Sottoterra è il romanzo d’esordio di Fabio Ferrari. Il libro è pubblicato da 8tto edizioni, casa editrice molto vivace, ed è ambientato in un paese, Lorino, collocato a metà tra l’Emilia Romagna e il sogno. Il protagonista del libro, Remo, spunta quasi dal nulla trascinando il suo trolley sbilenco quasi fosse uno dei protagonisti de La strada di McCharty.
Il romanzo parte puntando la luce su un personaggio dal passato oscuro, che si confonde tra continui sogni lucidi. Remo da forestiero dovrà integrarsi con la popolazione di Lorino, abituata ad avere a che fare solo con i lavoratori stagionali che accorrono in paese per i raccolti, al di fuori di queste presenze le famiglie del paese si conoscono tutte e questa conoscenza finisce per essere il cardine attorno al quale si sviluppano dinamiche che affondano le radici fino alla Seconda Guerra Mondiale.
“…a me la gente infastidisce quasi sempre, e negli altri casi mi annoia, trovo interessanti i romanzi, mi hanno insegnato tante cose…”
Il libro di Ferrari indaga un sopra e un sotto. Il mondo emerso e quello sommerso che è sia un luogo fisico che morale. Impossibile non correre con la mente al racconto di Francis Scott-Fitzgerald “Il diamante grande come il Ritz” in cui sotto una collina si celava un tesoro dalle dimensioni spropositate. Sulla stessa falsariga del celeberrimo racconto Fabio Ferrari conduce i suoi personaggi in lunghe gallerie dove si celano segreti solo accennati a mezza bocca. Una sorta di segreto di Pulcinella che muove i destini del paese da più di cinquant’anni. Attorno a questa ricerca si dissiperanno vite, amori e amicizie, fino a consumarsi delitti efferati.
“Le piante non c’han sangue, non c’hanno desiderio e paura. Sono i cristiani a esser tutti avvelenati e non si torna indietro, perché il veleno ce l’abbiamo seminato noi. Ormai bisogna solo aspettar che la palude ci mangia tutti fino all’ultimo. Ma la terra non c’ha fretta, lo fa uno o due alla volta, come ha fatto con Paolo”
Le colpe dei padri ricadono sui figli, si sa, e nel romanzo Remo si trova ad avere a che fare con questioni in sospeso da decenni. Serve l’arrivo di uno straniero per rompere questo equilibrio tossico e rimettere in moto la storia e le storie. Il romanzo di Ferrari attraversa sia il giallo che la narrativa più intimista. Un uomo che deve fare i conti con un lutto da elaborare e che a sua volta aiuta il prossimo che si frappone sul suo cammino a elaborare i il suo lutto.
I personaggi attraversano accadimenti del secondo novecento come la cattura e la fucilazione del Duce e le leggende che si affastellano, sempre più folte e sempre più vaghe sul suo presunto tesoro sepolto chi sa dove. Non a caso i territori dove si ambienta il romanzo sono quelli delle bonifiche fasciste, gli stessi dove si muoveva l’Agnese di Renata Viganò. Proprio la ricerca di questo tesoro sarà il pomo della discordia sul quale si fonderà la vita di un paese bloccato dai suoi fantasmi. I fantasmi, diversamente dalle paludi non sono mai stati bonificati. Metafora di uno stato in qualche modo bloccato nella stessa dinamica. Fare i conti col proprio passato e affrontare quelle stanze buie che sono sia fisiche che intime sarà l’unica strada percorribile per tutti i protagonisti di questa storia.