C’è un’onda lunga che trova la sua origine nel caldo losangelino e che sta segnando una piccola rivoluzione musicale, in cui l’immenso mare della musica degli anni ’70 viene continuamente alimentato dalle frizzanti correnti sotterranee della nuova black culture. Lontano da categorizzazioni che fanno riferimento al passato, questi nuovi esponenti della musica rappresentano qualcosa di davvero originale. Non sono i nuovi Marvin Gaye, non sono i nuovi Prince, non sono i nuovi Sly & the Family Stone. Non sono il nuovo nessuno ma rappresentano semplicemente la voglia di percorrere un tracciato appena solcato nel terreno, che accosta la musica rap al funky e al jazz suonato con strumenti musicali veri e propri e che diventano sample sempre diversi che lasciano larghi spazi all’improvvisazione su cui lasciar andare il proprio flow. Un rap aperto al soul e che rappresenta un inno alla tradizione black, in cui la sezione ritmica segna il richiamo tribale a un modo di fare musica di vecchia scuola e in cui le ovattate sezioni armoniche contrappuntate dall’elettronica sanciscono il matrimonio finalmente celebrato tra molte declinazioni differenti della musica che tendevano a rimanere incasellate in reparti ben distinti.
Questo bellissimo filone musicale, che trova i suoi antesignani nei The Roots, in Kendrick Lamar e che ha ora la sua punta di diamante in Anderson Paak, ha trovato un esponente di spicco nel collettivo che prende il nome di The Internet e che, dopo tre (riuscitissimi) tentativi, riesce, con la pubblicazione del 2018 Hive Mind, a trovare la sua cifra stilistica e a costruirsi un sound particolare e innovativo facendo tesoro di tutto ciò che il passato ha potuto dargli in termini di ispirazioni e partecipazioni vere e proprie. Forti della capacità di produrre beat e bassi elettronici imparata dal canadese Kaytranada, delle rime insegnate da Tyler The Creator, dalla sensibilità assimilata da Frank Ocean e colti i germogli delle capacità individuali dei singoli componenti che hanno, tra un disco e l’altro, intrapreso progetti solisti e tangenziali, Hive Mind è la perfetta realizzazione del progetto The Internet.
La crew The Internet nasce dal più interessante tentativo di collettivizzazione musicale degli anni ‘10 che risponde al nome di Odd Future o OFWGKTA. La Odd Future creata da Tyler, The Creator rispondeva alla necessità di dare uno spazio e delle possibilità a quegli artisti legati alla tradizione rap ma che volevano dar vita a una nuova declinazione della stessa, sganciata dalla convenzione e proiettata verso la novità. Una specie di pensiero laterale su beat che ha vantato (e vanta) tra le sue fila, oltre a Tyler, anche Frank Ocean e Earl Sweatshirt. Proprio dalla mente collettiva della Odd è stato possibile far venire alla luce dei capolavori del nostro tempo che sembrano essere riusciti a ridefinire totalmente un genere cristallizzato come il rap (si pensi a Flower Boy o a Channel Orange).
Tra le fila della Odd Future vi erano alcune giovani promesse musicali che hanno deciso di provare a unire le loro abilità, dichiarando morte all’ego (Ego Death, come si intitolava il terzo album dei The Internet) e provando a mettere loro stessi in un nuovo modo di fare rap legato alla tradizione, coerente con la moda del momento (l’R’n’B di Jorja Smith, il new-soul di Kelela) ma che declinasse tutto questo in una forma libera e spensierata grazie all’uso di strumenti musicali come la chitarra e il basso che permettono improvvisazioni e variazioni sul tema continui.
La storia del progetto è intrinsecamente legata alla bellezza della composizione musicale. Impossibile sganciare il feeling tra armonia e ritmo dall’idea tutta nuova della collettivizzazione della musica rap (un modo di sentire la musica come collante tra fratelli che è eredità dichiarata della musica jazz). Impossibile separare lo stile musicale così libero e innovativo dall’idea rivoluzionaria che soggiace al progetto Odd Future. Impossibile sganciare la musica del futuro della band losangelina da ciò che è venuto prima e che costituisce il convitato di pietra di tutti i loro album. Impossibile non pensare al tutto The internet senza considerare la storia delle parti che lo compongono, ovvero i membri del gruppo.
Infatti i The Internet avevano pubblicato finora tre album estremamente convincenti, il terzo era loro valso anche una nomination ai Grammy nella categoria Best Urban Contemporary Album. Nel momento in cui il successo della band era stato riconosciuto, alcuni componenti dei The Internet hanno deciso di intraprendere degli studi individuali in vista di una nuova collaborazione nell’immediato futuro. Esattamente il gioco del tutto-parte a cui si alludeva prima. La cantante Syd, enfant prodige del rap che a soli 26 anni sta cercando di crearsi uno spazio in un mondo musicalmente affollato, ha riscosso un discreto successo col suo Fin di matrice squisitamente R’n’B. Il geniale Steve Lacy ha prestato la sua chitarra a molti artisti del soul (tra cui Kali Uchis) e Matt Martians ha pubblicato da solista l’interessante The Drum Chord Theory.
Forti delle esperienze individuali, i membri dei The Internet sono tornati in studio nel 2018 per comporre di nuovo assieme e per piegare le abilità dei singoli a un progetto magistrale che fa spiccare la tecnica ma che fa sparire la singolarità all’interno di un sound corale, minuziosamente creato e di respiro ampissimo. Uno stile che si definisce programmaticamente a partire dalle prime due tracce dell’album. Il sound della band vive di due anime diverse che coesistono e che trovano la possibilità di definire il loro legame dal substrato da cui sorge la musica della band californiana, ovvero la musica black.
La traccia di apertura è in stile Hiatus Kaiyote, sembra aver fatto sua la lezione impartita dalla musica Jazz, con un basso preponderante che apre alla soave voce di Syd e con la batteria che, ricalcando il basso, crea un ritmo travolgente impreziosito dal flauto che definisce una traccia R’n’B lontana dagli standard ma, allo stesso modo, sensuale e trascinante. La seconda rivela la seconda anima dei The Internet che ne definisce lo spirito. Roll (Burbank Funk) è un pezzo in pieno stile club ferocemente influenzato dal bounce di Kaytranada e colorato da una sonorità anni ’70 ricca di echi e tastiere effettate. Il fil rouge è costituito dalla trascinante linea di basso di Patrick Paige II che riesce proprio a dar forma a quel ponte capace di collegare la riva della musica analogica con quella dell’elettronica.
Il disco prosegue con la chitarra di Lacy che, in Come Over, diventa protagonista indiscussa e il matrimonio tra analogico e digitale continua a celebrare delle nozze la cui festa vorremmo non finisse mai. Gli strumenti sono totalmente votati alla creazione di una musica che abbiamo sentito altre volte ma mai suonata senza essere campionata. Le possibilità aumentano esponenzialmente e i The Internet provano ad elaborarle tutte stoppando la musica, mandando su la traccia di un solo strumento, stoppando i bassi, riprendendo tutti assieme. Proprio come si fa su una consolle.
La Di Da è una traccia che sembra unire l’acid jazz degli Incognito a George Benson e apre alla ballata grazie al duetto vocale di Syd con la voce niente affatto banale di Lacy.
Stay The Night e It Gets Better (With Time) sono delle tracce à la Sade che ci fanno comprendere come la tradizione sia preponderante nella musica della band ma il rispetto dell’autorità non impedisce loro di stravolgerne lo stile rendendolo bizzarro, allegro, appariscente e sfrontato, come manifestato anche dallo stile dell’outfit dei componenti della band e dai membri della Odd Future (tra maglioni hipster e giubbetti catarifrangenti).
La traccia che meglio risponde a questo spirito innovatore e straniante rispetto alle convenzioni è sicuramente Bravo. Il pezzo scorre con facilità trainato dalla voce di Syd e, come sempre, dal basso elettrico ma in maniera apparentemente disarmonica rispetto alla batteria, altissima fino ad essere preponderante sulla voce, che impone un ritmo sempre uguale e “paranoico” che scompare solo quando viene inglobata dai bassi della loop station. La traccia appare strana eppure di facile ascolto all’interno di un album che celebra questa specie di “armonica anarchia” della musica. Bravo è probabilmente la traccia che dovreste fare sentire a chi vi chiede che tipo di musica fanno i The Internet.
La tradizione viene rivoltata anche in Next Time/Humble Pie in cui l’arte del beat boxing viene presa come base per costruire una traccia R’n’B grazie solo all’apporto della chitarra scanzonata di Lacy che riesce a dare un’atmosfera dolce a qualcosa di ruvido come il beatbox e che, invece, vede celebrata la sua durezza nella seconda parte del brano in cui le corde della chitarra di Lacy non vengono più suonate. La traccia, oltre a farci apprezzare il lavoro del chitarrista, esprime al meglio la voglia di giocare con la musica dei The Internet.
La chiusura dell’album è lasciata a tre tracce che sembrano voler chiudere il cerchio rielaborando tre generi diversi: la ballad romantica (Wanna Be), il pop (Beat Goes On) e l’R’n’B (Hold On). Lo sforzo maggiore è riservato a Beat Goes On che rilegge un pezzo di matrice pop con una batteria su di giri e un gran lavoro di tastiera su cui emerge la voce di Matthew Martin, per la prima e unica volta nell’album, voce solista. Il particolare timbro del tastierista crea un’atmosfera difficile da afferrare, se amalgamata al resto degli strumenti. Una voce che scompare assieme alla musica a metà canzone per poi risorgere dalle sue ceneri grazie alla sezione ritmica che, mai come in questo brano, sembra debitrice della coppia Thundercat-Flying Lotus. Il risultato è meraviglioso in quella che è una delle tracce più interessanti del disco.
Complessivamente Hive Mind risponde pienamente alla definizione di esperimento riuscito. È un esperimento perché è ricco di espedienti, di innovazioni che gridano alla rivoluzione musicale. È riuscito perché il risultato è un capolavoro che aspira a rifondare il genere. Ma l’aspetto che più di ogni altro contribuisce alla definizione di masterpiece è data dalla evidente gioia con cui il disco è stato composto e suonato. La musica torna a essere un gioco che, in quanto tale, necessita di una conoscenza profondissima delle regole per poter essere cambiato. Che i membri dei The Internet conoscano molto bene i canoni del gioco è evidente dall’assoluta maestria tecnica messa in campo in Hive Mind (nel caso in cui non fosse sufficiente riascoltare ciò che in passato i membri della band hanno messo su disco come collettivo o singolarmente). Per comprendere se sono stati in grado di riscrivere le regole del gioco, vi basta ascoltare Hive Mind ma, facendovi uno spoiler, vi diciamo che raramente sarete più felici di aver giocato una partita di Risiko pescando dal mazzo degli imprevisti.