L’11 Marzo uscirà per la Urtovox Records “Le sette pietre per tenere il diavolo a bada”, nuova fatica del cantautore catanese Cesare Basile. In attesa d’avere il disco fra le mani, l’abbiamo intervistato cercando di cavarne qualche anticipazione e non solo…
Inizierei dal titolo del nuovo album: dopo “Storia di Caino” un altro riferimento religioso, perchè “Le sette pietre per tenere il diavolo a bada”?
Non è un riferimento religioso, è una sorta di scongiuro… il diavolo posso tenerlo a bada, e questo vuol dire che mi cammina accanto e che provo di tutto affinchè non stia davanti a dettare la direzione.
So che tutte e dieci le canzoni sono state scritte nell’arco di due anni ed in momenti sconnessi tra loro. Ti va comunque di offrirci una tua chiave di lettura al tutto?
Non ho ancora una chiave di lettura del tutto. Sono storie di esistenze contro, per scelta o loro malgrado.
Tra i brani spicca anche una riproposizione di “La Sicilia havi un patruni” di Ignazio Buttitta e Rosa Balistreri, ce ne parli?
Credo che sia una canzone importante. Una canzone scritta tanto tempo fa e, purtroppo, tremendamente attuale. Il che vuol dire che per la Sicilia e il Sud non sono cambiati molte cose da allora. E’ una canzone arrabbiata e tenera allo stesso tempo, l’atto di denuncia e d’amore di due fra le più importanti personalità artistiche che la Sicilia abbia mai avuto. E’ stato per un modo di riconciliarmi con la mia terra e di sposarne i bisogni, le amarezze e la necessità del riscatto civile.
Prima di questa esperienza t’avevamo lasciato con “Le canzoni dei cani” ne “Il paese è reale”, che esperienza è stata per te e come si collocano le tue idee a riguardo di quel progetto?
Come per tutte le cose che scelgo di fare insieme a Manuel non mi sono posto molte domande. Manuel per quello che mi riguarda è sempre garante di onestà. E’ stata una vetrina, un’esposizione. Questo voleva essere, un modo di dire: siamo a Sanremo ma guardate che dietro di noi c’è un mondo.
Una domanda al Cesare ascoltatore, come valuti l’ultimo decennio della musica italiana? Cosa conserveresti a denti stretti?
Il gioco della torre non mi piace, non butto giù nessuno. Da sempre ci sono ottime cose in Italia, il problema non è cosa salvare, il problema è come evitare che le buone cose vengano distrutte da una discografia senza scrupoli e da un circuito promozionale incapace di rischiare.
Al fine di rafforzare un rapporto già saldo e “carnale” che conservi con la tua terra, ad Aprile inizierai un tour che si terrà esclusivamente in Sicilia…
Ho scelto di tornare a vivere in Sicilia perché in questo tempo ognuno deve fare la sua parte. L’idea del tour “ovunque in Sicilia” nasce per riscoprire gli spazi e le energie di un’Isola storicamente votata all’arte e alla cultura, un luogo in cui il lavoro di tante piccole volontà viene ignorato e deriso, una terra che ha bisogno di riscoprire la stima per la sua storia e per il suo presente.