Ama te stesso: Oshun live all’Alcazar

Nella mitologia degli yoruba, popolo concentrato principalmente nell’Africa occidentale, Oshun è una divinità femminile che regna sull’amore, sulla fertilità, sulla salute, l’acqua, l’equilibrio.

Nella New York del ventunesimo secolo, in particolare nella New York del 2018, OSHUN è il duo composto dalle giovanissime rapper e cantanti Niambi e Thandi, fresche di debut album, l’interessantissimo bittersweet vol.1. 

Le due trovano l’esordio con un mixtape nel 2015 e cominciano molto in fretta ad acquisire una certa fama online, continuando nel frattempo a frequentare l’università. Non appena arriva la laurea per entrambe le due decidono di fare sul serio e arrivano proprio quest’anno alla pubblicazione del primo full-lenght. Il disco è un riuscitissimo mix di elementi che conosciamo bene: nu-soul e hip-hop su tutti, impreziositi da chitarre ben suonate e dal cantato/rappato veramente convincente di queste due giovanissime, oltre che da una vena “spaziale” e mistica dal che di futuristico, mescolata molto bene a solide base old-school.

 

Fotografia di Giulio Pecci

La loro navicella è atterrata per una sera a Roma, nello specifico all’Alcazar Live, un locale che per programmazione non ha letteralmente rivali in ambito nu-soul, nu-jazz e tutte le tendenze che girano intorno a questi due macro-generi. 

L’orario di inizio del concerto slitta di un’oretta per permettere a tutti di arrivare (d’altronde è domenica, i ritmi sono abbastanza rilassati), così verso le dieci e mezza siamo tutti sotto palco ad aspettare un inizio che non si fa attendere oltre. Accompagnate dal loro dj, mai statico o banale, le due corrono sul palco lasciandosi dietro una scia di energia palpabile, entrando immediatamente nel vivo e cominciando fin da subito a mettere a proprio agio il pubblico che dopo un solo pezzo è già pronto a seguirle fin in capo al mondo. La velocità con cui l’audience è entrata in sintonia con l’energia estremamente contagiosa e positiva delle due è l’elemento più bello e rassicurante. Vestite in modo assolutamente impeccabile di un rosso acceso interno e mesmerizzante che non può lasciare indifferente il cuore di nessun romano, si destreggiano alla grande sul palco, alternando come sul disco cantato e rappato con grande naturalezza ed efficacia, concedendosi anche momenti di estrema spensieratezza “improvvisando” piccole coreografie e passi di danza in sincrono praticamente durante ogni brano. Dal vivo le produzioni che su disco mostravano intuizioni e suoni anche molto interessanti perdono un po’ della loro profondità e non è facile percepire  le diverse sfumature, il tutto è però compensato dalla grandissima tenuta di palco di Niambi e Thandi che ci prendono per mano con l’intento dichiarato di portarci da qualche parte che non sia qui sulla terra. Nonostante questo e il fatto che loro stesse si definiscano in termini molto precisi, ovvero come la manifestazione sonora dell’Afrofuturismo e come le nuove “dee del blocco”, il messaggio che traspare dalle liriche dei brani e dal loro stesso modo di porsi sul palco è decisamente ancorato alla realtà. 

Con la divinità yoruba condividono l’esaltazione dell’amore e dell’equilibrio, interpretati in assoluta chiave terrena, come lavoro su se stessi, come parte di un processo per imparare a rispettare chi siamo e ad amare ognuno se stesso per quello che è, chiave imprescindibile per essere felici e per poter a nostra volta amare chi ci sta intorno. Un messaggio ripetuto come già detto sia nelle liriche che poi in modo anche più diretto e letterale durante il concerto, in un rito pagano che lascia storditi e con un sorriso enorme stampato sulla faccia, lo stesso con le quali le OSHUN sono entrate sul palco e con il quale ne sono uscite, non abbandonandolo mai neanche un secondo per tutta la durata di un  concerto che alla fine raggiunge e supera i sessanta minuti, comprensivi di un bel bis.

Fotografia Giulio Pecci

 

Un concerto elettrizzante che ha fornito un’energia inedita ad una anonima domenica sera romana, che ha mandato a casa tutti i presenti con un umore decisamente positivo e dei messaggi stampati a fuoco in testa che sono stati oro per iniziare qualche ora dopo la settimana con uno spirito più leggero e positivo.

 Le OSHUN sono solo all’inizio e sicuramente musicalmente ci si può e deve aspettare qualcosa di più, ma viste le premesse, in chiave dal vivo e in studio, sono sicuramente fra le più piacevoli sorprese degli ultimi mesi: grazie mille all’Alcazar che ce le ha fatte godere dal vivo in quest’unica data italiana, probabilmente fra qualche anno – quando avranno conquistato il mondo, i presenti domenica potranno dire con un misto di orgoglio e soddisfazione  “io in quella serata di inizio Maggio all’Alcazar ero sotto il palco a ballare con loro”. 

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