15 album che vi accompagneranno in viaggio

Il percorso che dovete affrontare per arrivare alla tanta agognata meta vacanziera è il primo passo verso quell’insperato briciolo di libertà che vi siete guadagnati. Qualunque sia il mezzo di trasporto e la predisposizione d’animo al momento dell’imbarco o delle quattordici ore d’auto che mancano alla spiaggia dei vostri sogni invernali, avrete sicuramente bisogno di trascorrere questi momenti in compagnia di qualche disco che non spolverate da un po’. Anche nel caso stiate tornando in città verso la quotidianità opprimente di sempre avete l’obbligo morale di munirvi di un paio di questi capolavori per scacciare la malinconia. Ce ne sarebbero stati tanti altri di cofanetti preziosi da portare con sé, ma non c’era abbastanza spazio e noi che siamo vecchia scuola non riusciamo mai a decidere se lasciare a casa i nostri amici o i cd. Questa volta abbiamo optato per il compromesso, scegliendo 15 album senza i quali i nostri viaggi non varrebbero la pena affrontare.

15. “Com’è profondo il mare” – Lucio Dalla (1977)

La canzone d’autore italiana deve tanto a Lucio Dalla e alla sua poetica del quotidiano capace di sdrammatizzare ogni situazione. Quando noi, che eravamo bambini negli anni Novanta, ascoltiamo il cantautore bolognese torniamo indietro nel tempo, seduti per terra nelle cucine delle nostre nonne mentre in tv o alla radio trasmettono Attenti al lupo. Nel 2016 non possiamo ballare e cantare come allora impugnando un cucchiaio pieno di salsa di pomodoro come se fosse un microfono, ma nessuno ci vieta di sgolarci su questo che è uno dei dischi più sinceri di sempre.

14. “In the Aeroplane over the Sea” – Neutral Milk Hotel (1998)

Questo tuffo nel 1998 ci permette di riscoprire un album molto diverso dagli altri presenti in questa lista. Onirico e stralunato, forse non capiremo mai cosa c’è di reale e cosa, invece, di illusorio nelle undici tracce di In the Aeroplane over the Sea, ma non dobbiamo preoccuparcene. La fantasia galoppa leggera rendendo il viaggio più piacevole e disteso, mentre i fiati appaiono nella nostra mente come stelle filanti e le chitarre si trasformano in fuochi d’artificio. Asciugate in fretta le lacrime prima che vi veda qualcuno.

13. “Nocturne” – Wild Nothing (2012)

Se siete passeggeri mettetevi comodi e chiudete gli occhi. Le dolci melodie di Jack Tatum & co. portano talmente lontano dal pianeta Terra che pare non ci siano motivi per ritornare. Spesso, però, il sogno è dietro l’angolo quando gli occhi sono ben aperti: scenari da fiaba che viaggiano al rallentatore sulle note di Paradise e di Only Heather e che in un modo o nell’altro sono stati messi lì proprio perché voi li vediate. Sguazzate nella bellezza dei colori e dei profumi del mondo finché il ritorno non busserà al vostro finestrino.

12. “Surrender” – The Chemical Brothers (1999)

La parola d’ordine per questo disco è S-C-A-T-E-N-A-T-E-R-S-I. Lasciate in ufficio tutte quelle scartoffie che consultate durante l’anno preoccupati della burocrazia che sta intorno a voi e che pian piano cerca di divorarvi. In alternativa avremmo potuto consigliarvi anche un altro album dei Chemical Brothers, We are the Night, ma lanciando la monetina Surrender ha avuto la meglio. Tenete buoni i consigli, possono servire entrambi a cacciare via le vostre frustrazioni, diventando così zen che non avrete neanche più voglia di maledire i vostri superiori.

11. “Ingresso libero” – Rino Gaetano (1974)

Macinando chilometri immersi tra oliveti e campi di grano, nei caldi pomeriggi d’agosto le cicale friniscono noncuranti della calura sempre più opprimente. La prima e più onesta creatura di Rino Gaetano è la compagna ideale di queste giornate al volante, in treno, in bicicletta o in carriola (il mezzo di trasporto lo decidete voi) perché ha il potere di rinfrescare la mente e di scaldare i cuori spezzati. Siete liberi di cantare incazzati anche se la felicità dell’arrivo vi sta consumando.

10. “Violent Femmes” – Violent Femmes (1983)

Tutta l’energia di Gordon Gano e di Brian Ritchie poco più che ventenni si può sintetizzare in questa pietra miliare del rock. La spensieratezza dei buskers di Milwaukee arriva direttamente sulle nostre strade che si srotolano come una matassa nel bel mezzo di Blister in the Sun. Questi ritmi che oscillano tra il folk, il punk e il blues sono diventati un inno generazionale duro a morire anche oggi, meglio se di fronte a una scogliera e agli spruzzi del mare in tempesta.

9. “Blonde on Blonde” – Bob Dylan (1966)

Blonde on Blonde arriva direttamente dal 1966 , ma noi non l’abbiamo scelto per ricordare questi primi cinquant’anni di onorata carriera. Ogni volta che Bob Dylan imbraccia la chitarra e sfrigola la sua fisarmonica sulle note di questo disco ci sciogliamo come polaretti al sole. Se siete nella stagione degli amori non dimenticate di portare con voi un retino perché le farfalle che volano felici nel vostro stomaco si moltiplicheranno.

8. “Substance” – New Order (1987)

Tra le curve di una strada illuminata soltanto da un cielo trapuntato di stelle e dai propri fanali, ci sono colonne sonore migliori di altre per respirare l’aria salmastra dell’estate. Substance è un disco rombante che vi impone di abbassare i finestrini e di lasciarvi accarezzare dalla brezza marina. I sedili tremano e scalare le marce seguendo le vibrazioni dei sintetizzatori è così facile da sembrare naturale.

7. “The Blue Album” – Weezer (1994)

Molti di noi erano lì quando i Weezer fecero il loro ingresso sulle scene musicali, alcuni erano in fasce, mentre altri non erano ancora nati, ma tutti abbiamo presente quella copertina azzurra su cui sono stati immortalati quattro ragazzi di provincia dalla faccia pulita. Lontani dai Nirvana o dai Pixies, anche se probabilmente frutto degli stessi ascolti, i Weezer creano il grunge in chiave pop, regalandoci canzoni estremamente orecchiabili. Pronti a mimare le schitarrate e i cori post-rock.

6. “Lost in the dream” – The War on Drugs (2014)

Volete smarrirvi e scoprire quanto lontano potete giungere senza mandare segnali di fumo? Allora questo è l’album che fa per voi. Canzone dopo canzone vi sentirete più forti e invincibili. Ideale per tratte solitarie o in compagnia di coloro che sanno oscillare sulla vostra stessa lunghezza d’onda. Preparate i Kleenex su Eyes to the Wind e non dite che non vi avevamo avvertito.

5. “La voce del padrone” – Franco Battiato (1981)

Questo è il disco di Battiato che la maggior parte dei vostri amici – musicofili e non – sa a memoria. Portatelo soltanto nel caso vogliate spezzare il ghiaccio con i vostri passeggeri e siate disposti a sorbirvi mezz’ora di karaoke. Un viaggio tra Cuccurucucù, Centro di gravità permanente e Bandiera bianca vi garantisce di risparmiare sui caffè, tenendovi svegli al volante. Ricordatevi, però, di munirvi di pastiglie per il mal di testa in base alle doti canore dei vostri compagni di avventura.

4. “Pet Sounds” – The Beach Boys (1966)

Se in estate vi mettete in auto dovete prima assicurarvi di avere un disco dei Beach Boys. Non c’è nessun altro gruppo al mondo che vi permetterà di canticchiare felici (spesso inventando le parole, ma con la sicurezza di non sbagliare mai il motivetto) alla vista dell’orizzonte scintillante d’azzurro che sognate per i restanti 364 giorni dell’anno. Pet Sounds ha compiuto cinquant’anni pochi mesi fa senza mai passare di moda come Blonde on Blonde di Bob Dylan. Tenetelo nel cruscotto per ogni evenienza, probabilmente invecchierete voi prima di lui.

3. “Low” – David Bowie (1977)

Quest’anno il Duca Bianco se n’è andato lasciando un ricordo ancora più forte di quello che è stato il suo lungo e variegato percorso artistico. Sebbene la decisione sia stata ardua, tra tutti i suoi dischi abbiamo scelto Low perché è un album che ci parla della cultura europea degli anni Settanta di cui siamo figli e che ha lo straordinario potere di portarci rapidamente dalle grandi metropoli ai piccoli borghi. Quando ascoltiamo The Speed of Life o A New Career in a New Town non esistono confini nazionali, barriere e infrastrutture, ma soltanto i nostri piedi per viaggiare e i nostri occhi per innamorarci di nuovi scorci.

2. “Dive” – Tycho (2011)

Da quando è uscito questo piccolo gioiello è diventato impossibile intraprendere un viaggio senza Tycho. L’alchimia dei suoni che legano tra loro queste dieci tracce rende i paesaggi fuori dal finestrino liquidi e sempre più vicini, distanti a un palmo dalla propria mano. Anche i colori dei cieli più grigi si trasformano in vividi blu oltremare tra i fili di un concept album realizzato per adattarsi a stagioni e a panorami diversi. Non ci sono controindicazioni, abusatene.

1. “Harvest” – Neil Young (1972)

Vi siete persi tra le strade tutte uguali di una campagna assolata in un giorno senza nubi e senza vento, mentre il gps impazzito segnala che la vostra destinazione si sta allontanando dalla mappa metro dopo metro. Qual è il problema? Fermate qualche anima pia che vi possa fornire indicazioni e scansate il panico con il più grande capolavoro di Neil Young. Alle prime note di Out on the weekend sarete già catapultati tra le piantagioni di cotone dell’Alabama.

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