Bruce Springsteen contro la tolleranza zero all’immigrazione di Donald Trump

La politica sovranista e di tolleranza zero all’immigrazione di Donald Trump sta facendo parecchio discutere, soprattutto per aver causato la separazione forzata di tanti bambini dalle loro famiglie, dopo la decisione dell’amministrazione Trump di smettere di applicare trattamenti “privilegiati” nei confronti di adulti con minori che entrano illegalmente negli States. Secondo Trump i minori erano utilizzati dai genitori per entrare nel territorio statunitense, ma nel paese il dibattito sembra essere molto caldo soprattutto a seguito di inchieste e di immagini che raccontano la tragedia dei minori allontanati dai genitori. Persino la first lady Melania Trump non si è risparmiata in un appello ai repubblicani e al Presidente-marito per riformare queste leggi.

Anche il mondo della musica intanto si mobilita negli Stati Uniti. Dopo Aaron Dessner dei National e Lauren Mayberry (Chvrches), che hanno deciso di fare donazioni alle associazioni che si occupano di riunire queste famiglie, l’ultima voce che si è levata è quella forte di Bruce Springsteen. Il cantante americano ha condannato durante un concerto con una certa decisione la politica inumana di Trump e una legge che ha l’effetto di separare dalle proprie famiglie migliaia di bambini. Ha inoltre suonato una versione di The Ghost of Tom Joad, una canzone di protesta registrata nel ’95 e ispirata a un personaggio dei romanzi di Steinbeck, che viene riformulata secondo le nuove immagini di disuguaglianza contemporanea: “Wherever somebody’s fighting for a place to stand/Or a decent job or a helping hand/Wherever somebody’s struggling to be free/Look in their eyes, Ma, and you’ll see me.”

Se volete leggere una delle storie di famiglie separate ne trovate una qui

 

 

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