L’importanza del Festival estivo | Cittadella Music Festival

Fotografie di Alessia Naccarato

In genere non sono mai stato un tipo ottimista, anzi. La mia visione della vita, da quando ricordo di essermene creata una, è sempre stata abbastanza cupa e le aspettative che serbo nei confronti del futuro non sono affatto rosee, specialmente se si parla del nostro paese e del suo avvenire. Il tutto si intorbidisce ancora di più quando si parla della realtà musicale della penisola, delle nuove scene nate da poco e di ciò che ruota attorno a talent show, rassegne musicali mainstream di vario tipo e concertoni blasonati.

 

 

Vi chiederete il perché di questa premessa impregnata di pessimismo, beh… la ragione è che in realtà forse in Italia negli ultimi 3 o 4 anni sembra che qualcosa stia cambiando e quest’estate, in particolare, si senta ancora di più. Escluderò volontariamente dal ragionamento i giovani artisti emergenti, il nuovo pop italiano (o ITPOP), Trap e quant’altro, su cui sono state spese anche troppe parole. Vorrei parlare, invece, di quella che è la dimensione più importante e più divertente della musica: i live, i concerti e i festival. Di questi ultimi ne sono spuntati una miriade di nuovi, anche di ottima qualità, alzando l’asticella anno dopo anno e aggiungendosi ai grandi appuntamenti classici che, da più tempo, portano (anche qui da noi) artisti, band e djs da tutto il mondo.

L’aumento delle rassegne di questo tipo, dentro e fuori le grandi città, è parte di un ragionamento totalmente favorevole per diversi motivi: il primo, tra tutti, il fatto che le esibizioni musicali e artistiche in generale ispirano “chi le consuma”, spingendole in molti casi a diventare un “produttrici”  a sua volta. Dal punto di vista artistico crea indubbiamente più rumore ma, allo stesso tempo, innesca un circolo virtuoso per cui sempre più persone si avvicineranno al mondo della musica favorendone un’evoluzione; i festival, poi, creano nuovi ambienti di aggregazione, partecipazione e condivisione reale insieme ad altre persone che si ritrovano nello stesso per lo stesso motivo; la terza, e ultima, ragione è che oggi abbiamo bisogno che si investa in ambito musicale, specialmente in quello più genuino e di qualità rispetto ai talent patinati e teen idols da copertina, così che possa alzarsi il livello, la ricerca e possa promuovere questo tipo di cultura.

 

 

In questo clima di fermento si colloca la prima edizione del Cittadella Music Festival, a Parma che, tra le altre cose, è anche la mia città – ragione principe, dunque, da cui sono nate le precedenti riflessioni.  Il Cittadella è iò festival che, dopo aver condotto in quella che sarà città della cultura 2020 il maestro Ennio Morricone e la grandissima Lauryn Hill, ha portato quel tipo di elettronica fatta come si deve con le esibizioni di 2manydjs (che poi è Soulwax), Digitalism e Apparat, avvicinando un po’ di più la ridente cittadina emiliana a Berlino.

La frase che ho sentito ripetere di più in questa ultima giornata del festival, è stata “non sembra di essere a Parma” e, effettivamente, è stato così sia per l’internazionalità degli ospiti provenienti dalla Germania (Digitalism e Apparat) e dal Belgio (2manydjs), sia per il clima che si respirava nella centralissima zona verde della Cittadella, spazio per troppo tempo inutilizzato, rinvigorito da questa elettronica dal respiro così europeo e da uno stage che non aveva nulla da invidiare ai festival più celebri.

Apertura dei cancelli alle ore 18 con i Digitalism a inaugurare la console in un clima piuttosto intimo e raccolto, dove i pochi presenti iniziali mostrano il loro calore al duo amburghese. Il set è ben fatto, alternando sapientemente remix di brani più noti a tracce prodotte da loro che scaldano il pubblico che, a poco a poco, inizia ad avvicinarsi al palco. Ottima selezione, ideale per un aperitivo danzereccio, leggero quanto movimentato. Senza pause, poi, si è proseguito con il djset dei 2manyDjs, perfetto come contraltare alla freschezza dei giovani tedeschi, preferendo sonorità vicine all’electrodance anni ’80, all’house e alla techno dei ’90s, a dimostrazione il brano dei Daft Punk che, a quel punto della serata, ha mandato in visibilio il pubblico grazie a un remix di Giorgio By Moroder. I fratelli David e Stephen Dewaele, sono veri e propri professionisti del mixer da più di vent’anni di concerti con il progetto elettronico Soulwax e, con lo pseudonimo di 2manyDjs, dove si propongono in versione dj, dimostrano di sapere alla perfezione come far muovere il pubblico.

 

 

Piatto forte della serata: Apparat, il compositore, produttore e cantante berlinese che ha finalmente raggiunto lo stage alle 22, regalando un set di livello superiore, coadiuvato dalla buona qualità dell’impianto e dagli splendidi visual che hanno reso alla perfezione la complessità delle sue composizioni. Due ore di set ad arte che ci ha portato da Parma a Berlino. La platea, ormai straripante, fa la sua parte riempiendo l’ampio spazio e rendendolo ancor più suggestivo. Keep On Running è il finale col botto, del delirio della folla e dei suoi tentativi per non farlo andar via con cori e urla contro gli incolpevoli operatori, incaricati di smontare l’impianto.

Il debutto del Cittadella Music Festival non poteva essere dei migliori per numerose ragioni, le stesse per cui ci auguriamo possa continuare nei prossimi anni.

 

22 giugno

23 giugno

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