Battle Royale – Koushun Takami

Quarantadue adolescenti membri della stessa classe, numerati ed equamente divisi per sesso, intrappolati su un’isola deserta, controllati a distanza tramite dei collari e costretti a partecipare a un “gioco” in cui lo scopo è uccidersi a vicenda. No, non è l’ultima trovata di qualche autore televisivo per far fronte ai cali di ascolti del Grande Fratello o de L’isola dei Famosi, ma la solo apparentemente banale trama di Battle Royale, devastante romanzo del giapponese Koushun Takami.
Ambientato nella Repubblica della Grande Asia dell’Est nel 1997, Battle Royale narra di un truce esperimento annuale condotto su una classe di studenti di scuola media estratta a sorte, in cui, appunto, l’unico scopo è quello di creare una sanguinosa guerra di tutti contro tutti, dalla quale dovrà uscire vivo un solo elemento. Sembra una normale gita scolastica, il classico viaggio in pullman, fino all’amara sorpresa: i ragazzi vengono trasferiti su un’isola e ricevono mappe, bussole, armi e generi di prima necessità. Gli viene inoltre legato al collo un collare esplosivo e illustrate le poche, semplici, regole del gioco: la durata è di tre giorni e ci sarà un solo vincitore, tutti gli altri dovranno essersi uccisi a vicenda.
Fuggire? Impossibile. Trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato, provoca l’esplosione del collare; tentare di scappare o di organizzarsi in gruppo, lo stesso; ma anche se nessuno muore in 24 ore, il collare esplode e se, alla fine dei tre giorni, c’è più di un giocatore vivo fa altrettanto. Non c’è, insomma, nessuna speranza se non quella di riuscire ad eliminare uno per uno tutti i propri compagni di classe e questa pesante atmosfera fa sentire il fiato sul collo del lettore sin dalle prime pagine.
Cinico, violento e, per qualcuno, difficilmente digeribile, Battle Royale si pone nel vasto filone dei romanzi distopici, presentando una situazione estrema che toglie il fiato e, grazie ad una narrazione rapida e ricca di colpi di scena, mette in mostra la crudeltà e la spietatezza umane alimentando un pesante senso di irrequietezza in chi legge. Così, capitolo dopo capitolo, uno, due o più personaggi per volta perdono la vita con modalità brutali, spesso all’interno di scene in cui domina una calma apparente.
Takami, con un’incredibile abilità narrativa, scava a fondo nella psicologia dei singoli giocatori, nella forza e brutalità degli alunni più efferati o nell’incapacità di far fronte a una tale violenza da parte dei personaggi più deboli, costantemente in bilico tra l’ormai perduta lucidità e la follia indotta da tale situazione. Con il suo stile violento e distaccato, l’autore nipponico sconvolge, spesso disgusta, eppure spinge ad andare oltre, a proseguire senza sosta in una lettura che si rivela quasi masochistica per la sua capacità di bastonare con le parole il lettore e di annullare qualsiasi sua convinzione sui buoni sentimenti umani.
Battle Royale si fa divorare pagina dopo pagina (nonostante la lunghezza) disorientando continuamente chi legge, e, sfruttando una situazione irreale estremizzata oltre ogni umana ragionevolezza, si rivela come un controverso viaggio introspettivo nell’animo umano, un viaggio crudele che lascia infine, tuttavia, anche uno spiraglio a un’umanità che non intende cedere completamente le armi alla brutalità.
Consigliato… purché si abbia il coraggio di arrivare in fondo!

«Ora voi potete anche pensare che questo sia un gioco orribile. Ma la vita è piena di imprevisti. Ascoltate, dovete sempre mantenere l’autocontrollo al fine di reagire in modo opportuno agli imprevisti. Allora considerate questa un’esercitazione. Inoltre, uomini e donne verranno trattati nello stesso modo. Non ci saranno svantaggi per nessuna delle parti. Tuttavia ho delle buone notizie per voi ragazze. Secondo le statistiche del Programma, il 49 per cento dei sopravvissuti vincitori era di sesso femminile. Il motto qui è: “Sono proprio come gli altri e gi altri sono proprio come me”. Non c’è niente di cui aver paura. »

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