Una voce che ha vissuto mille epoche | Any Other allo sPAZIO211

Fotografie di Alessia Naccarato

Dicembre quest’anno è arrivato in punta di piedi portando con sé non solo fredde giornate di sole, ma anche notti senza fine rischiarate dalle prime luci di Natale. Lo scenario è quello classico: da una parte chi non sopporta l’atmosfera di festa e dall’altra chi ama respirare a pieni polmoni questo clima. Any Other è il collante tra queste due tipologie di persone, radunate intorno al palco di sPAZIO211 in attesa dell’inizio del concerto. La sala è quasi vuota quando arriviamo, ma rapidamente inizia a riempirsi di volti alla ricerca di un po’ di calore, quello infuso da un buon cocktail di musica e drink.

A riscaldare l’ambiente ci pensano i misteriosi 72-Hour Post Fight che dopo qualche brano strumentale hanno già catturato l’attenzione dei presenti. Chi sono? Da dove vengono? Controlla su Facebook la loro bio. Non hanno un profilo? Su Instagram sì, ma non ci sono abbastanza informazioni. Sicuramente sentiremo parlare ancora di loro: i lunghi applausi e gli occhi che scintillano tra il pubblico alla fine di un’esibizione sono segnali positivi.

Poco dopo salgono sul palco gli Any Other, la formazione che ruota intorno alla figura della giovane e talentuosa Adele Nigro che, insieme a Marco Giudici alle tastiere e ai synth, a Miles Cooper Seaton al basso e ad Alessandro Cau alla batteria, è tornata il 14 settembre scorso con un secondo album gradito dal pubblico e dalla critica: si tratta di Two, Geography pubblicato da 42 Records, a tre anni di distanza dal precedente Silently. Quietly. Going Away. Siamo curiosi di sentire dal vivo questo disco che sembra appositamente scritto per l’autunno e che ha riempito le nostre camere durante i pomeriggi in cui il sole tramonta sempre prima.

Dopo il tour con Colapesce e la performance sul palco di TOdays, Adele Nigro è di nuovo qui, questa volta non indossa i panni del prete, ma veste se stessa, il viso pulito senza trucco incorniciato da una chioma bionda e fluente, una maglia scura e una minigonna argentata: questa è Adele Nigro, una ragazza di 24 anni con una chitarra in mano e gli occhi che scrutano il cielo.

La sua intensità e la capacità comunicativa fanno venire la pelle d’oca: A Grade è una scala di emozioni, forte, piano, forte, piano, a ricordarci delle sfumature della vita. La voce potente e limpida di Adele ha un vissuto, un bagaglio di storie e di epoche passate. Walkthrough, Breastbone, Capricorn No, la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto.

Sembra che intorno a lei il mondo non esista, lo sguardo sempre rivolto all’insù o a qualcosa che noi non siamo in grado di vedere. Sul palco c’è la vulnerabilità di una giovane donna che sembra aver vissuto mille vite. “E’ un periodo del cazzo, ma ora che sono qui sto bene”. Si mette a nudo e ci spoglia di ogni difesa, non ci sono maschere sulle nostre facce. La versione acustica di Sonnet#4 è un balsamo, ma ci stende. Se fossimo su un ring di boxe avremmo perso il match. Intanto il suono della chitarra è intervallata dal rumore della porta del locale che sbatte.

Two, Geography è una mappa delle emozioni, il live costruito intorno a questo disco cattura completamente, imprigiona e al tempo stesso rassicura come una casa calda quando fuori imperversa la tempesta. La porta del locale continua a sbattere, ma ormai fa quasi parte dell’accompagnamento musicale, anche se a dirla tutta ne avremmo fatto volentieri a meno. La melodia della chitarra unita alla voce di Adele entra in ogni intercapedine dei nostri corpi, insinuandosi negli spazi vuoti. Continuiamo a sentire l’eco delle sue parole ancora nella notte fonda mentre torniamo a casa, più felici. Ci basta tenere stretto questo caldo ricordo per sapere che supereremo anche questo inverno, grazie Adele.

 

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