Che si narra in Egitto nel post-Mubarak

  Sono dodici i candidati che si sfideranno alle elezioni il 23 e 24 Maggio: finalmente il potere passerà dalle mani dei militari ai civili? Sono passati 15 mesi dalla caduta di Hosni Mubarak, e nessuno dei candidati dovesse raggiungere la maggioranza assoluta molto probabilmente si riandrà al voto a giugno. Cosa strana, il presidente verrà eletto prima della messa a punto della Costituzione (il Consiglio Supremo delle Forze Armate, attuale guida egiziana, insiste molto per terminare la Costituzione entro il 30 Maggio, giorno in cui si insidierà ufficialmente il presidente, ma sembra improbabile).

Vediamo i 12 candidati nel dettaglio cominciando dai quattro favoriti.

Amr Moussa, già ministro degli esteri nell’era Mubarak, è l’uomo di esperienza del lotto, chi lo sa se ce la farà coi suoi 75 anni di modernismo d’assalto. Abdel Moneim aboul Foutouh ha un nome difficile da ricordare, ex membro dei Fratelli Musulmani, espulso per divergenze di opinione, che hanno preferito puntare su altri nomi, tipo quel Mohamed Morsi poco conosciuto in Egitto, ma molto attivo nella Fratellanza. La figura più legata al regime Mubarak però è sicuramente quella di Ahmad Chafiq, che tentò di disinnescare le proteste di Piazza Tahrir in piena rivoluzione nello scorso gennaio (venisse eletto ha già annunciato nominerà un vicepresidente islamista).

E ancora, molto solo a sinistra c’è Hamdeen Sabahi, di cui si dice che è l’unico riformista che ha una vera chance di essere eletto per aver ottenuto il sostegno degli egiziani rifugiati all’estero; menzioniamo anche l’indipendente Hamdeen Sabahi.

Per chi avesse voglia di approfondire Al Jazeera ha realizzato una scheda interattiva con tanto di countdown sulle elezioni. Adesso vediamo che ne sarà di queste rivoluzioni e primavere arabe, o se ancora una volta dietro la faccia bella della democrazia si nasconde qualche inghippo.

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