RTJ4 | Run The Jewels ci spiegano come cambiare la storia

Per noi esseri umani, conoscere il futuro è ancora impossibile. C’è però data la possibilità di prevedere il futuro studiando il passato. Sembra una frase fatta, se applicata alle varie celebrazioni e giornate ricordo, ma è molto di più di questo. Se conosciamo le variabili che hanno portato a un risultato, diventa possibile prevedere il futuro se le variabili rimangono le stesse. Se per cuocere una torta ci vogliono un forno a 180° e 40 minuti, ogni volta che mettiamo in forno a 180° per 40 minuti quell’impasto possiamo essere fiduciosi e preparare piattino e forchetta per mangiarla. Se si vuole cambiare il futuro, si devono cambiare le variabili. I Run The Jewels, duo rap statuintense, nei loro quattro album hanno sempre mostrato di sapere quali sono le variabili da cambiare a forza di scrivere barre contro il capitalismo, l’ingiustizia sociale, lo stra-potere della polizia, il razzismo, la mentalità guerrigliera degli Stati Uniti:

And we ain’t gotta die for them other men
And I refuse to kill another human being
In the name of a government
‘Cause I don’t study war no more
I don’t hate the poor no more
Gettin’ more ain’t what’s more
Only thing more is the love
So when you see me
Please greet me with a heart full
And a pound and a hug

Questo rappavano El-P e Killer Mike in 2100, traccia del loro terzo album.

Se è vero che le variabili sono rimaste sempre le stesse: strapotere dell’uomo bianco, etero, ricco, dominatore in una piramide che non ha mai visto salire chi bianco non è, chi ricco non è, chi non si riconosce in una sessualità definita o contraria al pensiero dominante; è anche vero che difficilmente il duo non avrà sgranato gli occhi quando a tre giorni dalla pubblicazione del loro quarto album, RTJ4, hanno visto su schermo che un verso di un loro brano ancora inedito e inascoltato si era trasformato in realtà.

And you so numb you watch the cops choke out a man like me
and ‘til my voice goes from a shriek to whisper, ‘I can’t breathe’.
And you sit there in the house on couch and watch it on TV

Naturalmente, nessuno dei RTJ viene dal futuro, avevano semplicemente deciso di raccontare la storia di Eric Garner, ucciso dalla polizia nel 2014. Nessuna profezia, quindi, il forno è rimasto a 180° e i minuti sono rimasti 40. Stesso razzismo del 2014, stesso risultato nel 2020, mentre il mondo guarda sconcertato le immagini della morte di George Floyd, strangolato da un poliziotto a Minneapolis. Quella dei RTJ non era una profezia così come non lo era la reazione di Mookie di fronte all’omicidio di Radio Raheem da parte dei poliziotti in Do The Right Thing nel 1989.

Probabilmente i due saranno rimasti stupiti, ma questa volta piacevolmente, dalla risposta che gli statunitensi hanno dato all’ennesimo colpo inferto all’umanità. Black Lives Matter, le rivolte, le manifestazioni, la presa di coscienza planetaria si allontana dal divano da cui vediamo scene di vita reale e reagiamo come se stessimo vedendo l’ennesimo episodio di una serie tv HBO. I RTJ credono in una musica che smuove le coscienze e Killer Mike non ha aspettato un secondo per scendere al fianco dei manifestanti pronunciando anche un discorso commovente ad Atlanta che fa trasparire come quella dei RTJ non sia solo musica:

Quello che sta succedendo negli Stati Uniti (e anche in altre parti del mondo) è la risposta auspicata da tutti quegli artisti (tra cui i Rage Against The Machine, il cui cantante Zach de la Rocha duetta con i Run The Jewels nel loro nuovo album) che come i RTJ hanno sperato di convincere il mondo a cambiare le variabili in gioco. La tempesta perfetta stava per abbattersi e il duo si è chiesto perché aspettare a rilasciare un album che parla esattamente di questo. Avrebbero potuto essere un mattone importante per quello che si stava costruendo e, come sa bene chi lotta per la giustizia, il tempismo è tutto e ogni scintilla può diventare fiamma.

RTJ4 è un disco arrabbiato, forse il più arrabbiato dal punto vista musicale del duo come dimostrato dalle collaborazioni, oltre al già citato Zach de la Rocha, anche di Josh Homme dei Queens of the Stone Age. La musica di RTJ4 cerca di traslare l’old school rap dei Public Enemy nel rock e a me piace pensare che lo faccia per segnare l’ennesimo ponte per la creazione della rottura di ogni barriera affinché il mezzo storicamente più cattivo della comunità afroamericana, il rap, si incontri con quello dei bianchi, il rock. Siamo tutti immersi nella stessa storia, oltre ogni distinzione, e sta a tutti noi fare la nostra parte per cambiare le cose, nessuno escluso.

In pieno stile RTJ, anche nel nuovo album troviamo l’alternanza di brani dal forte significato politico, brani di protesta e brani divertenti perché come hanno detto loro stessi a proposito del loro album: “We hope it brings you some joy”. Alle canzoni contro il razzismo, come Ju$t, e contro la violenza della polizia come yankee and the brave (ep.4), si contrappongono brani leggeri come ooh la la.

Il disco giusto al momento giusto, un disco che si può scaricare gratuitamente, come tutte le altre uscite dei Run The Jewels. La musica può parlare alla coscienza politica della gente e lo può fare su scala mainstream. Un modo di intendere la musica a cui siamo disabituati in Italia recentemente, in cui i tentativi di protesta musicale vengono troppo presto inglobati nella macchina sorridente delle pubblicità progresso, colpevole di etichettare il razzismo come ignoranza, quando forse bisognerebbe chiamarlo razzismo e che etichetta l’adesione morbosa a ideali antisociali come ottusità politica quando bisognerebbe chiamarla cattiveria.

La storia si ripete, si suol dire, ma RTJ4 è pronto a ricordarci che basta aumentare i gradi del forno per far sì che non succeda più.

 

 

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