Nils Frahm – Spaces

Nils Frahm è uno dei più importanti compositori contemporanei attualmente in circolazione. Berlinese e autore di una lunga ed ammaliante discografia concentrata in una manciata di anni, l’autore ha da pochi giorni fatto uscire la sua ultima opera: Spaces. Il nuovo disco si presenta come un’opera intrinsecamente legata al suo rapporto col pubblico; le registrazioni sono state eseguite nell’arco di due anni in luoghi diversi e con differenti mezzi (tra cui registratori a bobina e a cassette). Lo spettatore e i rumori che produce durante l’esibizione formano parte integrante di alcune tracce, a testimonianza della relazione privilegiata che può instaurarsi tra l’esecutore ed il suo pubblico.

Frahm stesso afferma che la forma che assumono i suoi brani è sovente influenzata dal legame che si stabilisce con gli ascoltatori; in questo modo ogni singola performance assume dei tratti caratterizzanti e unici. Spaces è un’opera che ruota con maestria tra musica classica contemporanea e sperimentazione elettronica, in un incrocio di brani spesso slegati da soluzioni di continuità; fondamentale in quest’opera è il valore dell’improvvisazione, vista come modo per incanalare musicalmente tutta una serie di sensazioni legate all’attimo e al momento compositivo.

Il disco comincia con An Aborted Beginning; come dice il titolo stesso si tratta di un inizio in potenza che apre la strada al brano di apertura vero e proprio, Says, già singolo anticipatore: otto minuti di synth loop delicatissimo su cui si inseriscono leggeri tocchi di piano accompagnati da echi di altre sonorità e da un climax ascendente che si palesa del tutto solo nel finale. Segue Said and Done, con i suoi accordi reiterati senza pause tipici dello stile dell’autore, ma in una versione più rilassata e diretta rispetto all’originale di The Bells. Con la doppietta Went Missing/Familiar si ritorna su melodie più semplici e dirette, con un certo gusto per la colonna sonora o per i ricami senza fronzoli alla Tiersen. Improvisation For Coughs And A Cell Phone è il momento di consacrazione del concetto di pubblico come parte integrante dell’opera, e con la sua spontaneità ed espressività si pone quasi a manifesto di ciò che questo disco vuole trasmettere. Segue la martellante Hammer, in cui l’abilità del Nostro sta nel far trasparire la melodia centrale all’interno di un vorticoso e virtuoso giro di note ed accordi. For – Peter – Toilet Brushes – More è il momento del disco in cui la sperimentazione elettronica entra con più prepotenza, coordinandosi alla perfezione con gli inserti al piano, per un totale di sedici minuti in cui Frahm si spinge veramente oltre per la prima volta in questo suo nuovo disco e strizza l’occhio al collega Greg Haines, anch’egli fautore di una svolta elettronica recentemente testimoniata dall’uscita del suo Where We Were nel maggio di quest’anno. La tensione creata dall’ultimo brano si stempera in una versione di Over There, It’s Raining in cui l’autore non lesina di sordina, creando così un’atmosfera ovattata e rilassante. Sullo stesso stile, ma con una nota di malinconia in più, segue Unter – Tristana – Ambre, che commuove per la limpidezza dei suoi suoni e per la delicatezza di alcuni passaggi. Infine chiude il disco Ross’s Harmonium con i suoi tocchi di synth e tastiere, a ulteriore e definitiva testimonianza di quanto giusto possa essere il sodalizio tra sperimentazione e classicismo che l’autore ci propone.

Spaces è, per concludere, un disco in cui Frahm, conscio dell’importanza e del valore aggiunto che spesso apportano le condizioni circostanti e il momento stesso dell’esecuzione, si lascia andare per sfruttare appieno i luoghi che della sua musica sono la cornice, abbandonando così una visione eccessivamente asettica che lega la composizione ad un ambiente relativamente povero di stimoli come può essere uno studio di registrazione. Il risultato è esaltante e conferma una volta di più l’enorme potenziale di questo giovane compositore tedesco.

Erased Tapes, 2013

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