Vengono da Biarritz, una località turistica francese dell’Aquitania, affacciata sull’Atlantico e a pochi chilometri dalla Spagna e si chiamano La Femme. Le influenze di questa giovane band gallica sono tante e molteplici. Immaginate di condensare in un unico lavoro ogni singolo elemento che tende a caratterizzare lo stereotipo musicale francese, più qualche riferimento proveniente dalla surf music americana degli anni Cinquanta, dalla cultura elettronica tedesca degli anni Ottanta e poi aggiungete anche un pizzico di punk inglese ed avrete Psycho Tropical Berlin.
In realtà questi caratteri vengono amalgamati insieme più per gusto parodistico che con l’intenzione di riavvicinarsi ad epoche ormai andate, ma l’effetto è comunque lo si voglia vedere, ben riuscito. Tra bianchi e neri iridescenti che riflettono la voce perlata di Clémence Quélennec, i La Femme appartengono ad una dimensione allucinogena, in cui si alternano ritmi veloci, scanditi da campionamenti e distorsioni, alla dolce poesia della langue française.
Quelle di Psycho Tropical Berlin sono texture sfocate di lontane giornate al mare, racconti al neon che esplodono tra le note di Sur La Planche, motivetto accattivante e tormentone alienante in cui parole e musica trovano il connubio perfetto tra risvolti synth e sunshine pop. La lingua si fa invece vera protagonista nella scanditissima It’s Time To Wake Up (2023), accompagnata da un sound che è più intenso nelle sue sfumature orientali e che nella sua attitudine rallentata trova le risposte che cerca.
Ma saltare indietro nel tempo, come in un viaggio a ritroso, diventa ancor più semplice con Nous Etions Deux, una delle perle rare di questo disco d’esordio che si gusta dall’inizio alla fine. Una voce profonda, ma sussurrata, come quella di un Serge Gainsbourg redivivo che danza mollemente tra cascate di bollicine e vin rouge, tiene in piedi questa visione onirica dai contorni sixties e sembra ripetersi ancora in Hypsoline a cui si aggiunge una Jane Birkin dalle gambe lunghe e affusolate che con sguardo fisso sul pubblico si porta il microfono sempre più vicino alle labbra.
Gesti languidi e parole turgide continuano a ripetersi anche in tracce dall’attrazione più teutonica, come in Si Un Jour, che scandisce e velocizza il battito del cuore. Ci sono filles che hanno sempre desiderato essere garçons, indossare pantaloni e aspirare il fumo dei propri baccani mentali sotto folti moustache: attraverso le storie di queste giovani viziate modaiole del 2013 si nascondono volti androgini, pettinature e sguardi tristi che ricordano quelli delle vere eroine di Francia. Ma non è che pura imitazione.
Ci sono certi miti che non possono tramontare, come quello per gli States, che nella produzione dei La Femme non è mai messo in secondo piano. Psycho Tropical Berlin, traccia dopo traccia, a partire da Antitaxi si gusta come fosse la colonna sonora di un film di Tarantino. Welcome America con quell’accento inconfondibile sull’ultima sillaba di parola è proprio sintesi di quella pop culture europea che fa il verso a quella dei cugini oltre l’Oceano.
I chiaroscuri e i riverberi fanno quasi tremare in questo disco, dettagli che si colgono ad occhio nudo e che sembrano stati ideati con accurata perfezione. Forse è tutto lasciato al caso o forse no, è difficile dire cosa sia voluto e cosa, invece, sia nato spontaneamente in Psycho Tropical Berlin. I La Femme fanno l’occhiolino a più estensioni sonore, si caratterizzano per una personalità marcata, differenziandosi da altri gruppi in lingua francese. Lasciatevi andare, inebriati dal sapore vintage per la musica, con Psycho Tropical Berlin, vi sorprenderà!