Comincia in un uggioso lunedì sera di fine ottobre il tour europeo delle Wet Leg, con due date sold out ormai da mesi alla leggendaria venue de l’Olympia di Parigi. Dopo settimane trascorse in lungo e in largo per gli Stati Uniti, ecco l’ormai quintetto inglese alla prova live nel vecchio continente. Riusciranno le nostre eroine a scrollarsi di dosso il pesante hype di frivolezza portato dall’ormai lontano successo di Chaise Longue, e a conquistare, anche nel live, quella credibilità che si sono già ampiamente guadagnate con il secondo album Moisturizer? Spoiler Alert: si, ci riusciranno benissimo.

L’apertura è affidata al duo franco-americano Faux Real, che tra coreografie e danze sincronizzate, ci catapulta in un universo electro-pop patinato, ma anche un po’ tamarro a dirla tutta, forse un po’ too much per il sottoscritto. Il pubblico, però, sembra apprezzare, soprattutto quando la performance si sposta letteralmente in mezzo alla platea, con i due che scendono a terminare il live tra la gente.
Un cambio palco piuttosto rapido, la bandiera palestinese sul palco e l’entrata delle Wet Leg immerse nel fumo a ritmo di Catch These Fists. Ci vorrà qualche minuto per rodare la macchina e prendere bene le misure, mi sento il più vecchio del locale (cit.) in mezzo a questa folla giovane e saltellante, eppure ogni tanto qualche faccia più matura la scorgo. Wet Dream conquista e fa decollare il live. Rhian Teasdale sprizza sensualità da tutti i pori, si dimena, si agita, con gli immancabili capelli scompigliati dal vento dei ventilatori sul palco che la rendono una sorta di Marilyn contemporanea, un po’ androgina, un po’ pin-up.
Curiosa la scelta di Hester Chambers che resterà in disparte nelle retrovie, forse proprio a mostrare che le Wet Leg non sono più soltanto un duo, ma un quintetto ben coeso con tutti i musicisti che reggono, nel live come su disco, l’impalcatura sonora di questi brani che sono tutti delle hit. Il suono è massiccio, i riff catchy e potenti alternano luccichii pop ad abrasioni post punk. La scaletta mostra una certa superiorità dei pezzi del nuovo disco rispetto a quelli dell’album precedente, tanto che quando intonano alla fine intoneranno Chaise Longue sembra di ascoltare un’altra band.
La prima parte del set è energia pura, con i brani sparati in faccia a schitarrate, i ritornelli da tormentone pop che si confondono con le scariche di adrenalina delle linee di basso e degli accordi nervosi. Seguirà una parte più lenta e dilatata dove a farla da padrone saranno le ballads che la band propone in un mix di trasognante sensualità (Davina Mccall e 11:20) che non si rivela mai banale.
Le Wet Leg si mostrano a tratti ancora un po’ acerbe nel loro modo di tenere il palco, un po’ come se non avessero ancora trovato la loro idea di performance definitiva, ma forse è proprio questo a far funzionare il tutto, a renderlo spontaneo e non costruito.
Si ritorna poi ai ritmi serrati, con la splendida Too Late Now a fare da transizione e il micidiale tuffo del passato di Angelica e Chaise Longue a chiudere il cerchio. Epico il finale con una rocambolesca CPR e con l’erotismo combattivo di Mangetout. Un live godibilissimo e sicuramente pronto per calcare i palchi dei festival estivi.

Setlist:
1. Catch these fists
2. Wet Dream
3. Oh No
4. Supermarket
5. Liquidize
6. Jennifer’s body
7. Being in Love
8. Pond song
9. Ur Mum
10. Don’t speak
11. Davina mccall
12. 11:21
13. Pillow talk
14. U and me at home
15. Too Late Now
16. Angelica
17. Chaise Longue
18. CPR
19. Mangetout