Allen Ginsberg lancia l’hashtag #urlo su Facebook

Non è qualcosa che mi sconvolge in maniere particolari, tipo fino al punto preciso di cogliermi di sorpresa, o forse sì, ma è come quando le sorprese ormai te le aspetti e non c’è più la meraviglia: l’hashtag su facebook insomma, non è una sorpresa anche se è una novità. Perchè questi social che si rincorrono l’uno sull’altro tendono ad appiattirsi sulle mode, ovvero si adeguano l’uno all’altro a quello che le persone scelgono: è un rincorrersi – per dire – di cancelletti # anche su facebook grazie a twitter, e a trumblr, e a instagram, e alla fine anche il più famoso tra i social cede alla moda e vi permette di usare l’hashtag per cercare contenuti, aggregarli, insomma quelle robette lì. Del resto è ovvio che una persona al mattino si svegli con i trend che ha in testa: oggi voglio sapere chi parla dei Sonic Youth, ci metto un # davanti e me lo guardo. Come a cercare conferma di quello che ci interessa. Devo dire che per ora ogni social cerca di mantenere una sua specialità se così vogliamo chiamarla, ma stanno per diventare tutti terribilmente uguali, e capaci di aggregarci per interessi: fosse anche una marca di tonno. ”Tu sei quello che stamattina ha lanciato l’hashtag sulla nuova banconota da 5 euro?””no, io sono quello che l’ha fotografata”. Lo so che il mondo dei social network si divide in poche categorie: quelli che difendono i social network punto e basta, quelli che li criticano a prescindere ma ce l’hanno, quelli che non ce l’hanno per scelta ma ci sono lo stesso perchè se c’è un tuo amico ci sei un poco pure tu, quelli che hanno paura del gran complotto massonico pubblicitario americano che controllerà tutti e della società consumistica che ci aggregherà per contenuti portandoci inconsciamente a comprare una certa marca di tonno perchè ha più hashtag di un’altra, chè è così che vanno le cose, è tutto pensato dalle menti aziendali, dai manager. Di tutti questi aspetti non mi interessa granchè.

Si sta già intasando il social network più popolare di tutti di cancelletti: lo era già prima dell’aggiornamento, ma adesso esiste una possibilità in più, che è quella di cliccare sopra l’hashtag per vedere chi parla di quella stessa cosa – diciamoci la verità, non è veloce come twitter, c’è un passo in più di click e scrolling che ci fa male. Sogno già poesie a forma di cancelletto, con parole chiavi e tag, Allen Ginsberg che fa #urlo e tutti che iniziano a seguirlo, come una moda iniziano a dire: ho visto le menti migliori della mia generazione fottute da un tag; o ancora, interi racconti e romanzi aggiornati per i tempi moderni, tutti a formato 140 caratteri di punteggiatura (dopo che abbiamo sdoganato il sonetto, un ritorno di fiamma con le regole). Dante riletto da Benigni a 140 caratteri, con pausa caffè. Esempio.

L’#urlo di Allen Ginsberg su Twitter:

I saw the best minds of my generation destroyed by madness, starving  hysterical naked, dragging themselves through the negro streets at daw – stop! // new tweet: n  looking for an angry fix, Angel-headed hipsters burning for the  ancient  heavenly connection to the starry dynamo in the machinery of  n – stop!

A cercarlo nei Topic Trend è un gran mal di testa regalato a tutti. Il prossimo passo del futuro quindi sarà: sdoganare i 140 caratteri di twitter, che era una misura estratta allegramente da un panaro di numeri casuali (perchè 140 e non 156?). Il prossimo passo per twitter, per combattere la battaglia a facebook, sarà dare ad Allen Ginsberg la garanzia di arrivare almeno al punto. Intanto però, mentre tutti rincorrono tutti, ci sono grandi occasioni per pubblicare nuove forme di haiku-tweet per le giovani generazioni. A breve intaseranno le librerie e i vostri hashtag.

 

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