FaceCrack – Breve crono-storia da Wall Street al porno-network

Che l’ingresso di Facebook in borsa avrebbe creato un po’ di scompiglio finanziario lo si sapeva, ma che sollevasse polveroni, inchieste, processi e rimborsi – con tanto di matrimonio nel mezzo in perfetto Hugh Grant style – proprio non me lo aspettavo.

Procedendo cronologicamente, alle ore 9:32 (ora di New York) del 18 maggio scorso il gioiello di Mark fa il suo effettivo debutto in borsa, sfiora quota 45 dollari per poi crollare, come i primi esperimenti spaziali finiti in un botto o in un inarrestabile caduta nel nulla, a 32 dollari. Tutti delusi, tutti tristi e qualcuno deve essersela proprio presa a male tanto da far aprire un’inchiesta contro Morgan Stanley, la principale banca che ha curato il collocamento in borsa del colosso. Addirittura la si accusa di aver tirato troppo sul prezzo di collocamento per voler massimizzare i profitti – che nella società neoliberista nella quale allegramente viviamo è come se accusassero me di mangiare più di una volta al giorno – e di nascondere le informazioni sulle stime reali e riservarle solo ai clienti migliori (e questa è una accusa pesante da quelle parti).

In tutto questo Mark decide di sposarsi e lo fa il 19 maggio, il giorno dopo la quotazione della sua giant corporation, e c’è chi insinua malignamente che è per farsi ulteriore pubblicità in vista del tonfo azionario o per evitare che, attraverso una serie di azioni legali, la ex-convivente (ora, appunto, la moglie) potesse accaparrarsi una fetta di quei 104 miliardi di dollari –ora scesi ad una ottantina in seguito alle varie nuove stime post scandalo.

Ma non è finita la superstory del momento dato che, a mò di ciliegina sulla torta, Mark Zuckemberg perde un processo contro un social network porno a cui aveva fatto causa un po’ di tempo fa. Stiamo parlando di FacePorn: il problema era l’uso della parola “Face” collegata al fatto che fosse un social network a sfondo pornografico e che gli utenti registrati potessero commentare video hard con un pulsante molto simile al “like” di Facebook. Eppure il giudice ha dichiarato che quella parolina magica, che significa semplicemente “faccia”, usata come prefisso del porno-network non potesse costituire motivo di lesione alla società.

Matrimonio a parte (i miei migliori auguri) sembra che vada tutto a farsi benedire per ora. Staremo a vedere, intanto ora una banca deve rispondere di accuse molto gravi e restituire la differenza delle azioni che erano state stimate male (volutamente o no).

P.S. Ci si potrebbe tranquillamente dilungare sui ruoli sociologici dei social network, sull’impatto che ha in quanto mezzo di comunicazione, di come sia utile alla diffusione di eventi o news o gruppi. Non lo farò, mi limiterò semplicemente a dire, da fruitore dello stesso, che è nato per semplici istinti vouyeristici, tant’è che ha rappresentato la fine del Grande Fratello. Quel (meraviglioso) programma ci permetteva di trastullarci facendoci i fatti degli altri il giovedì sera. Ora possiamo addirittura farci i fatti di quelli che più o meno conosciamo. A che serve il grande fratello?

Foto dalla rete

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