Possibile che i Tame Impala ci stiano prendendo per i fondelli? Una domanda che mi frulla in testa da qualche tempo e alla quale non so dare risposta certa. Fatto sta che il nuovo album è alle porte e i tre singoli gentilmente fornitici sono l’apocalisse dei sensi.
Se state cercando di mischiare le carte in tavola smettetela, ci siete già riusciti.
Il primo singolo, Let It Happen, esce a ridosso delle idi di marzo ed è veramente una pugnalata. Una di quelle buone, per intenderci. La svolta elettronica (minacciata da Parker in diverse interviste) sembra esserci sul serio. Synth aggressivo, un lungo intermezzo in loop, un po’ di vocecoder (ché i Daft Punk piacciono a tutti): traccia intorno agli 8 minuti. I più passionali gridano al concept album super ambient et cetera et cetera. Gli agnostici aspettano pazientemente il secondo singolo, convinti che è tutto un gomblotto e che sarà il solito psych-pop (che tra l’altro mica male, eh).
I primi di aprile è il turno di ‘Cause I’m A Man. 4 minuti per riscoprire un po’ di nostalgia griffata The Wall, tra slide e riprese a squarciagola. E allora il disco diventa una spedizione speleologica tra le macerie degli anni ’70. Non si discute.
Pochi giorni fa esce l’ultimo singolo Disciples, che sembra un pezzo dei Beach Boys ibridato con Kavinsky. Un minuto e quarantotto secondi per uccidere ogni residua certezza.
Se a gennaio mi avessero detto che i Tame Impala avevano intenzione di sfornare tre singoli in tre mesi avrei quasi storto il naso e detto che l’album era bello che svelato.
Invece non ci ho capito un maledetto nulla.
Intanto dall’iTunes giapponese trapelano news ufficiose sulla data di uscita, che sarebbe attesa per il 18 luglio. Ah, c’è anche la tracklist.
- Let It Happen
- Nangs
- The Moment
- Yes I’m Changing
- Eventually
- Gossip
- The Less I Know The Better
- Past Life
- Disciples
- Cause I’m A Man
- Reality In Motion
- Love/Paranoia
- New Person, Same Old Mistakes