In apertura de “Il risveglio”, romanzo di Kate Chopin del 1899 (tornato in una nuova edizione Einaudi tradotta da Anna Nadotti), un pappagallo chiacchierone chiuso in gabbia e un tordo che si dondola sull’uscio di una casa disturbano la quiete di Léonce Pontellier, uomo d’affari a riposo nella sua casa di Grand Isle, isola della Louisiana nel Golfo del Messico. Sua moglie, Edna, arriva poco dopo, quando il momento della lettura di lui è già perso, accompagnata dall’amico Robert Lebrun con cui è andata a nuotare. Monsieur Pontellier nota il colore acceso della pelle della moglie, bruciata dal sole, e la guarda «come si guarda un oggetto di valore che ci appartiene e che ha subito dei danni». Léonce, quindi, saluta la moglie, il signor Lebrun e i due figli di cinque e quattro anni per tornare alle proprie occupazioni. Si può dire che l’intenzione del romanzo sia già nascosta in questo primo capitolo. Lui, il marito, è un agente di cambio dai modi paternalisti, ma fondamentalmente un uomo «distratto», aggettivo che Nadotti cita nella sua prefazione e che prende in prestito da un articolo di Natalia Ginzburg sull’opera di Chopin pubblicato dal Corriere della sera nel 1977. Edna Pontellier, d’altro canto, la protagonista assoluta de “Il risveglio”, è altrettanto distratta, così come è «distratta la pace tra di loro e nella società di cui fanno parte», come si legge nella già citata prefazione. È in questa distrazione languida e tangibile, nelle giornate estive di Grand Isle, prima, e nel colore di New Orleans dopo, che nasce il risveglio di Edna: ventotto anni, condannata al ruolo moglie e madre, gli unici consentiti a una donna della fine del secolo XIX, eppure sensibile al punto da desiderare di scardinare il suo destino. C’è un innamoramento fuori dal matrimonio, ma c’è soprattutto un risveglio, quello citato dal titolo, innescato dalla musica, dall’arte e dalla natura. Quella di Edna diventa una ricerca continua di spazio per la libertà, fino a che sarà il mare a concedergliela una volta per tutte e solo per sua scelta. Il risveglio fu accolto con sdegno generale, persino da una giovane Willa Cather, acuta scrittrice statunitense, che nel suo articolo del luglio 1899 in The Pittsburgh Leader, definì Edna stereotipo di una certa classe di donne che pretendono più storie d’amore di quelle possibili nell’arco di una vita e si augura, in chiusura di articolo, che Chopin adoperi il suo stile «iridescente» per sostenere cause migliori.

Non è certo immediato in questo momento storico riconoscersi in un’annoiata donna benestante della fine del XIX secolo, ma è per questo che non ci si ferma a una lettura superficiale. Edna Pontellier è ancora oggi una donna moderna. Una sposa giovane, come costume dell’epoca, che rifiuta la prigionia del matrimonio e del ruolo di appendice dell’uomo di casa e che si prende cura dei proprio desideri, intesi sia come aspirazioni che come pulsioni sessuali. La protagonista, infatti, bramerà le attenzioni del giovane Robert Lebrun prima, e di un vanesio conoscente più tardi, Alcée Arobin, ma più di tutto Edna desidera scoprire sé stessa e la sua identità al di fuori del matrimonio. Di fatto le velleità di questa donna si affiancano ai temi centrali della prima ondata di femminismo, impegnato a rivendicare la libertà delle donne di uscire di casa, votare, insomma di avere la parità dei diritti in ambito legale, educativo, politico e lavorativo. Edna non cerca solo una nuova relazione, il suo obiettivo è la libertà. In nome di questa libertà Edna rinuncia alla lussuosa casa di New Orleans, riprende a dipingere conquistando un’indipendenza economica come artista e di lei Chopin scrive: «Aveva la sensazione di essere scesa nella scala sociale, ma al tempo stesso di essersi elevata nella sfera spirituale. Ogni passo compiuto per liberarsi degli obblighi aumentava la sua forza e la sua crescita come persona. Cominciò a guardare coi propri occhi; a vedere e comprendere le sotterranee, profonde correnti della vita […]».
Edna aspira alla pienezza delle giornate, alla realizzazione personale, anche attraverso le amicizie femminili e l’arte; la sua è la precisa volontà di vivere una vita che non si riduca solo all’accudimento dei figli.
Madame Pontellier non era una madre-donna. […] Facile riconoscerle, accorrevano svolazzando con ali protettive ogniqualvolta un pericolo, reale o immaginario, minacciava la loro preziosa nidiata. Erano donne che idolatravano i loro figli, veneravano i mariti, e consideravano un loro sacrosanto privilegio annullarsi come individui facendosi crescere ali da soccorritori.
e ancora
Edna Pontellier stava cominciando a comprendere il suo posto nell’universo come essere umano, e a riconoscere i suoi legami come individuo con il mondo dentro e intorno a lei.
Il marito reagisce come il sistema patriarcale suggerisce: si rivolge a un medico che convinca la moglie a rientrare nei ranghi e ritornare docile, si prodiga per salvare le apparenze quando Edna va via di casa, la definirà semplicemente «sopraffatta di sonno e stanchezza» quando la riterrà più irragionevole del solito. Quando una donna non obbedisce il passo successivo è tirare in ballo la sua presunta pazzia.
Per le lettrici e i lettori del tempo deve essere stato uno scandalo di enorme portata fare la conoscenza di questo personaggio ed ebbe enormi conseguenze sulla carriera di Kate Chopin.

Kate Chopin, nata Katherine O’Flaherty, è stata una scrittrice e traduttrice, originaria della Louisiana, terra di cui ha scritto praticamente per tutta la vita, è ritornata alla ribalta negli anni ’70 del novecento dopo settant’anni di oblio inflitto dal mondo editoriale. Chopin ha sempre scritto di donne alla ricerca della loro identità, talmente impegnate nella loro indipendenza da scandalizzare la società dell’epoca. Per il lavoro fatto con le sue protagoniste, Chopin è diventata una delle precorritrici della letteratura modernista e della narrativa femminista statunitense, ma la sua scrittura, radicata nel sud, omaggio anche alle sue origini creole, ha anticipato e ispirato altra letteratura che è venuta dopo, incluso Eudora Welty, Flannery O’Connor e William Faulkner. Quella di Chopin è la tipica storia della scrittrice ampiamente sottovalutata e dimenticata in fretta.
La fotografia che i suoi scritti hanno restituito della condizione femminile della sua epoca è precisa e complessa: donne intrappolate in una società patriarcale opprimente, a cui era impedito di prendersi cura della propria identità al di fuori della famiglia, donne per le quali il matrimonio è una prigionia che reprime sessualità e desiderio. La solitudine è profonda e richiama quella dell’autrice, giovane vedova con sei figli a carico, sempre in lotta per la sopravvivenza economica.
Si può dire che “Il risveglio” sia stato l’apice della carriera di Chopin, ma anche il romanzo che di fatto l’ha conclusa. Dopo le polemiche sulla sua Edna, Chopin non scriverà più e finirà nell’oblio. La prima edizione del romanzo è del 1899, la seconda arriverà solo nel 1964.
In risposta alle feroci critiche ricevute dal suo romanzo, Chopin scriverà di suo pugno sulla rivista Book News nel luglio 1899
Avendo un gruppo di personaggi a mia disposizione, ho pensato che sarebbe potuto essere interessante e divertente (per me) metterli insieme e vedere cosa sarebbe successo. Non avrei mai immaginato che Madame Pontellier avrebbe creato tanto scompiglio […]. Se avessi avuto il più piccolo sospetto di ciò l’avrei esclusa dalla compagnia. Ma quando ho scoperto ciò di cui era capace, la storia era già completa per metà ed era troppo tardi.
In un’analisi del romanzo di qualche anno fa, il premio Pulitzer Barbara Kingsolver scrive che il fulcro de “Il risveglio” è la passione femminile, ma all’epoca della pubblicazione, e forse anche adesso, un fuoco interiore che si accende in una donna non è ritenuto abbastanza rilevante per la narrativa. Eppure è quel fuoco che riporta in vita la distratta Edna, è la musica a riaccenderla, è la pittura a liberarla, anche se solo temporaneamente, fino a quando è ancora lei, protagonista della sua vita, a scegliere il suo finale. Claire Vale Watkins sul NyTimes scrive che “Il risveglio” è il primo caso della narrativa in cui il piacere femminile diventa una strada percorribile per la liberazione.
Infine, in un’altra analisi apparsa su The Paris Review, la scrittrice statunitense Carmen Maria Machado cita un’altra opera di Chopin, il racconto “The story of an hour” apparso su Vogue il 6 dicembre del 1894, che anticipa i temi de “Il risveglio” con arguzia. La protagonista è Mrs. Mallard, una donna dalla salute precaria e frequenti problemi cardiaci, che riceve la notizia improvvisa della morte del marito in un incidente ferroviario. Alla disperazione immediata segue la consapevolezza: è finalmente libera dal matrimonio.
«Free! Body and soul free! she kept whispering.»
Sarà quella la sua ora più felice, interrotta dal ritorno del marito che non era su quel treno.
Mrs Mallard muore sul colpo, i dottori diranno che è stata colpa del cuore malandato che non ha retto la gioia improvvisa.