Recensioni

Phosphorescent – Muchacho

Ha una delle copertine più belle del 2013 “Muchacho“, il nuovo album dei Phosphorescent, al secolo la band del cantautore Matthew Houck, e i riferimenti country rock sono quelli elegantissimi dei Wilco, o di Wild Oldham, con aperture che tentano d’imitare il Bon Iver intimista che grida inni al cielo (ma senza la voce), e convince solo fino ad un certo momento, nonostante quella copertina. Anche perché è un genere difficile, bisogna avere alcune qualità fondamentali per non diventare noiosi: la melodia dei Wilco per esempio, o la voce di Justin Vernon, un afflato orchestrale dietro, la potenza dei testi. Per Phosphorescent non ci siamo ancora.

Terror in the Canyons lo dimostra. Anche se quella Song for Zula – che poi è il singolo – ha qualcosa da dire, e nonostante le terribili aspettative dopo Here’s to taking it easy, e i voti alti della critica americana, resta un prodotto bello ma leggermente annoiato nel suo genere. Poca chitarra, come si usa oggi nel folk rock, piuttosto di accompagnamento che di base ritmica; molti cori, come quelli che aprono A Charm / A Blade, e occhieggi paraculi a ciò che del folk rock va bene. Ma non basta per scrivere un capolavoro. Molto country, quel country che è nato per chitarra (ditelo a Woody Guthrie, a Bob Dylan), e che oggi si rinnova a pianoforte, ma un pianoforte blando. Un pianoforte che nel genere per esempio ha saputo usare la Cat Power di “The Greatest” e pochi altri, ma che ha bisogno della genialata melodica sennò resta fine a se stesso e ti annoia.

Il minimal folk è così: voce, melodia, parole. Se non becchi queste tre direzioni non c’è niente che ti conquisti.

Dead Oceans, 2013

Tracklist:

  1. Sun, Arise! (An Invocation, An Introduction)
  2. Song for Zula
  3. Ride On/Right On
  4. Terror in the Canyons (The Wounded Master)
  5. A Charm/ A Blade
  6. Muchacho’s Tune
  7. A New Anhedonia
  8. The Quotidian Beasts
  9. Down to Go
  10. Sun’s Arising (A Koan, An Exit)
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