Beach House @ Piper Club

10 Marzo 2013

Piper, Roma

a cura di Francesco Chianese, con foto di Lucio Carbonelli

Arriviamo al Piper riemergendo dalla Napoli – Roma diventata un’enorme pozzanghera, al termine di un viaggio che sembrava interminabile, per impilarci davanti all’ingresso del locale e trascorrere una buona mezzoretta fuori, nonostante fossimo tutti già muniti di biglietto. Una tale attesa non poteva che restituirci il mood migliore per assistere ad un concerto, e la location assolutamente appropriata ha aggiunto il resto: il rosa shocking delle mattonelle e dei divanetti di pelle, i lustrini, la prateria di faretti sul soffitto del Piper ci introducono ad atmosfere disco dei Seventies che si abbinano meravigliosamente alle posture glam di Victoria Legrand, e gli effetti di scintillio della sua giacchetta di paillettes che, come la classica palla argentata, rifrange le luci colorate sono solo una delle tante magie che i Beach House hanno preparato per accoglierci e immergerci nell’atmosfera dream pop che, sentendo il disco nella spoglia solitudine delle nostre stanze, potevamo solo immaginare.

Quando parte Wild, primo pezzo da Bloom, siamo già totalmente immersi nel loro mondo, i movimenti rarefatti e la soffice voce della magnetica singer ci prendono per mano e ci accompagnano per oltre un’ora e mezzo in questa dimensione onirica. Le pareti del locale sono inghiottite dai giochi di luce meravigliosi e un sospiro di stupore generale accoglie il momento in cui, sulle note di The Hours, dal buio improvviso appare tutta una moltitudine di lucine come stelle a trafiggere la distesa del cielo. La scaletta è ricca – una buona quindicina di pezzi, bis compresi – e privilegia il disco nuovo e quello precedente Teen Dreams, due degli album più intensi sentiti negli ultimi due anni. I pezzi più attesi ci sono tutti – Lazuli, Wishes, Myth, dall’ultimo, Norway e Zebra dal precedente – ma non manca chi lamenta l’assenza di Walk in the park o Better times. Eppure, suonerà paradossale, ma quello che mi sento sia mancato a questo concerto forse è proprio… la musica. Nonostante il gran lavoro della Legrand, di Alex Scally, inesauribile chitarrista che completa il duo di Baltimora, e del batterista Daniel Franz prestato al live set per l’occasione, a chiudere gli occhi per qualche minuto, era difficile scrollarsi di dosso la sensazione di stare ascoltando, semplicemente, un disco.

Va bene che questo è indice di una esecuzione perfetta, ed eravamo già consapevoli che dal vivo i nostri sarebbero apparsi un po’ freddini, ci può anche stare che sia un problema del genere, dei suoni così artefatti e della voce così piena di effetti. Sarebbe ingeneroso dire che non ne sia valsa la pena, comunque: il live dei Beach House suona preciso, giusto, perfetto, un po’ freddo, e sia, non troppo trascinante, ma è stato un concerto bello, e pazienza, se c’è più scintillio che trasporto, se viene fuori poca passione e tanto talento. Victoria e Alex hanno decisamente meritato più di un applauso. Anche se non sono sicuro che tornerei a sentirli di nuovo proprio domani.

SETLIST:

Exit mobile version