorità del mondo. Il fatto è che ci sono ovviamente diversi modi di pensare a questo tipo di situazioni. In questo traffico, tutti questi veicoli fermi a giacere sulla mia strada: non è impossibile che alcune di queste persone nei SUV abbiano passato orribili incidenti con la macchina e che ora trovino la guida così traumatica che il loro terapista gli ha ordinato di prendere un enorme e pesantissimo SUV così che possano sentirsi sicuri alla guida; o che l’Hummer che mi ha appena tagliato la strada è guidato forse da un padre il cui figlio che siede affianco è malato o si è fatto male, e lui sta cercando di correre all’ospedale, ed è in una più grande e più legittima fretta di quanto lo sia io – anzi, sono io che sto sulla sua strada.
Di nuovo, non pensate che stia per darvi un consiglio morale o che stia dicendo “dovresti” pensarla così, o che tutti si aspettino che tu lo faccia automaticamente, perché è difficile, richiede volontà e sforzo mentale, e se siete come me, alcuni giorni non ce la farete, o non vorrete farlo senza mezzi termini.
Ma quasi tutti i giorni, se siete abbastanza consapevoli da darvi una scelta, potrete scegliere di guardare diversamente questa signora dagli occhi grassi spenti e super-truccati che ha appena sgridato suo figlio nella fila alla cassa – magari non è sempre così; magari sono tre notti che non dorme per tenere la mano al marito che sta morendo col tumore alle ossa, o magari questa signora è l’impiegata con un misero stipendio della Motor Vehicles Dept che proprio ieri ha aiutato il tuo partner a risolvere un problema di burocrazia da incubo con qualche piccolo atto di gentilezza burocratica. Ovviamente, nessuna di queste è probabile ma neanche impossibile – dipende solo da quello che consideri. Se siete automaticamente sicuri di sapere di che realtà si tratta e chi e cosa sono importanti – se volete operare la tua impostazione predefinita – allora, come me, non considererete le possibilità che non sono senza senso e snervanti. Ma se davvero avete imparato a come pensare, prestare attenzione, allora avrete altre opzioni. Sarà nel vostro potere di vivere una situazione da inferno di affollato-lento-rumoroso-consumatore non solo significativa ma sacra, a fuoco sulla stessa forza che ha acceso le stelle – la compassione, l’amore, l’unità sotto la superficie di tutte le cose. Non che quella roba mistica sia necessariamente vera: l’unica cosa vera con V maiuscola è che sei tu che decidi quello che stai per vedere. Sei tu che devi decidere consapevolmente ciò che ha significato e cosa no. Decidi tu cosa ha valore.
Perché ecco cos’altro è vero. Nelle trincee di ogni giorno della vita adulta, Non c’è niente come l’ateismo. Non c’è niente come la devozione. Tutti pregano. L’unica scelta che abbiamo è decidere cosa pregare. E una notevole ragione per scegliere qualche sorta di dio o roba spirituale da venerare – sia Gesù Cristo o Allah, sia Yahweh o Wiccan la madre-dea o le Quattro Verità Nobili o qualche infrangibile set di principi etici – è che tutto quello in cui credi ti terrà in vita. Se veneri il denaro e le cose – se sono dove estrai significato alla vita – allora non ne avrai mai abbastanza. Non sentirai mai di averne abbastanza. È la verità. Adorate il vostro corpo e la bellezza e l’attrazione sessuale e vi sentire sempre brutti, e quando il tempo e l’età cominceranno a farsi vedere, morirete un milione di volte prima che vi finiscano. Su un certo livello, sappiamo già tutte queste cose – sono state codificate nei miti, nei proverbi, cliché, banalità, epigrammi, parabole: lo scheletro di ogni grande storia. Il trucco è tenere la verità davanti nella consapevolezza quotidiana. Adorate il potere – vi sentirete deboli e spaventati, e avrete bisogno di più potere sugli altri per tenerli a distanza. Adorate il vostro intelletto, l’essere visti come intelligenti – e vi sentirete stupidi, una truffa, sempre sul punto di essere scoperti.
L’insidia di queste forme di devozione è che non sono il male o peccaminose; è che sono inconsapevoli. Sono impostazioni predefinite. Sono quel tipo di devozione in cui si scivola gradualmente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi su quello che vedete e come misurate il valore senza essere pienamente consapevoli di quello che state facendo. E il mondo non vi scoraggerà dall’operare con le vostre impostazioni predefinite, perché il mondo degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sull’alimentare la paura e il disprezzo e la frustrazione e il desiderio e l’adorazione di sé. La nostra cultura presente ha imbracato insieme tutte queste forze in modi che hanno prodotto un benessere straordinario e comodità e libertà personali. La libertà di essere i padroni dei nostri regni grandi quanto un teschio, soli al centro di tutta la creazione. Questo tipo di libertà ha molto da raccomandare. Ma ci sono diversi tipi di libertà, e il tipo più prezioso è quello di cui non sentirete molto parlare nel grande mondo là fuori del vincere, raggiungere e mostrare. I tipi davvero importanti di libertà richiedono attenzione, e consapevolezza, e disciplina, e impegno, ed essere veramente capaci di preoccuparsi per gli altri e sacrificarsi per loro, più e più volte, in una miriade di piccoli modi poco sexy, una “vita in continua corsa” – il senso costante e assillante di aver dato e perso qualcosa di infinito.
So che queste cose non suonano divertenti e fighe o super motivanti. Quello che è, per quanto possa vedere, è la verità scrostata da un sacco di stronzate retoriche. Ovviamente la potete pensare come volete. Ma non la sminuite come se fosse un sermone ammonitorio di Dr Laura. Niente di questo è sulla moralità, religione, o dogma, o le belle domande sulla vita dopo la morte.
La verità con la V maiuscola è sulla vita prima della morte. È sull’arrivare a 30, forse 50 anni, senza volersi sparare in testa. È sulla semplice consapevolezza che – consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, così nascosto ben in vista intorno a noi, che ci dobbiamo ricordare a noi stessi, a ripetizione: “questa è l’acqua, questa è l’acqua”.