Ci vorrebbe un Chronicles di venti volumi per raccontare Bob Dylan. E comunque lui lo butterebbe in cantina. Qui affrontiamo una sola canzone. Che poi è uno dei suoi capolavori, Like a Rolling Stone. Con quelle due parole che sono fuoco.
Negli anni venti nel Mississipi si cantava un vecchio blues, detto Catfish Blues. Il primo a registrarlo fu Robert Petway nel 1941. A quei tempi i canti americani del sud (spesso di origine nigger) passavano di bocca in bocca e di chitarra in chitarra, per questo non c’è da stupirsi se poi finivano per cambiare parole da una bocca all’altra. I cantautori erano viaggiatori, autentici hobo d’America. Il testo del blues è una specie di invocazione, si ripetono parole come Lord o Mama, si gioca tutto su quel cantato particolare alla ‘Play ‘em man, play ‘em a long time.
Qualche anno dopo, alle porte dei Cinquanta, Muddy Waters riprende la vecchia ballata blues e la incide con il nuovo titolo di Rollin’ Stone. È la prima volta che in America si fa strada la strana espressione della pietra che rotola. Il testo di Muddy diventa: ”Well, my mother told my father / just before hmmm, I was born / I got a boy child’s comin / He’s gonna be, he’s gonna be a rollin stone”.
Sempre in quegli anni, nel 1949, Hank Williams rilascia una famosa versione di Lost Highway (di Leon Payne). L’attacco è questo: ”I’m a rolling stone, all alone and lost / For a life of sin, I have paid the cost”. Bob Dylan canterà la ballata di Williams, verrà immortalato dalla telecamera di Pennebaker, tirerà fuori la sua Like a Rolling Stones – ed è anche merito suo se quelle due parole – rolling-stones – diventano un umore, un modo di sentirsi, un’invocazione.
Like a Rolling Stones sarà l’attacco di Highway 61 Revisited.
La Highway 61 è una strada che taglia l’America dal Minnesota fino a Sud nel Mississipi: è interessante notare come la Highway arrivi fin dentro la terra dove si cantava originariamente il Catfish Blues (dal Minnesota, Duluth, viene Bob Dylan). Dicono che sia la strada imboccata dagli abitanti del Mississipi per cercare fortuna e portare la loro musica altrove. Detta anche la strada del blues, a un certo punto del cammino puoi incrociare un cartello che racconta la rivalità con l’altra grande strada dell’utopia americana, la Route 66. La musica, la letteratura, canti e poesia, il cammino da una costa all’altra.
Highway 61 Revisited viene pubblicato nel 1965, uno dei periodi più creativi di Bob Dylan: a quei tempi stava anche scrivendo un libro, che uscirà poi col titolo di Tarantula, non rinunciando alla poesia come ribadirà in un’intervista al New Yorker del ’64.
È difficile essere liberi in una canzone, e metterci dentro tutto quanto. Le canzoni sono così limitanti. […] Una canzone deve avere una forma che si adatti alla struttura musicale. Puoi storcere parole e metrica quanto vuoi, ma in qualche modo devono essere adattate. Sono riuscito a ottenere una maggiore libertà nelle canzoni che scrivo, ma sento di essere ancora limitato. È per questo che scrivo un sacco di poesie, se vogliamo definirle così. La poesia si crea da sé la propria forma.
Parte di quelle pagine diventeranno il testo di Like a Rolling Stone: ”mi ritrovai a scrivere questo lungo getto di vomito di venti pagine, da cui presi Like A Rolling Stone”, racconta rievocando quel periodo e la nascita di un pezzo di storia, il risentimento che provava diventa una canzone chiaroveggente, ”un pezzo ritmico su carta tutto incentrato sul mio odio e diretto a un fine onesto. Perciò non era odio, ma dire a qualcuno una cosa che non sapeva, dirgli che era fortunato. Rivincita, forse, è un termine più corretto”.
Dylan si mette al pianoforte con le venti pagine che ha scritto, e di getto qualcosa si illumina nella testa ed esplode in un How does it feel. Il giorno delle registrazioni a New York piove: Mike Bloomfield viene invitato a suonare la chitarra, ed è pregato di non fare blues, Al Kooper suona l’organo. Nascono quei 6 minuti che scalano le classifiche, e infiammano gli umori e gli spiriti. Lo sfogo di Bob Dylan diventa una poderosa invettiva a cavallo tra folk e rock, fiumi di inchiostro e scatti di immagini si consumeranno sul passaggio dall’acustico all’elettrico. Al Newport Folk Festival del 1965 il pubblico resta letteralmente sconvolto: il profeta acustico si era portato appresso gli amplificatori per suonare con strumenti elettrici. Dopo due anni di partecipazione, di cui uno accompagnato da Joan Baez, deve essere stato divertente ritrovarsi uno Zimmerman rinnovato, accompagnato da Bloomfield.
Like a Rolling Stone segna il passaggio al suono rock. Dylan è criticato, Pete Segeer in testa, da quelli che più lo avevano adorato. Probabile che per Dylan quel momento abbia segnato una liberazione, da un ruolo, un’idea, una trappola. Mi avete intrappolato ad essere il cantore del folk; e ora vi faccio vedere, sembra urlare. Del resto, lo stesso disco contiene Ballad of a Thin Man che è un’altra canzone di protesta, un altro fuoco di Dylan. E lasciamolo suonare, come un Prometeo portatore di fuoco alla terra.
Nel libro lei parla con grande entusiasmo del penultimo cd di Dylan, Time Out of Mind mentre sorvola completamente sull’ultimo, Love and Theft . Non le piaciuto?