Album che nel 2019 compiono gli anni a cifra tonda

Vi portiamo a fare un breve viaggio tra i dischi che quest’anno compiono gli anni a cifra tonda. Se Abbey Road dei Beatles invecchia di mezzo secolo, per Unknown Pleasures dei Joy Division l’anniversario è quello dei 40 anni, Bleach dei Nirvana ha 30 anni e l’esordio dei The xx appena 10. Perdetevi con noi negli ultimi 50 anni di musica. Al solito, buon ascolto.

1969
50 YEARS

THE BEATLES – ABBEY ROAD

Un album indimenticabile, e uno dei più iconici di tutti i tempi grazie alla sua copertina: Abbey Road è Paul, John, George e Ringo che attraversano le strisce pedonali. Abbey Road è anche leggenda: perché Paul è scalzo? Dentro chicche come Come Together a Oh Darling!, e alcuni dei grandi capolavori di Harrison (Something, Here Comes the Sun).

THE ROLLING STONES – LET IT BLEED

Quando esce Let It Bleed Brian Jones è già morto da qualche mese, ma gli Stones vanno avanti e fanno uscire un disco che contiene pezzi al vetriolo come Gimme Shelter e You Can’t Always Get What You Want. Ormai i Rolling Stones sono leggenda, l’essenza del rock’n’roll stesso.

LED ZEPPELIN – LED ZEPPELIN

Una copertina indimenticabile per l’immortale album di esordio dei Led Zeppelin. La storia del rock passa anche per la voce di Robert Plant e la chitarra di Jimmy Page. Provate a schiacciare play su pezzi come Babe I’m Gonna Leave You o Communication Breakdown.

BOB DYLAN – NASHVILLE SKYLINE

Bob Dylan diventa crooner per un disco folk che spiazza ancora una volta il pubblico. Ballate indimenticabili come Girl from the North Country e Lay, Lady, Lay, testi come I Threw It All Away, confermano Dylan come il cantore del secolo scorso.

DAVID BOWIE – SPACE ODDITY

Il disco che lancia nello spazio uno dei più grandi artisti dell’ultimo secolo, David Bowie. La title-track Space Oddity è un viaggio spaziale: sappiamo già cosa ci aspetta dal futuro. Il secondo disco di Bowie è già bellissimo.

THE STOOGES – THE STOOGES

Il fulminante album d’esordio degli Stooges di Iggy Pop, il cult che contiene tracce come No Fun e I Wanna Be Your Dog. Produzione di John Cale. Rock allo stato brado.

NEIL YOUNG – EVERYBODY KNOW THIS IS NOWHERE

Uno dei più grandi songwriter di tutti i tempi alle prese con il suo secondo album in solo: Neil Young ci consegna una perla tutta da ascoltare, con pezzi visionari come Cowgirl In The Sand e Down By The River.

KING CRIMSON – IN THE COURT OF CRIMSON KING

Un altro dei grandi esordi del 1969 per il rock progressive dei King Crimson. Un disco icona del rock, con la fulminante partenza di 21st Century Schizoid Man. Garanzia per le orecchie. Il disco non è presente nel catalogo Spotify, ma tranquilli: qui sotto vi regaliamo l’esperienza di Epitaph. Uno di quei pezzi che chiariscono subito le idee riguardo la bellezza di questo disco.

LEONARD COHEN – SONGS FROM A ROOM

Cantautore e poeta, con Songs From a Room Leonard Cohen ci consegna il secondo capitolo della sua opera. Ancora una volta canzoni che diventano subito immortali, come The Partisan e Bird On The Wire. Meraviglioso.

CAPTAIN BEEFHEART – TROUT MASK REPLICA 

Chi non conosce la copertina di Trout Mask Replica? Uno dei dischi più portentosi della storia del rock, con produzione di quel genio schizoide di Frank Zappa. Perdetevi in questo album della magica band, per carpire lo spirito del tempo.

THE WHO – TOMMY

Tommy can you hear me? – e voi riuscite a sentire quanto sia strepitoso questo disco concept e opera rock? Una storia in cui perdersi, al ritmo incalzante degli Who.

CROSBY, STILLS & NASH – CROSBY, STILLS & NASH

Mentre Neil Young va per la sua strada, Crosby, Still & Nash fanno uscire questo disco che segna il loro debutto in formazione a tre, e contiene una delle più belle canzoni del loro repertorio, Wooden Ships. Al festival di Woodstock di quell’anno suoneranno anche in compagnia di Young: dolce ritrovarsi.

SERGE GAINSBOURG & JANE BIRKIN – JANE BIRKIN – SERGE GAINSBOURG

Un disco conosciuto soprattutto per aver fatto scandalo con quella Je t’aime…moi non plus e il duetto rovente tra Gainsbourg e la Birkin. Ma anche una delle opere più raffinate del cantautore francese. Immortale.

JEFFERSON AIRPLANE – VOLUNTEERS

Sempre nell’anno di Woodstock, uno dei gruppi che riesce più a catturare quello spirito di peace and love dà alle stampe Volunteers. Un nuovo capolavoro a firma Jefferson Airplane.

THE VELVET UNDERGROUND – THE VELVET UNDERGROUND


Conosciuto per essere il disco senza John Cale dei Velvet Underground, in realtà riesce a render chiaro il talento di Lou Reed. Ballate come Pale Blue Eyes e After Hours sono dolci stilettate letali.

NICK DRAKE – FIVE LEAVES LEFT

L’esordio di Nick Drake ci dice già tantissimo del talento creativo del misterioso cantautore britannico. L’accordatore scordatore più folle e geniale che ci sia mai capitato di incrociare. Provate a fare una cover per credere.

1979
40 YEARS

JOY DIVISION – UNKNOW PLEASURES

Cosa dire di Unknown Pleasures che non abbiate già sentito? Il disco di debutto dei Joy Division è ormai un classico del post punk, con quella sua copertina diventata parte integrante dell’immaginario visivo universale. Non resta che riascoltarlo: sia lodato Ian Curtis.

THE CLASH – LONDON CALLING

Un altro disco epico del 1979 che viene fuori dall’Inghilterra: London Calling dei Clash. La storia del punk passa per l’immagine di una chitarra che sta per distruggersi, ma in realtà nel disco c’è molto di più. Il richiamo di Londra è in moto: non resta che assecondarlo anche a 40 anni di distanza.

PINK FLOYD – THE WALL

Successo mondiale, a oggi resta difficile non conoscere The Wall dei Pink Floyd. Una vera e propria opera alienante, un classico in doppio disco di cui possiamo ancora godere. Un invito a rompere i muri.

TALKING HEADS – FEAR OF MUSIC

Con la co-produzione di Brian Eno, il terzo disco dei Talking Heads continua a portare avanti il discorso new wave del gruppo di Byrne sul finire dei Settanta. Pezzi come Heaven e Life During Wartime sono un condensato di stile. Nessuna paura della musica.

GANG OF FOUR – ENTERTAINMENT!

50 minuti di gioia pura per le orecchie per il disco di esordio dei Gang Of Four. Un suono sporco che 40 anni dopo si lascia ancora ascoltare, e non solo per i cultori dei suoni post-punk. Dentro infatti troverete molto di più. Intrattenetevi!

WIRE – 154

Se vi piace perdervi nelle atmosfere che anticipano gli “altri” Ottanta deliziosamente (non quelli disco dance per intenderci), allora 154 dei Wire è il disco che fa per voi. Sin dall’attacco delirante e cupo di I Should Have Know Better, il battesimo di fuoco di questo viaggio distorto ha inizio.

PUBLIC IMAGE LTD. – METAL BOX

I PiL di John Lydon ci guidano ancora una volta a toccare vette di sperimentazione con il secondo album Metal Box. Una copertina che evoca il suono metallico di questo lavoro, un vero e proprio rock sperimentale che ci dissocia dal tempo e dallo spazio.

POLICE – REGGATTA DE BLANC

Il secondo album dei Police è quello dei grandi successi di Message in the Bottle o Walking on the Moon. Alle porte degli anni Ottanta la voce di Sting contribuisce a plasmare un immaginario che è dietro l’angolo. I Police interpretano bene la fine di quei Settanta.

PATTI SMITH – WAVE

Non si può parlare della fine dei Settanta senza fare il nome di una protagonista della musica di quell’epoca d’oro, a colpi di new wave e punk: Patti Smith. Wave è un ulteriore tassello della sua discografia, che aggiunge canzoni difficilmente dimenticabili come Frederick e Dancing Barefoot. Un’eroina che ancora oggi continua imperterrita a influenzare arte e musica.

1989
30 YEARS

PIXIES – DOOLITTLE

Dopo Surfer Rosa dell’88, i Pixies arrivano all’appuntamento con il secondo album con questo piccolo capolavoro, Doolittle. Debaser, Hey, Monkey Gone to Heaven: i pezzi che sono passati da generazione in generazione si inseguono, per un disco che è già storia.


FUGAZI – 13 SONGS

Se volete approfondire un po’ il post-hardcore non potete fare a meno di questo disco che compie 30 anni, e si apre con la malefica Waiting Room. Tutta la classe dei Fugazi in 13 canzoni che sembrano avere qualcosa di eterno. Un delitto perfetto.

SLINT – TWEEZ

Per capire l’89 e quel che ne verrà non si può prescindere da Tweez degli Slint, che aprirà le porte al successo di Spiderland e a una scena post-rock e slowcore sempre più onnipresente. Tutto quel furore viene anche dall’89: Tweez è una cavalcata da fare e rifare ripetutamente, per perdersi nelle atmosfere annichilenti, tragiche e slow degli Slint.

NIRVANA – BLEACH

Lì fuori impazzano i Sonic Youth, che da poco hanno tirato fuori un capolavoro come Daydream Nation. Intanto nell’89 esce a sorpresa questo dischetto di una band di Seattle: si chiama Bleach, suona molto punk e ancora nessuno conosce il gruppo che lo firma, i Nirvana. Ma provate a sentire About A Girl a 30 anni di distanza per capire cosa sarebbero diventati quei ragazzi, e come avrebbero influenzato la storia della musica negli anni successivi. Un disco profetico.

CURE – DISINTEGRATION

I Cure in tutto il loro splendore, la loro decadenza, le loro atmosfere, il loro talento. Disintegration è un’altra di quelle chicche che compie 30 anni, e sarà giovane per sempre: con pezzi immortali come Lovesong, Lullaby, Pictures of You, e l’apertura in gran stile di Plainsong. Se ancora oggi abbiamo bisogno di tornare ai Cure di tanto in tanto ci sarà un perché, ed è tutta colpa loro.

THE STONE ROSES – THE STONE ROSES

Una copertina ispirata a Jackson Pollock con un po’ di limone, una partenza con la magia di I Wanna Be Adored, undici tracce che colpiscono nel segno e fanno sentire la loro influenza su tutto il decennio successivo. Gli Stones Roses ci regalano un disco che ancora oggi si lascia ascoltare al ritmo delle sue chitarre.

GALAXIE 500 – ON FIRE

Non potevamo certo salutare il decennio facendoci mancare un po’ della malinconia in stile Galaxie 500: atmosfere dream che si ripercuoteranno direttamente sul decennio successivo. On Fire è il disco perfetto per far sfumare via gli anni Ottanta e dirigerci in via diretta sui Novanta.

1999
20 YEARS

SIGUR ROS – AGAETIS BYRJUN

Con il secondo album Ágætis byrjun gli islandesi Sigur Rós ci incantano, rapiscono, portano in viaggio tra le atmosfere della loro terra e della loro lingua, ci annichiliscono con la bellezza di pezzi come Svefn-g-englar, e conquistano. Alle porte del nuovo millennio ci perdiamo in questo incanto musicale fuori dal tempo.

BONNIE PRINCE BILLY – I SEE A DARKNESS

Se avessimo fatto un immaginario viaggio nel decennio, per tutto il corso dei Novanta avremmo assistito all’esplosione di un certo cantautorato indie rock con protagonisti nomi come Bill Callahan (Smog), o Cat Power. Tra loro ci sarebbe sicuramente Will Oldham, che a nome Bonnie Prince Billy nel 1999 fa uscire uno dei suoi album più belli: I See A Darkness. Un grande classico che non arrugginisce.

BLUR – 13

I Novanta sono stati anche il decennio del britpop, e di una particolare parabola del gruppo di Damon Albarn, i Blur. In 13 alcune delle più belle melodie del gruppo, come Tender, Coffe & TV e No Distance Left To Run. 13 suona ancora freschissimo.

THE MAGNETIC FIELDS – 69 LOVE SONGS

Un campionario di canzoni d’amore e non per il secolo scorso a cura di uno dei più grandi cantautori americani, il sottovalutato Stephin Merritt e i suoi Magnetic Fields. Tre dischi in uno, 69 Love Songs vi penetrerà dentro come un ricco segreto sussurrato: canzoni che non si scollano di dosso.

MOBY – PLAY

Per proiettarvi immaginificamente in quel 1999, anno in cui viene fuori Play di Moby, mettete su un pezzo come Porcelain: saranno anche passati 20 anni ma potrebbe ancora essere la colonna sonora perfetta per le vostre giornate. E così pure Natural Blues. Play è un classico che ancora oggi gira sul piatto.

NINE INCH NAILS – THE FRAGILE

Trent Reznor colpisce ancora: il suono dei Nine Inch Nails scolpisce come solo a un artista riuscirebbe con il marmo. The Fragile arriva con la forza di un doppio disco, e tutte le ossessioni industrial del gruppo esplodono. Starfucker, Inc. ne sia da prova.

THE FLAMING LIPS – THE SOFT BULLETIN

La voce di Wayne Coyne, atmosfere rock che si fondono a elementi elettronici, i Flaming Lips nel ’99 tirano fuori The Soft Bulletin e spiazzano. Feeling Yourself Disintegrate sintetizza bene lo spirito – soft, convulso – dell’intero album.

2009
10 YEARS

PHOENIX – WOLFANG AMADEUS PHOENIX

Al quarto disco i Phoenix scomodano nomi importanti per giocare a evocare compositori classici come Mozart e Liszt. Non è nulla più di un gioco, perché il disco è fresco, spensierato e danzereccio in pieno stile Phoenix. Una conferma.

ANIMAL COLLECTIVE – MERRYWEATHER POST PAVILION

Provate a fissare attentamente la copertina di Merryweather Post Pavilion: vi darà l’illusione ottica del movimento. Già così capiamo le intenzioni degli Animal Collective, che nel 2009 tirano fuori uno dei dischi più belli dell’anno con tutta la psichedelia possibile. Alzate i volumi su pezzi come My Girls e Summertime Clothes per calarvi decisamente nel meraviglioso mondo di Merryweather.

THE XX – XX

Nel 2009 il debutto degli xx conquista tutti con le sue atmosfere, sin dalla Intro deliziosamente dream pop. Con un sapiente miscuglio di elementi post punk, elettronici, e indie dream pop, gli xx colpiscono nel segno. A dieci anni di distanza il disco è ancora freschissimo.

WILCO – WILCO (THE ALBUM)

Non potevamo tener fuori i Wilco da questa escursione tra i suoni di un cinquantennio, e anche se non si tratta del disco più importante della band di Chicago, Wilco resta un disco da riascoltare, con pezzi come You and I (duetto con Feist) o I’ll Fight. E poi quella copertina chi la dimentica.

GIRLS – ALBUM

Christopher Owens è stato uno degli autori più ispirati in quella fine decennio dei primi Duemila, prova ne sia questo disco di debutto dei Girls, che si chiama semplicemente Album. La freschezza di pezzi come Lust For Life, Laura o Lauren Marie, gira ancora nel cervello: provate a riascoltarlo.

DARK WAS THE NIGHT

Chiudiamo con una chicca del decennio scorso, un album raccolta realizzato da un’organizzazione benefica per la prevenzione dell’AIDS che contiene il meglio della scena indie di quel primo decennio degli anni Duemila. Da Justin Vernon (Bon Iver) agli Iron & Wine ai The National, Grizzly Bear e Sufjan Stevens, Feist e i Dirty Projectors, Dark was the night è un album da cui non si può prescindere neanche oggi, nel gelido inverno del 2019.

E ancora: 2009
Grizzly Bear – Veckatimest
Japandroids – Post-Nothing
Bill Callahan – Sometimes I Wish We Were An Eagle
Dirty Projectors – Bitte Orca
Fuck Buttons – Tarot Sport
The Horrors – Primary Colours
The Antlers – Hospice
1999
Wilco – Summerteeth
Rage Against The Machine – The Battle of Los Angeles
Tom Waits – Mule Variations
The Roots – Thing Fall Apart
Godspeed You! Black Emperor – Slow Riot for New Zerø Kanada
Low – Secret Name
1989:
Nine Inch Nails – Pretty Hate Machine
The Replacements – Don’t Tell a Soul
Lou Reed – New York
New Order – Technique
The Jesus & Mary Chain – Automatic
Spacemen 3 – Playing With Fire
The Cult – Sonic Temple
Madonna – Like a Prayer
1979:
AC/DC – Highway to Hell
Neil Young – Rust Never Sleeps
Michael Jackson – Off The Wall
Van Morrison – Into The Music
The Cure – Three Imaginary Boy
Marianne Faithful – Broken English
The Pop Group – Y
The Stranglers – The Raven

1969:
Tim Buckley – Happy Sad
Janis Joplin – I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!
The Doors – The Soft Parade
MC5 – Kick Out The Jam
T. Rex – Unicorn
Grateful Dead – Aoxomoxoa
The Band – The Band
Creedence Clearwater Revival – Willy and the Poor Boys
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