Ho cercato la Jihad e l’ISIS sulla darknet

Che cos è il deepweb o darknet?

L’internet al quale possiamo accedere da Google è solo una piccolissima percentuale di tutto ciò che è in rete e una buona parte non è proprio raggiungibile nemmeno dal nostro browser di fiducia digitandone l’indirizzo.

Si tratta infatti di siti con url criptati, dimenticatevi il www.ciao.it, parliamo di indirizzi tipo http://hagwe7dg.onion (finiscono tutti in .onion) accessibili solamente via tor, e che aprono un’infinità di porte verso servizi e commerci illegali, vendita di droga come di hacking, furti di carte di credito come di qualsiasi altra cosa, assassini a pagamento o in crowd funding ecc. Il tutto acquistabile anonimamente e in bitcoins.

In questa nuvola nera sono molti anche i siti pro lotta musulmana o pro qualsiasi altra lotta, come i portali di informazione jihadista.

Ne ho trovati un paio molto interessanti e ne ho tratto qualche considerazione.

(I link se cercate bene li trovate anche voi, non ve li posto così da non disturbare, per esempio, l’FBI)

Da qualche mese siamo sottoposti ad una massiva esposizione mediatica contro questi guerriglieri vestiti di nero, violenti e pericolosi, decapitatori di occidentali che si facevano chiamare ISIS e ora solamente IS.

Il mio sempreverde approccio alla risoluzione pacifica dei conflitti, mi ha portato fin dall’inizio a discutere animatamente con amici e persone che la pensavano in modo diverso da me, che, agitati dal terrore mediatico simpatizzavano per la distruzione di questi gruppi con un attacco violento e che non andasse troppo per il sottile.

La possibile morte di civili innocenti? L’inizio di una nuova guerra? Un rischio da correre il primo, l’inevitabile soluzione la seconda.

Con il tempo e l’evoluzione dell’impropriamente definito (in quanto autodefinito) Stato Islamico, l’avanzata dei guerriglieri, le notizie dei bordelli istituiti da donne arabo-inglesi dove i soldati dell’ IS violentano ripetutamente ragazze e bambine prese in ostaggio, bè, il mio parere si era inasprito. Avevo cominciato a meditare sul fatto che, se la violenza di una guerra non è mai la soluzione migliore, forse una reazione armata contro l’IS doveva considerarsi inevitabile.

Ora sto scrivendo con Tor aperto, bevo un tè verde e scavando nei meandri della rete nera ho trovato punti di vista sul conflitto leggermente diversi da quelli ai quali ero abituato.

Alcuni siti sono metà in arabo e metà in inglese e ne trovo senza troppi problemi uno che incita a donare “alla causa islamica” inneggiando ad una e vera propria guerra, dicendo che ci troveremmo ora ad un punto focale nella storia del “conflitto”. Le mail di informazione sono ovviamente mail Tor e le donazioni sono possibili in ogni natura, ma quelle non in bitcoin devono essere approvate da una fantomatica e non definita amministrazione del sito e della causa. Mi chiedo se sia effettivamente un canale utilizzato per finanziare lotte armate in medio-oriente o uno dei tanti siti truffa che girano sull’internet nera. Dato che non ci sono feedback a fondo della pagina che dicono “ottimo servizio, jihad veloce ed efficace” o tantomeno le stelle per il sito, deduco che sia difficile, se non con il passaparola, verificarne “l’onestà”.

Vado avanti e mi imbatto in un portale di informazione. Lo trovo particolarmente interessante perché parecchio diverso dai nostri, ma non per questo riportante informazioni false, anche se in alcuni casi non accuratissime o altamente propagandistiche. Penso al fatto che siamo quotidianamente circondati da immagini e video di atti terroristici perpetrati ai danni dell’occidente, abbiamo letto dei raid aerei di USA e Francia in Siria e Iraq e della morte di diversi civili nel corso dei bombardamenti.

Non abbiamo idea di come tali notizie siano presenti su questi media semi clandestini.

Esattamente come le nostre testate giornalistiche danno eco alle decapitazioni, o all’importanza della distruzione di pozzi petroliferi utilizzati come fonte di sostentamento dall’IS, su un paio di siti ho trovato le notizie nei dettagli dei centri abitati distrutti dal “nemico” Stati Uniti, del numero di donne e bambini uccisi. Numeri che sono descritti con una particolare accuratezza, corredati da foto agghiaccianti sempre in prima pagina o all’inizio dell’articolo.

L’effetto sul lettore è totalmente opposto e le notizie presentate da un punto di vista assolutamente ribaltato.

Se poi consideriamo che gli updates dall’IS vengono dati anche via twitter, abbiamo un’idea della portata dei nuovi media nella questione.

Una volta prese le (già annunciate) imminenti decisioni e inasprimenti da parte di Twitter e Google la darknet diventerà però probabilmente ancor più popolare per diffondere news e reclutare miliziani. D’altronde ha già aiutato le primavere arabe ed è da tempo un mezzo privilegiato di comunicazione e informazione da parte di giornalisti ed attivisti politici in regimi oppressivi.

Finisco poi su kavkazcenter.com, un portale russo di news dal medio oriente, presente sia in versione dark che accessibile da google, che si definisce indipendente e finanziato da donazioni private. Leggo in una lettera di Abdul Quadir Awdah un’attenta selezione di spezzoni del corano recitanti punizioni non solo celesti ma anche terrene per chi non crede, come un sacco di belle cose per chi è devoto ad Allah, l’universalità della giurisprudenza musulmana e la sua perfezione. L’articolo, piuttosto lunghino, è illuminante quanto terribile. Citando Abdul Quadir Awdah:

“If one scrutinizes the rules and laws of Islamic jurisprudence, one becomes satisfied that they are complete, without defect. They embrace and organize matters concerning individuals and societies, the personal status, dealings and all sorts of private transactions, government and administration, political affairs as well as other matters concerning nations and their relations with others during war and peace. The Islamic jurisprudence is not limited either in time or in space, or in to applicability to one nation and non-applicability to another. They are in force in eternity, and they will always meet the requirements of time, until there is no more life on the earth.
The Islamic laws were pushed aside only because they were not referred to and not because they became worthless, or they had to be changed. Their foundations are so strong, that they are applicable in any place at any time. They do not change and are not cancelled as man-made laws.”

Un pochino altisonante, ma serve a capire il mindset nel quale è inserita la questione.

Continuo a leggere e trovo particolarmente interessanti alcuni passaggi su una proto-islamica lotta di classe in cui sempre Abdul Quadir Awdah nomina una certa degenerazione morale a sua detta soprattutto presente nelle classi più elevate, dovuta al fatto che è per gli appartenenti all’upper class più difficile essere puniti dalle leggi dell’uomo, che contrariamente a quelle divine sono imperfette.

Sempre su kavkaz trovo una lettere di Abu Muhammad Al-Maqdisi, conosciuto anche come colui che ha insegnato al fondatore di Al Qaeda in Iraq tutto quello di cui aveva bisogno. Abu Muhammad Al-Maqdisi parla dell’IS e lo dipinge come un gruppo di frettolosi e irrispettosi violenti, totalitari ed intransigenti.

“It is Paradise and protection of the Muslims from all evil, not a call or invitation to evil… The Caliphate should be a haven and safe place for every Muslim… not a threat and a matter that intimidates and brings worry to the minds…
It is the dream of the Muslims that they are trying to achieve, so do not maim this beautiful dream with your bullets that split open the heads of those who oppose you, and spill what is inside!! Instead, achieve it, if you wish, while having mercy for the Muslims and supporting the oppressed.”

Parole che sembrerebbero quelle di un illuminato uomo di pace. Peccato che parliamo dell’uomo che l’Accademia Militare degli Stati Uniti ha definito senza mezze misure “the most influential living Jihadi Theorist” (e torniamo alle righe sopra sulle guerre sante e le punizioni per gli infedeli). Le parole di Abu Muhammad Al-Maqdisi suonano nella mia testa come quelle di un vecchio saggio che ammonisce un giovanotto troppo impaziente. Il leader spirituale di al-Qaeda mette in guardia chi potrebbe simpatizzare per l’IS, ricordando che l’organizzazione terroristica ha perso la stima di ogni studioso islamico illuminato, di ogni autorità spirituale che conti, lamentando ripetutamente questa frammentazione tra musulmani.

Dato il casino totale della situazione di Siria, Kurdistan, Iraq e stati limitrofi, fatta di così tanti e tanto diversi gruppi, alleanze e interessi in gioco, è proprio qui che, in effetti, la mia speranza resta riposta. In una strategia volta alla marginalizzazione (in primis) dell’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi ed eventualmente, accettando il fatto che si è passato il limite, anche in un isolamento degli estremismi affini. In una presa di coscienza globale da parte dei musulmani e una discesa in piazza, un muro forte contro una violenza totalitaria ed un’efferatezza esacerbata probabilmente da anni di mala politica estera occidentale e neo-colonialismo americano, che ora deve essere fermata con una strategia militare e culturale intelligente. L’IS ha imparato dagli errori commessi da al-Qaeda, per esempio non basando il proprio finanziamento solo attraverso donazioni estere facilmente intercettabili, bensì sul petrolio e su un vero e proprio sistema di riscossione delle tasse, ha imparato dalle primavere arabe l’uso dei social network e dei canali internet.

Noi abbiamo imparato dagli errori nelle nostre politiche passate?

Il rischio è l’eterno ritorno dell’identico, in questo caso una lunga serie di conflitti in medio oriente e un terrorismo in occidente che a detta di Gilles De Kerchove, coordinatore UE contro il terrorismo, dobbiamo aspettarci come “inevitabile”. Si aggiunge poi la dichiarazione del premier iracheno, che parla all’ONU di imminenti attacchi alle metro di New York e Parigi.

E sempre all’ONU, il presidente dell’Iran sull’IS dichiara: “Non parlano un’unica lingua, non sono di un unico colore nè di un’unica nazionalità, sono arrivati in medio oriente da tutto il mondo… Hanno un’unica ideologia, che è la violenza e l’estremismo e hanno un unico obiettivo, ossia la distruzione della civiltà. Sono stupito che i membri di questo gruppo di assassini chiamino sé stessi ‘islamici’

C’è quindi il brutto sospetto che l’identico non sia poi così identico, che muova da radici culturali e retaggi differenti e complessi e ritorni ogni volta più agguerrito ed incazzato.

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