A 20 anni da In the Mood for Love di Wong Kar Wai

APPAGAMENTO Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere.

Frammenti di un discorso amoroso – Roland Barthes

Non so voi, ma i più irrimediabili strappi della mia vita, gli addii veri, non hanno avuto la clemenza di avvertire mai. Un giorno qualunque quello che sembrava non dover avere più fine, sottostimato abbeveratoio di felicità e tormento si spezza, e il pianto è proprio l’ultima miseria e risorsa inestimabile cui affidare i pezzi rotti per ricominciare. Spesso ho alzato le spalle a scrollar via i resti, inerti, di un mondo distrutto – come gusci d’uovo, la più disperata anteprima di una rinascita. Un gesto piccolo che assomiglia a un azzardo: perdo e sto. E perdere, che lo crediate o meno, è un verbo rivoluzionario. Così la resa. Chiede solo tempo, tutto quel che hai, e in cambio ti offre un altro te stesso. Questo è lo zen del dopo. Ma io volevo soltanto essere felice, a chi importava l’altra me stessa assiepata oltre la sciagura?

In the mood for love – Epistemologia dell’addio

Fu un momento imbarazzante…lei se ne stava timida, a testa bassa, per dargli l’occasione di avvicinarsi…ma lui non poteva, non ne aveva il coraggio. Allora lei si voltò e andò via.
(incipit film)

Hong Kong, 1962. La signora Chan e il Signor Chow traslocano contemporaneamente in un condominio affollato e chiassoso, in perenne attività. Hanno pettinature impeccabili e vestiti eleganti, conducono esistenze ordinarie nell’alveo rispettabile ed evanescente dei rispettivi matrimoni. La signora Chan lavora come segretaria e il signor Chow è capo redattore per un giornale. I rispettivi coniugi sono sempre molto impegnati, tra lunghi straordinari e viaggi all’estero. La signora Chan e il signor Chow si aggirano solitari e gentili per corridoi fatiscenti, preparano cene frugali sfuggendo alla convivialità del condominio e lentamente si scoprono simili, come mondi silenziosi che si sfiorano. Agli abiti fascianti di lei fanno da contrappunto le camicie immacolate di lui, hanno in comune stile e letture e ben presto, si accorgono, anche altro. Tra improbabili coincidenze e confronti via via più disillusi i due scoprono che i rispettivi coniugi hanno una relazione. È l’addio all’illusione, condizione indispensabile all’amore. E l’inizio dello struggimento, di quel “mood” da cui prende il titolo il film, che più che un sentimento è un umore, un’atmosfera fatta di stupore incessante e sofferta sensualità. Nasce tra i due un mutuo soccorso, negativo dell’altrui felicità. Chi dei due ha iniziato? Chi è il rivale? Può il fronte unito dei traditi trovare nell’alleanza una nuova forma di giustizia? Torna una parvenza di gioia, nell’altro, nella pena condivisa, ma l’alleanza già prelude all’amore, e a una complicità nuova, nuovi tormenti: se l’altro non si fa sentire, dov’è?

-Perché non mi hai telefonato oggi?
-Credevo che ti arrabbiassi.
-Allora non chiamarmi più. Tua moglie è in Giappone?
-Come fai a saperlo?
-Che cosa dice nella lettera?
-Niente di speciale.
-Dice quando ritornerà?
-No.
-Secondo te cosa stanno facendo adesso?

L’ultimo movimento dell’ ultimo quartetto di Beethoven è scritto su due motivi: Muss es sein? (deve essere?). Es muss sein! (deve essere!). Perché il senso delle sue parole fosse del tutto chiaro, Beethoven scrisse in testa all’ultimo movimento le parole: Der schwer gefasste Entschluss: la risoluzione presa con difficoltà, la grave risoluzione. La grave risoluzione è unita alla voce del destino (Es muss sein); pesantezza necessità e valore sono tre concetti intimamente collegati: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore.

L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera


Ricorsività del tormento

Volute di fumo, orologi, corridoi, tende, scale, specchi, lampade e lampioni. La geometria e i colori – caldi, su tutti il rosso – che caratterizzano la fotografia e gli interni (è soprattutto un film di interni) di In the Mood for Love sono più che tratti stilistici: una forma di complicità ricorsiva con lo spettatore, linguaggio altro innestato nel sublime. Il tempo, che rallenta e fissa i dettagli, moltiplica la narrazione, e i piani sequenza uniti alla musica assomigliano a vettori, strutture portanti del racconto –forze, più che descrizioni di forze- che seguiamo trascinati in una sinestesia ammaliante. Le solitudini irrimediabili del signor Chow e della signora Chan sono evidenziate da primi piani su sfondi sfocati: sono come monadi immerse nei rimpianti, che sprofondano in dissolvenze in nero. La musica, tutta di archi, ossessiva, assieme agli spazi, sempre chiusi, ristretti, risuonano come l’Es muss sein! di Beethoven secondo Kundera, il richiamo e la pesantezza del destino. La signora Chan e il signor Chow si rifiutano di assomigliare a chi li ha traditi, inseguiti dagli sguardi e dai commenti di un vicinato interminabilmente pettegolo, volgare e festoso, si auto-condannano a non vivere un amore che pure vive e respira, dichiarandosi finalmente, in una libertà breve e definitiva, accolta dal cielo aperto e bagnata di pioggia.

-Non credevo che ti innamorassi di me.
-Nemmeno io lo credevo. Mi chiedevo come fosse cominciata tra loro…adesso lo so. Certe cose succedono così.

Per la signora Chan il matrimonio come gabbia dorata di obblighi e rospi da ingoiare resta una scelta, ancóra, di stile e compostezza. Il signor Chow fugge dall’ inferno di ipocrisie coniugali. Cosa ne fa un film di addii d’amore (oltre agli addii e all’amore)? Schiene, e ancora schiene. Di chi va via, di chi c’è ma non ascolta. Di chi si allontana per sempre lasciandosi dietro la maledizione del passo: sicuro. E della linea del corpo: sinuosa e perfetta. E a dispetto di tutto, nella fibra ultima delle immagini c’è una luce inesorabile che è sete di vita e di strada, ché nell’amore bisogna continuare ad andar. Lasciandosi alle spalle, sussurrandolo come un segreto in una fessura e ricoprendolo nel fango – è poi davvero possibile? – il dolore e i ricordi.

Quando ripensa a quegli anni lontani, è come se li guardasse attraverso un vetro impolverato. Il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare; e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto.
(explicit film)

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