La forza delle parole di Luca “Zulù” Persico abbiamo imparato a conoscerla negli anni. Alcune di quelle parole ci hanno emozionato perché davano senso alla nostra rabbia, alla nostra voglia di giustizia, abbiamo immediatamente compreso quell’odio mosso da amore. E ancora adesso, ogni volta che ripensiamo a quelle parole le sentiamo suonare nella nostra testa con la voce di Luca. Siamo cresciuti sapendo che finché potevamo andare a mettere un disco dei 99 Posse in certi momenti di sconforto, in certi momenti in cui le ingiustizie sembravano sovrastarci, avevamo sempre qualcuno con cui condividere quella frustrazione per trasformarla in un motivo di reazione, di lotta.
La musica dei 99 Posse non è mai stata neutra, per fortuna. La storia di questa band, seppure collocata nello spazio e nel tempo, rappresenta un unicum nel panorama musicale nazionale, e non soltanto per la cifra politica che ha espresso nella parte artistica (che pure è fondamentale) ma perché è stato (ed è) un gruppo di attivisti, di militanti, che hanno usato la musica come strumento di lotta e come contributo al tentativo di trasformazione della realtà. Abbiamo sempre sospettato che per comprendere a fondo il fenomeno 99 Posse, non basta ascoltare all’infinito la loro importante discografia, ma bisogna andare più a fondo per capirne origine ed essenza.

Vocazione Rivoluzionaria, l’autobiografia mai autorizzata di Luca Persico, a tutti noto come ‘O Zulù, è un concentrato perfettamente riuscito di quello che deve essere una narrazione autobiografica. Una straordinaria onestà e una sconfinata sincerità, ci permettono di entrare nelle pieghe più profonde e personali, di un viaggio che molti di noi hanno vissuto da sotto a un palco o qualche volta a seguito di camion in un corteo con a bordo un sound system mentre le loro note ci risuonavano intorno. Le caratteristiche che rendono interessante una autobiografia sono innanzitutto due: avere delle cose da raccontare e farlo con sincerità non tralasciando i lati oscuri. In questo libro ci sono entrambi gli aspetti, a cui se ne aggiunge un terzo, non trascurabile, vale a dire la capacità di scrittura, diretta, avvincente e accogliente.
Luca si racconta fin dalla nascita, dando senso e coscienza alle esperienze adolescenziali che poi diventano scelta e affermazione, schieramento e attivismo. La scoperta da giovanissimo del rock, quello duro, vicino al metallo, come istintiva collocazione fuori dagli schemi e d’altro canto la militanza da liceale in Democrazia Proletaria, preparano il terreno, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, al suo essere parte consapevole dell’esperienza della Pantera, delle occupazioni, dei centri sociali, di Officina 99 e dell’area dell’Autonomia Operaia. In quegli anni di grandi cambiamenti geopolitici Luca scopre anche la sua strada in campo musicale, folgorato sotto al palco dal brano Batti il tuo Tempo degli Onda Rossa Posse e in un senso diverso anche dalla visione del film Fa la cosa giusta di Spike Lee.
Non sarebbe giusto spoilerare gli aneddoti e le storie presenti nel libro perché sono parte di una vita in cui l’intreccio tra politica, musica (la sua e quella dei 99 Posse), scandisce una cronologia esistenziale fatta di momenti memorabili come l’incontro con Yasser Arafat o con il subcomandante Marcos in Chiapas, e riconoscimenti continui per la band, dal disco d’oro agli interminabili tour alternando grandi palchi a situazioni di sostegno ai compagni che ne richiedevano la presenza per obiettivi politici. In questo la band non si è mai risparmiata e sono i fatti che lo raccontano. Luca senza inutili veli, senza sconti e con grande forza racconta il periodo della dipendenza dalle droghe e i momenti di solitudine in cui si trova faccia a faccia con i suoi demoni, da cui però non si lascia mai sopraffare definitivamente, anzi nel tempo lotta e li sconfigge, anche grazie all’aiuto che riceve.

Il libro si divide in quattro parti e procede in modo cronologico con dei punti di svolta raccontati e sottolineati. Oltre quelli già citati va ricordato l’incontro e la collaborazione con Gabriele Salvatores che fresco di premio Oscar con il film Mediterraneo contatta a casa i 99 Posse facendo il numero di telefono segnato sul primo demo (una volta si diceva 45 giri), quello con Salario Garantito e Rafaniello, per chiedere alla band un brano per la colonna sonora di Sud, il film che aveva in lavorazione e questo capita proprio mentre sta nascendo Curre Curre Guagliò di cui il regista (e poco dopo tanta gente) si innamora immediatamente. Altri snodi più complessi come il G8 di Genova vengono rivissuti nella loro complessità e nelle conseguenze che hanno avuto.
Troverete aneddoti interessanti, spesso anche divertenti, dall’incontro con Pino Daniele a quelli con i tanti musicisti che hanno incrociato la loro strada, e anche con i tanti compagni e compagne con cui Luca e la band hanno condiviso una serata o pezzi di vita più lunghi. La bellezza della reunion dei 99 Posse dopo molti anni di pausa, la ricerca musicale di Luca con Al Mukawama o col progetto Zulù (penalizzato dal covid proprio quando aveva trovato la quadra) completano un percorso e aprono a una nuova fase esistenziale di Luca che si muove tra il palco con i 99 Posse, gli spettacoli teatrali e i reading, con cui sempre più si confronta, e la scrittura non solo di canzoni ma anche di un libro come questo che abbiamo raccontato e che scommettiamo non sarà un fatto episodico. Leggetelo questo libro, anche se non avete vissuto la stessa vita di Luca, troverete momenti o cose che vi appartengono, come può essere una tappa dell’Incredibile Opposizione Tour (sul palco con i Bisca) o la fierezza di essere stati a una manifestazione che ancora vi portate addosso, perché in fondo è anche grazie a loro, e a lui, se sappiamo riconoscere il senso più profondo di quell’odio mosso da amore che ci portiamo ancora appresso.