Gli album italiani del decennio | L’indiependente

Proviamo a raccontare un decennio in musica attraverso una selezione di 20 dischi italiani che hanno segnato gli anni dieci, dischi usciti tra il 2010 e il 2019 e che a loro modo sono riusciti a lasciare un marchio distintivo. Buon ascolto e buon inizio degli anni ’20.

20. MARIA ANTONIETTA – MARIA ANTONIETTA

2012 • Picicca

Quando esce fuori il disco d’esordio di Letizia Cesarini, in arte Maria Antonietta, siamo colpiti come un fulmine a ciel sereno da quel suo modo di cantare, e poi ancora da una capacità di scrittura di canzoni che riescono a conservare un’attitudine punk. E così, alla fine di un decennio convulso, quel disco gira ancora nella testa. (Recensione)

Questa è la mia festa


19. JULIE’S HAIRCUT – ASHRAM EQUINOX

2013 • Woodworm

Ashram Equinox è una commistione di generi, lo spazio è dato tutto alla musica, ma considerarlo un disco ambience sarebbe sottovalutarlo. La potenza degli strumenti si libera e lascia il resto all’immaginazione di chi ascolta. La solitudine di cui diventi schiavo e che ti costringe all’introspezione è forse il primo riflesso che i Julie’s Haircut hanno voluto dare al loro album. (Recensione)

Johin


18. NU GUINEA – NUOVA NAPOLI

2018 • Ng Records

Nuova Napoli è un disco fatto di canzoni-polaroid, l’immagine inquadrata dall’obiettivo appartiene a un periodo storico ben preciso, quello tra gli anni ’70 e ’80. Ma così come dei filtri Instagram possono svecchiare una foto di qualche anno fa, diventando parte stessa della foto, i Nu Guinea ipotizzano che i nuovi strumenti musicali possano diventare una parte integrante di un vecchio modo di fare musica. L’intuizione è più che confermata dai brani di Nuova Napoli in cui il passato musicale del duo, forte delle drum machine e delle loop station, si fonde perfettamente con il sound d’importazione funk, soul, prog della musica napoletana di quaranta anni fa. I Nu Guinea fanno girare sulla puntina il prog napoletano e lo ripropongono in una nuova epoca riattualizzandolo. (Recensione)

Je Vulesse


17. CALIBRO 35 – OGNI RIFERIMENTO A PERSONE ESISTENTI..

2012 • Venus Dischi / Tannen Records  

..o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Uno dei titoli più lunghi del decennio per un disco a cura di un gruppo certezza come i Calibro 35. Alzare i volumi è la strada maestra per apprezzarli.

Massacro all’alba


16. DIMARTINO – SAREBBE BELLO NON LASCIARSI MAI

2012 • Picicca

Ma abbandonarsi ogni tanto è utile. Quando nel 2012 è uscito fuori questo bel disco di canzoni d’autore ce ne siamo innamorati. E anche se poi Dimartino lo abbiamo trascurato un po’ per il resto del decennio (abbandonarsi ogni tanto è utile), Sarebbe bello ancora resta dentro come un sasso, e ricordiamo qualche testo a memoria. Il segno che in fondo non se n’era mai davvero andato. (Recensione)

Non siamo gli alberi


15. CALCUTTA – MAINSTREAM

2015 • Bomba Dischi

Mainstream di Calcutta è fondamentalmente questo, immagini personali che hanno senso in un universo collettivo. Scostiamoci immediatamente dalla corrente generazionale e dai cantori della giovinezza. Siamo in un altro dominio, una lucida rappresentazione dell’oggi che dei suoi protagonisti narra soltanto alcuni aneddoti, ne dà dei punti di riferimento ma sono foto di classe in cui ritrovare quello che siamo diventati. (Recensione)

Cosa mi manchi a fare


14. C’MON TIGRE – RACINES

2019 • BDC

Racines è un titolo-manifesto per i C’mon Tigre: le radici sono quelle della musica e della cultura a cui il duo cerca di risalire in una sorta di archeologia musicale che li porta a scontrarsi con generi, ritmi, strumenti diversi ma che i due fanno propri e che infilano nel loro zaino. I brani di Racines ci fanno perdere all’interno di una serie di incursioni nella musica africana, nel rock, nel jazz e nel trip hop anche in un unico pezzo. L’ispirazione mediterranea è fortissima e palpabile. Fuoriesce dalle note ma soprattutto dallo spirito e dalle atmosfere da olive sulla terrazza affaccio mare e da spezie tra le vie delle città. È una musica ispirata à la Corto Maltese: colta, nostalgica e resa forte dei viaggi in mare e delle culture conosciute uscendo dalla propria terra. Racines è un inno alla multiculturalità e alla molteplicità di generi e stili che vengono fusi e trasposti su pentagramma. (Recensione)

Behold The Man


13. EDDA – STAVOLTA COME MI AMMAZZERAI? 

2014 • PICANE

Stavolta come mi ammazzerai? è il terzo disco della carriera solista di Stefano Rampoldi, in arte Edda, un tempo (lontanissimo), voce e frontman carismatico di quel grandissimo gruppo che furono i Ritmo Tribale. Anche durante l’ultimo decennio Edda ha lasciato il suo marchio stilistico con dischi di sopraffino cantautorato.

Bellissima


12. ALESSANDRO CORTINI – AVANTI

2017 • The Point of Departure Recording Company

Ambient e synth, oscuri mondi, contaminazioni sonore. Con questi presupposti Alessandro Cortini tira fuori un disco sorprendente e affascinante. Come la copertina ci lascia immaginare, sembra quasi di esser finiti a passeggiare tra la neve, rapiti da sound invernali che riecheggiano memorie dell’estate. Tanta nostalgia, tanta avanguardia. Che poi è il giusto mix per affrontare la fine dell’anno. E del decennio.

Perdonare


11. FINE BEFORE YOU CAME – Ormai

2012 • La Tempesta

I Fine Before You Came sono una formazione più unica che rara in Italia. Dal 1999 i cinque componenti del gruppo sono rimasti gli stessi. Non sono fuggiti o inciampati, per più di un decennio tenaci e resistenti alle bufere del mercato. Li ritroviamo anche in quello successivo, senza cambiare marcia e stile.

CAPIRE SETTEMBRE


10. BE FOREST – COLD

2011 • We Were Never Being Boring

L’esordio dei Be Forest, formazione italiana che fa bene ai nostri cuori oscuri impregnati di atmosfere musicali dark. Li abbiamo conosciuti con Cold all’inizio degli anni dieci, ce li porteremo dietro anche negli anni venti. La loro musica si attacca sottopelle, e ci regala quel piccolo grande sogno di contaminazione underground italiana.

 

Wild Brain

 


9. OFFLAGA DISCO PAX – GIOCO DI SOCIETÁ

2012 • ODP

L’ennesimo affresco del nostro paese, un disco di parole e suoni, che ci lega alla nostra terra, senza minimamente preoccuparsi di scomodare la tradizione nazional-popolare. Gli Offlaga Disco Pax sono una certezza: sono sempre riusciti a smuoverci con parole e musica.

Piccola Storia Ultras


8. BAUSTELLE – FANTASMA

2013 • Atlantic Records

Quando esce Fantasma nel 2013 in molti si chiedono se i Baustelle possano essere ancora all’altezza della loro precedente produzione. Il risultato è divisivo, ma resta quell’impronta sul decennio con cui i Baustelle non hanno mai smesso di stupire. Fantasma ha l’intensità di un diario privato aperto al pubblico e che come tale oscilla dal passato al presente e viceversa in modo non sempre intenzionale. Un disco che è un’incubatrice di emozioni e che permette all’ascoltatore, canzone dopo canzone, di far riemergere labili frammenti della propria memoria. Eppure, nessuna Moda del Lento da canticchiare. (Recensione)

Nessuno


7. COLAPESCE – UN MERAVIGLIOSO DECLINO 

2012 • 42 Records

Un meraviglioso declino di Colapesce ha avuto il merito e la semplicità di farci ritrovare parole perdute come occhi, capelli, nuda e cappotto in modo naturale, e in perfetta controtendenza ai tempi che abbiamo vissuto. Una merivagliosa immersione che ancora non ci stanchiamo di fare, di tanto in tanto. (Recensione)

Restiamo in casa


6. MOTTA – LA FINE DEI VENT’ANNI

2016 • Woodworm

La fine dei vent’anni è la prima prova solista di Motta, arrivata al culmine di un percorso musicale che lo ha visto militare nella band punk-new wave dei Criminal Jokers. Un disco di cui difficilmente riusciremo a liberarci – avessimo venti, trenta o quarant’anni. Motta si è imposto come una delle più belle sorprese cantautoriali del decennio.

La fine dei vent’anni


5. LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA – COSTELLAZIONI 

2014 • La Tempesta

Costellazioni abbandona, ma non del tutto, le sonorità con cui Vasco Brondi si era fatto conoscere negli anni zero, trasformandosi in un album di sperimentazione e ricordo, ma di una estrema intimità incatenata alla realtà che descrive. Vasco Brondi, a differenza di tanti italiani con un seguito e un’immagine pubblica forte, ha sperimentato tanto rispetto al passato, scegliendo di raccontare se stesso e gli altri, utilizzando tanti generi fondendoli in un cielo fatto di tante nuvole diverse. (Recensione)

I Sonic Youth


4. I CANI – IL SORPRENDENTE ALBUM D’ESORDIO DEI CANI

2011 • 42 Records

Chi non ricorda Il sorprendente album d’esordio dei Cani? Se non riuscite a ricordarlo forse siete troppo piccoli, o troppo distratti. Una sola parola per definire quel disco: hype.

Velleità


3. MASSIMO VOLUME – CATTIVE ABITUDINI

2010 • La Tempesta

Cattive Abitudini è il disco che segna il grande ritorno di una band che ha fatto la storia della musica italiana alternativa, i Massimo Volume. Uscito a inizio decennio Cattive Abitudini è una stilettata al cuore in pieno stile Massimo Volume. Chi la dimentica quella musica, e quei testi declamati da Emidio Clementi? Torniamo sempre a loro.

Le nostre ore contate


2. VERDENA – WOW 

2011 • Black Out

Scegli me – si apre così WOW, quinto album dei Verdena uscito proprio a inizio del decennio in doppio disco. C’è solo una cosa da fare quando esce un nuovo album dei Verdena: ascoltarlo. E così, a fine decennio, non si può che riascoltarli – come grandi protagonisti di una storia italiana coi volumi alti, suonata, e raccontata con quelle parole che (a forza di sentire) abbiamo imparato persino a comprendere e tradurre.

Loniterp


1. IOSONOUNCANE – DIE

2015 • Trovarobato

IOSONOUNCANE è, dopo tanti anni, il primo punto fermo su cui costruire il futuro di una nuova radiosa musica italiana. DIE è la morte di un musicista strimpellatore che cambia pelle e si mostra in maniera splendente, abbacinante come lo è il sole che brucia la pelle ai pescatori al largo, rinascendo come compositore e arrangiatore sopraffino di là da qualsiasi etichetta. Libertà e ortodossia, questi appaiono i due tratti fondanti del nuovo corso di Incani. Tra sampler, chitarre acustiche, canti femminili, fiati, tocchi percussivi che si fanno ora leggeri ora profondamente sinistri, emerge una voce che abbandona quel tono un po’ monocorde che l’aveva ascritto a una schiatta di cantautori a rischio di anonimato e che qui invece si fa ora carezza, ora grido disperato, sfruttando un’estensione naturale notevole mai fine a se stessa ma che nelle diverse modulazioni veste di diverse sfumature ogni parola che pronuncia e che si ripete nell’arco dei quaranta minuti. (Recensione)

Stormi


Menzioni speciali

AMOR FOU – I MORALISTI

2010 • EMI Italiana

All’inizio degli anni ’10 esce I Moralisti degli Amor Fou, e non potevamo ancora prevedere che il disco avrebbe lasciato la sua influenza sul decennio appena cominciato. Alessandro Raina e gli Amor Fou riescono a essere apripista di una certa sensibilità del panorama indie pop, tracciando la strada di un mescolamento tra la tradizione della musica italiana e certe sonorità indie dal respiro internazionale. I Moralisti è un compendio di indie pop sofisticato e melodico, che farà da ispirazione per le generazioni contemporanee – chi più, chi meno, diventando un ponte tra gli anni ’00 e i ’10. Per il resto del decennio Alessandro Raina ha continuato a scrivere canzoni per altri artisti, forse le conoscete senza nemmeno saperlo.

De Pedis


MARUEGO – CHE NE SAI 

2014 • 2nd Roof Music

Ma il 2014? Niente storie Instagram, Diprè (Bello Figo e Don Capucino anyone?), i Club Dogo e Gemitaiz/Madman, lo SWAG. Una vita fa. Qualcosa di nuovo nella scena rap italiana stava confusamente nascendo e Che ne sai, primo EP dell’italo-marocchino, prodotto dai 2nd Floor, fotografa il momento. Il disco è pieno di soluzioni poi cardine della nuova scuola: plurilinguismo, nonsense, autotune esagerato, interrazzialità, gusto pop, alta memabilità. Quel che segue, il resto, è Instagram Story. (Fernando Giacinti)

Click Hallal


Hanno partecipato: Eleonora Danese, Seppino Di Trana, Simone Fiorucci, Veronica Ganassi, Gianmarco Giannelli, Pier Iaquinta, Fabio Mastroserio, Francesco Pattacini, Mara Stefanile e Vincenzo Iannone, Giovanna Taverni
Grafica: Francesco Pattacini
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