Fragili desideri, fragili desideri, fragili desideri
a volte indispensabili, a volte no.
Non ho fatto altro che pensare a questa canzone, Trafitto dei CCCP, mentre andavo avanti nella lettura della nuova creatura di Nicola H. Cosentino, appena uscita per Guanda, C’è molta speranza (ma nessuna per noi). È una bella canzone sicuramente più vecchia di Nicola, di H. e di me messi insieme che, comunque, siamo coetanei, quindi ci troviamo spesso su tutto. Lo dico dal suo esordio Vita e morte delle aragoste (Voland, 2017) che tempo fa è stato un incontro per me, ritrovarsi in qualcosa grazie a una voce amica. Anche stavolta, con qualche anno in più sulle spalle, pare sia successa la stessa cosa.
«Chiudi la porta. Il problema di chi?»
Ho chiuso la porta. «Nostro, di tutti. Mio. Pensarci così tanto non mi è servito a niente, non mi ha preparato a niente. E ora ho trentadue anni e sono troppo intriso di congetture sull’apocalisse per desiderare in maniera onesta, libera.»
Ho chiamato il suo ultimo libro “creatura” perché lo è, è un ibrido tra romanzo, ricerca, inchiesta, sfogo e speranza, aggiungo. Probabilmente, se lo avessi letto prima, avrebbe fatto da terzo in questo articolo, perché parla molto bene anche di case. Anzi, si parla di casa e di desiderio di casa. E di altro.
«Ti diranno tutti la stessa cosa, lo sai?»
«Che vogliono essere felici?»
«Che vogliono dimagrire.»
Aveva ragione, ma ormai.
È un’indagine: il personaggio H. prende il suo taccuino e, accompagnato dal registratore, come un antropologo, come un sociologo (e Nicola lo è, tra parentesi) e comincia a chiedere a persone vicine e lontane, conosciute o meno di esprimere un desiderio, uno soltanto, il primo che arriva in mente in preciso quel momento. Sono tanti i desideri espressi, dai più alti ai più terreni, a volte è anche difficile ricordarseli, come dice la mamma di H. (che poi è sempre la mamma di Nicola nel momento in cui la vita coincide col romanzo, e qui coincide spesso, bisogna essere bravi a farlo succedere): Una vuole tante di quelle cose che via via si scorda.
Il desiderio è un desiderio, appunto. Va definito, perché altrimenti sfugge dalle mani. Cosa può essere? Nicola H. cerca di definirlo per tutto il suo libro, chiedendosi se questi desideri tanto pensati, ambiti e poi forse, col tempo, rievocati siano la spinta verso qualcosa o l’ideale di qualcosa?
Se volessimo racchiudere C’è molta speranza (ma nessuna per noi) in una di quelle frasi meme che ci piacciono tanto, quelle frasi da social che noi millennial ormai usiamo quasi senza pensarci, vi direi che è un libro che fa ridere, ma anche riflettere. Ho sorriso tanto, leggendolo. Ho anche pianto, ma non vi dirò mai in che punto. A sorpresa ci ho ritrovato dentro anche “Emiglio il meglio”, il super robottone anni Novanta che io non ho mai avuto (desiderio non avverato), ma Nicola H. sì (e ci racconta che, alla fine, forse lo abbiamo idealizzato un po’ troppo questo robot). Poi ci ho trovato dentro anche il mio scrittore preferito, in incognito, ma penso e spero sia lui, questo scrittore ottantenne che qua parla solo per attimo e dà un consiglio al suo interlocutore, allo scrittore giovane:
«E allora H., fa’ una cosa: cestina quest’idea del libro con le domande e scrivi un romanzo in cui ci invertiamo, in cui io divento uno scrittore trentenne e tu diventi uno scrittore ottantenne, così realizzo il mio desiderio di tornare giovane e dimenticabile e tu quello di diventare vecchio ed eterno».
Questa cosa non si è più avverata perché Nicola H. non ha seguito il consiglio dello scrittore ottantenne, anche se dentro le pagine di C’è molta speranza (ma nessuna per noi) questo scrittore misterioso io l’ho ritrovato molto. Nicola H. è andato avanti, ha scritto tanto e ha scritto sempre, inglobando nella sua creatura ibrida, in questo libro di cui si parla sempre nello stesso momento in cui lo leggiamo, molti fatti, parole, persone della sua vita, momenti della sua vita e della vita un po’ di tutti, come in un viaggio, figurato e realissimo allo stesso tempo, che prima o poi facciamo tutti, e infatti eccoci qua. Nella vita molti desideri si avverano, altrettanti magari no, facciamocela andare bene così.