Ci incontravamo
e ridevamo,
ci scambiavamo sussurri
e tazze di tè.
Non stavamo gioendo
Preparavamo solo il dolore nei ricordi.
– Haidar al-Ghazali, 28/04/2024
Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza è la raccolta di poesie edita da Fazi Editore, che propone una selezione di versi di dieci autori palestinesi. Due di loro sono morti sotto i bombardamenti israeliani nel 2023: Heba Abu Nada uccisa a ottobre, Refaat Alareer a dicembre. A volte le poesie non hanno un titolo, solamente date che tengono traccia del tempo. Versi come filari di memorie da non lasciar disperdere.
Perché le parole riecheggino, martedì 27 maggio a La Cantinella di Salerno si terrà un reading dalla raccolta Poesie da Gaza. Una serata di letture, con gli interventi dei curatori Mario Soldaini e Leonardo Tosti, di Maissa Hassan del Centro Culturale Handala Hali di Napoli, e Serena Talento a moderare. Il libro è anche un’iniziativa di solidarietà per la popolazione palestinese: per ogni copia venduta, 5 euro vanno a Emergency per le attività nella Striscia di Gaza.

Anche nei tempi bui si canterà? anche si canterà, dei tempi bui; scriveva Bertolt Brecht. La poesia può essere canto di resistenza, un tentativo di riafferrarsi al quotidiano quando il senso dei giorni viene meno sfilacciato dall’orrore. Come in Memoria per l’oblio il poeta Mahmud Darwish si aggrappava al caffè con un disperato atto di protesta alle bombe, la nuova generazione di poeti palestinesi incide sul diario dei giorni le proprie parole, perché se ne tenga traccia.
I poeti nella raccolta sono Hend Joudah, Ni’ma Hassan, Yousef Elqedra, Ali Abukhattab, Dareen Tatour, Marwan Makhoul, Yahya Ashour, Heba Abu Nada, Haidar al-Ghazali e Refaat Alareer. Le traduzioni sono di Nabil Bey Salameh (dall’arabo), di Ginevra Bompiani e Enrico Terrinoni (dall’inglese). Nella prefazione Ilan Pappé si interroga sullo scrivere poesia durante un genocidio; a fondo pagina ci sono due interventi firmati dalla scrittrice Susan Abulhawa e il giornalista Chris Hedges.
«Come compositore e musicista, ho percepito nei versi originali una musica profonda, un ritmo che dialoga con il respiro della terra e il battito dei cuori. Ho cercato, in queste traduzioni, di preservare non solo il significato, ma anche l’armonia e il flusso sonoro che rendono unica la poesia palestinese» – scrive nella nota Nabil Bey Salameh.