5 Miserabili Fallimenti da non copiare

Viviamo negli anni della crisi e il fallimento, come dicono negli States, non è la fine di qualcosa, ma l’inizio di qualcos’altro (o una cazzata simile).

Con questa breve carrellata di fallimenti più o meno recenti noi de L’Indiependente vogliamo regalare un sorriso a chi sta mancando i propri obiettivi. Perché se è vero che le cose vanno male, possono andare ancora peggio.

1. L’Epic Fail di Detroit

I nostri cugini di oltreoceano, si sa, fanno sempre le cose in grande. Dal Big Mac alle taglie dei pantaloni gli Stati Uniti sono pieni di enormità.

Perciò la semplice bancarotta di un’azienda, per quanto imponente, non poteva appagare gli appetiti degli elettori di Obama. Da qui l’idea di far fallire un’intera città: Detroit.

Detroit, quando ancora aveva i soldi per le bollette della luce

Che le cose andassero male, nel più grande centro del Michigan, lo si era capito da quando Ford e General Motors, locomotive economiche della zona, hanno iniziato a boccheggiare. Le cose alla Chrysler vanno meglio, ma solo grazie agli aiuti in arrivo dal terzo mondo.

La crisi certo non ha aiutato le già spolpe casse comunali e per Kevyn Orr, il commissario sistemato in municipio per mettere una pezza al pasticcio, la strada da percorrere è risultata una sola: dichiarare fallimento.

La mossa ha un suo senso. Dichiarandosi insolvente la città troverà respiro dalla morsa creditizia in cui è intrappolata e forse, tra un anno o poco più, Detroit metterà di nuovo la testa sopra il livello dell’acqua.

Kevyn Orr che si chiede chi abbia pensato di chiamare la bancarotta “Reinventing Detroit”

Nel frattempo migliaia di dipendenti pubblici verranno licenziati e le pensioni municipali saranno ridotte. Ma i cittadini del disastrato centro urbano devono sorridere: tra una manciata di mesi i conti andranno a posto e loro potranno festeggiare. Sotto un ponte.

2. “Abbiamo scassato!”

Quanto era bello quando Giggino de Magistris, con la bandana aranciata in testa, urlava “Abbiamo scassato! Abbiamo scassato!”.

Gli anni sono trascorsi, di acqua nel Golfo di Napoli ne è passata tanta, e con lei le barche dell’America’s Cup. Ma sembra che Luigi, sceso in un anno dal 1° al 19° posto nella classifica dei sindaci più amati, non abbia gestito a regola d’arte gli appalti della competizione per velisti.

Luigi de Magistris. E tanto stile

Turbativa d’asta e abuso d’ufficio sono i reati ipotizzati dalla Procura. Giggino questa volta sembra averla fatta grossa. E per un sindaco in crisi di consensi un’indagine giudiziaria a carico non è il massimo.

Ma noi siamo sicuri della sua innocenza. Lui, il sindaco più bello d’Italia, virile anche senza il giubbotto in pelle, non può essersi sporcato le mani.

Mani che vogliamo sperare saranno ancora a lungo impegnate a regalarci preziosi tweet carichi di suggestioni. Forza, Giggino, scassa tutto!

 

3. Sole, mare e fallimento

Cipro è un’isola potenzialmente bellissima. E non c’è motivo per cui non sia così, vista la fortunata posizione geografica. Sembra però che i suoi abitanti, in combutta con alcuni stranieri, abbiano fatto di tutto per renderla un cesso.

Prima Greci e Turchi (le due popolazioni presenti a Cipro) si sono separati, dividendo in due una superficie grande quanto la Basilicata. Poi la parte greca è diventata il parcheggio sul Mediterraneo degli yacht dei magnati russi. Infine, per essere sicure di combinare veramente un casino, le banche cipriote hanno puntato tutto su un mercato finanziario drogato, finendo con il culo a terra.

A Cipro la stanno prendendo bene

Il fallimento dell’isola, almeno nella sua parte europea, dovrebbe arrivare in autunno, quando i proventi del turismo estivo saranno cessati. Per ora Cipro si trova in una regime economico controllato dalla troika, con il ministro delle finanze che deve chiedere il permesso anche per comprarsi le sigarette.

In Grecia festeggiano. Erano ormai convinti di essere destinati a passare alla storia come il primo Stato dell’UE a fallire, ma i loro cugini tonti li stanno precedendo.

Greci ubriachi festeggiano il fallimento di Cipro

Un abbraccio ai Ciprioti. Però ve la siete cercata.

4. Rottweiller vs. Carla

Non sembrava poi così difficile prendere il posto del Nano e la Scopa. La presidenza di Sarkozy si è rivelata un’accozzaglia di stronzate populiste e la Francia era finita a lustrare le scarpe alla Germania. Inoltre l’appeal di Carla Bruni era di poco superiore a quello di Fabrizio Frizzi.

Eppure François Hollande e Valérie Trierweiller ce l’hanno fatta. La coppia di fidanzatini dell’Eliseo è riuscita a rendersi più odiosa di qualsiasi aspettativa.

Carla e Nicolas sorridono al fortunato percorso dei loro successori

Lui, primo presidente socialista dai tempi di Mitterand, ha ricordato ai Francesi perché avevano abbandonato la sinistra. Come un Fantozzi d’oltralpe ha combinato guai ovunque mettesse mano. Si è lanciato senza cognizione di causa in una guerra, siede svogliato al capezzale dell’economia sempre più malconcia e ha scelto dei ministri che a Obiettivo Lavoro non avrebbero superato il primo colloquio.

Lei, mai ufficialmente sposatasi con Hollande, si è guadagnata rapidamente il soprannome di Rottweiller. E’ gelosissima del compagno e ha combinato un casino su Twitter litigando con Ségolène Royal, vecchia fiamma del Presidente. Ora sta tentando di riabilitare la propria immagine: va in Congo per commuoversi di fronte ad africane stuprate, tiene sempre a portata di mano un bambino autistico e confida ai giornali di lavare la biancheria dei figli.

Applaudiamo il fallimento parigino. E auguriamoci di rivedere presto Nicolas e Carla all’Eliseo. Neanche loro sono simpatici, ma almeno c’è la figa.

Per essere una Première dame la prima qualità è il sorriso sincero

5. VADO AL MASSIMO

Aver avuto successo negli anni ’90, condividendo le pagine interne di Top Girl con James Van Der Beek, rappresenta di per sé un fallimento. Attraversare il Duemila e riuscire a farsi dimenticare alla stessa velocità del millenium bug è un ulteriore passo per entrare nella nostra classifica.

Ma riempire di botte la propria compagna proprio quando qualsiasi quotidiano dedica ogni giorno quintali di carta al presunto femminicidio è strepitoso. (Anche scegliere come vittima una che non si fa troppi problemi a postare su Facebook il proprio volto tumefatto è un bel colpo).

Che qualcosa in questo qua non andasse però ci arrivavo pure io…

Massimo Di Cataldo raggiunge così il gradino più alto della nostra carrellata di falliti.

A noi piace ricordarlo così, con il ciuffo pensoso di uno che scrive canzoni di merda e usa la chitarra per suonare, non per sfondare clavicole.

Però, alla fine, sei un grande, Massi. Con questa storia hai riguadagnato le pagine dei giornali, e ora stai accanto a Letta. Altroché Dawson’s Creek.

 

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