Il prossimo 20 maggio uscirà per Factory Flaws Camo il primo EP di Giungla aka Emanuela Drei già voce degli Heike Has The Giggles ed ex basso degli His Clancyness. In novembre ha debuttato al Bronson di Ravenna in apertura agli Unknown Mortal Orchestra e i suoi singoli, Cold e Sand, stanno facendo il giro del mondo su siti come Impose e Nylon. La sua musica è un mix di suoni ruvidi e sporchi, distorsioni ed effetti pop sognanti che la rendono catchy ma allo stesso tempo nostalgica. L’abbiamo intervistata dopo il concerto di sabato sera al Catomes Tôt di Reggio Emilia e ci ha parlato del suo EP, di Luigi Ghirri e di Bologna.
Grazie agli Heike Has The Giggles e His Clancyness ti conosciamo e seguiamo già da tempo, ma chi è Giungla e com’è nato il progetto?
Già con gli Heike i pezzi li scrivevo io ma era da un po’ che avevo in mente un progetto solista. A un certo punto mi sono detta che era arrivato il momento e ho stoppato le altre cose che avevo per dedicarmi soltanto a questo. Ho radunato qualche pedale e sono partita.
Infatti sul palco siete solo tu una chitarra, pedali e drum machine: è una scelta prettamente strategica e comoda?
L’idea è quella di fare di questo limite una forza, credo che quello che faccio sia sempre classificabile come rock e con altri componenti sarebbe risultato simile ai progetti precedenti. Volevo qualcosa che si potesse portare in giro comodamente e mettermi alla prova, solo qualche anno fa non avrei mai pensato che avrei potuto suonare da sola su un palco.
Com’è cambiato stare davanti al pubblico come Giungla rispetto agli HHTG e His Clancyness?
Subito fa strano perché ti senti tutti gli occhi addosso ma alla fine è bello perché si crea una sorta di tensione positiva.
Ho letto che Luigi Ghirri ti ha dato l’ispirazione per il nome. E’ un fotografo a cui siamo molto legati a Reggio Emilia e la sua presenza qui si sente un po’ ovunque. Com’è andata esattamente?
In realtà il nome l’ho trovato prima, è nato tutto se non in cameretta quasi. Le foto di Ghirri mi piacciono molto e pensando alla sua opera Atlante un giorno ho aperto per caso un atlante vero e proprio e mi sono messa a guardare le foto. L’idea era quella di trovare un nome che trasmettesse un’attitudine disordinata ma naturale e positiva. Un’idea di libertà. Anche Ghirri è riuscito a fare di un limite la sua forza perché pur rimanendo sempre in questa zona è riuscito a fare cose molto diverse.
La tua musica va a riempire quel gap di alternative-pop femminile di cui in Italia si sente un po’ la mancanza a differenza di altri paesi che hanno personaggi come St Vincent, Grimes, Bat For Lashes ecc…How Do You Do It è una cover di Emperess Of ma i tuoi testi sono sia in inglese che in italiano e il tuo progetto infatti ha un respiro internazionale. Quali sono le tue ispirazioni e che direzione vorresti dare a Giungla?
Come ispirazioni citerei appunto Grimes poi i Warpaint e i Chromatics soprattutto. Mi piace molto una cantante francese, Christine and the Queens, i The Internet che hanno suonato anche di recente al Covo a Bologna e le Ibeyi. Di queste ultime ammiro il fatto che abbiano alcuni pezzi in inglese e altri nella loro lingua e suonano a livello internazionale. Anche nei miei pezzi non mi sembra si senta tanto lo stacco tra quelli in inglese e quelli in italiano e mi piacerebbe raggiungere lo stesso obiettivo.
L’EP Camo uscirà tra pochissimo e il singolo Sand che lo ha anticipato è abbastanza diverso da Cold, l’altro brano uscito qualche mese fa. Ci racconti qualcosa?
Sì, l’EP uscirà il 20 maggio mentre il nuovo singolo martedì 19 aprile. I due pezzi usciti finora sono completamente diversi. Quando ho scritto Sand c’era ancora l’idea di portarlo in giro con una band ma poi ho deciso di inserirlo comunque nell’EP perché alla fine ho pensato che se le cose funzionano, anche se erano state pensate diversamente, non bisogna necessariamente cambiarle. Cold invece è il primo pezzo che ho registrato da sola. Rappresentano un po’ i due estremi che ritorneranno anche nelle altre cose che ho in mente. Sono sfumature della stessa cosa.
Camo esce sotto un’etichetta nuovissima che è Factory Flaws. Entrambe un esordio quindi; come mai questa scelta e come ti sei trovata?
Tra Cold e Sand è passato tempo e da molti mi sentivo dire “come mai un EP?” “perché non un album?”. Con Factory Flaws mi sono subito trovata bene perché hanno le idee chiare su cosa vogliono e abbiamo visioni simili. Poi sono molto contenta perché finalmente avrò un vinile!
Federico Dragogna dei Ministri ha prodotto l’EP spostando un po’ il tuo asse musicale rispetto a Bologna dove hai suonato in questi ultimi anni. Quando si pensa alla musica proveniente da un paese come Bologna o Reggio Emilia si ha sempre l’impressione del “fatto in casa”, tra musicisti si collabora molto, si sperimenta, ci si mischia. Com’è stato per te crescere musicalmente a Bologna?
Beh con gli Heike Has The Giggles ero ancora in provincia quindi mi sono sentita un po’ fuori dalla realtà vera e propria di Bologna. Tutto è iniziato con His Clancyness e lì dopo un po’ nasce spontaneamente perché con le altre band ci si vede ai concerti, ci si beve una birra insieme, si parla e quando si ha bisogno di strumenti o altro ci si aiuta. Da lì ho iniziato davvero a crescere e ha capire certe dinamiche.
Rimanendo su Bologna le tue foto sono tutte di Giulia Mazza. Parlaci un po’ di questa collaborazione.
Giulia è la prima persona a cui ho pensato per seguirmi in questo progetto. Lei è veramente bravissima ed è stata ancora più brava a capire quale fosse il mood e l’impronta che volevo dare. E’ riuscita a non nascondermi evitando però primi piani o inquadrature dove non mi sentissi io. Ha reso l’idea di movimento e di quella libertà di cui ti parlavo prima.
Come prima data solista hai aperto per gli Unknown Mortal Orchestra e in generale sia adesso che in passato hai suonato tantissimo anche su palchi importanti. C’è un festival o un luogo in particolare dove ti piacerebbe suonare?
Rimanendo in Italia e a quest’anno mi piacerebbe suonare all’I-Day perché ci passano molte band interessanti come Shura ad esempio. Se si pensa all’estero allora l’elenco è veramente infinito perché ci sono davvero tantissimi festival dove mi piacerebbe suonare.