Argo: perché dall’America arrivano così tante americanate?

* Avviso: il livello di attendibilità di questa ”recensione” è pari a zero virgola zero periodico.

Ma che cazzo fanno gli americani dietro la macchina da presa? Gli americani quelli che fanno le americanate, con l’eroe di turno che salva il mondo, dove per mondo si intendono in genere esclusivamente quella decina di protagonisti che si trovano in una situazione di pericolo, mentre intorno magari ne muoiono a frotte. In Argo succede proprio questo: c’è una rivoluzione in Iran (quella del 1979 di Khomeini), con assalto annesso all’ambasciata americana e presa degli ostaggi, ma non è questa la trama, niente illusioni. E’ come quando Oliver Stone gira World Trade Center al retrogusto di ”storia di un paio di famiglie prese a cazzo il giorno in cui ci fu un attentato a New York”, eroismo a valanghe. In Argo, che avrebbe potuto essere una storia originale e invece diventa solo quella di come Ben Affleck riesce nella difficile impresa dell’auto-erotismo cinematografico, i protagonisti sullo sfondo sono sei fuggiaschi dell’ambasciata americana che si nascondono in quella canadese per sfuggire la temuta rivoluzione; il vero protagonista è l’attore-regista che con movimenti da film americano riuscirà a salvarli, anche mettendosi contro l’intera Cia, ma del resto per un eroe i particolari non contano, l’importante è portare a termine la missione impossibile, a qualunque costo. Intanto si rincorrono battute stra-copiate da filmacci americani che si fregiano di imitare il linguaggio di John Wayne e Humprhey Bogart senza averne il mordente: ”non fare cazzate!”, ”non preoccuparti, so badare a me stesso”.

Basta osservare le inquadrature per farsi un’idea dello stile auto-erotico del regista: l’eroe che sorseggia dell’alcool, che fuma una sigaretta, che guarda nel vuoto, che si tortura sul letto, che tenta di fare un battuta sarcastica, e intanto tutti gli altri (che ovviamente non hanno mica il livello di coolness del protagonista!) stanno a guardarlo. D’altra parte il nostro non indossa il paio di baffoni da stuntman anni ’70 che invece compare sulle facce degli ostaggi, sarebbe uno sputtanamento per il ruolo di ”salvatore dell’universo con un certo charme”. Non ne parliamo della figura da ciarlatani che fanno i rivoluzionari iraniani in questo film.

Non resta che un appello per registi americani: quando state per fare un’americanata almeno usate una sceneggiatura originale, inventatevi una storia di sana pianta, fate pure i vostri James Bond, ma non vi mettete a giocare con storie vere, perchè poi il pubblico rischia di crederci.

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