Goat – World Music

Voto: 9/10

Catapultati direttamente dalla Scandinavia, da un paesino a nord, sperduto tra le montagne chiamato Korpolombolo, i Goat sono uno sconosciutissimo gruppo che con questo debutto entrano con una violenza stratosferica tra le rivelazioni dell’anno. Forse addirittura “La” rivelazione dell’anno. Il loro World Music è esattamente ciò che promette il titolo, una personalissima visione della musica del mondo estrinsecata in nove tracce, nove gioielli per un album conciso ed efficace.

Il disco ha avuto una strana diffusione, è uno di quei bambini partoriti tra i gangli della rete, tra uno youtube e un vimeo, tra un grooveshark e un soundcloud, i Goat si sono ritagliati l’applauso dei naviganti che cercano e trovano nuove sonorità.

L’album è costellato di superfetazioni, di contaminazioni, di strilli e urla esoteriche, di ritmi indiani e africani, ma anche di sano progressive che fa da sfondo all’alternarsi tra l’etereo e il fisico, tra pezzi granitici (Goatlord) e altri quasi di squisita natura indie (Disco Fever). Un paio di note di merito se l’aggiudica Golden Dawn che con le sue particolarissime percussioni e la sua elettricità ci percuote, ci sbatte tra una parete e l’altra per poi farci calmare con la successiva Let it bleed messa lì di proposito, ipnotica, che con i suoi bonghi ci porta in un mood di relax e dondolii.

Un viaggio mistico tra strumenti a fiato, percussioni, gli anni settanta, il jazz etiope, ma anche qualcosa della dance anni ottanta, qualcosa che ricorda vagamente gli Yamantaka // Sonic Titan con un po’ di Can e Faust e anche una pennellata di Led Zeppelin di kashmiriana memoria. Un’esperienza che si conclude con l’ultima traccia Det som aldrig forandras / Diarabi che riprende l’apertura (Diarabi appunto) e che ci porta via da questo mondo meraviglioso, con garbo e dolcezza, con una ritmicità che è la fusione tra una ninna nanna e le note sprigionate da un incantatore di serpenti a cui viene una strana ispirazione prog.

Un disco importante, destinato a rimanere, sperando che i Goat non siano semplicemente una meteora pronta a scomparire dopo questo lampo di estrosa genialità, ma che possano tornare e portarci di nuovo in giro per il mondo in modo così intimo e essenziale, personale e conciso.

Tracklist:

  1. Diarabi
  2. Goatman
  3. Goathead
  4. Disco Fever
  5. Golden Dawn
  6. Let It Bleed
  7. Run To Your Mama
  8. Goatlord
  9. Det som aldrig forandras / Diarabi
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