Jamie xx – In Colour

Se avete letto La Scopa del Sistema di David Foster Wallace sapete di cosa sto parlando: quella che fa Jamie xx è proprio musica per “dimenarsi al suono di ritmi sguaiati”.

Se non tenete conto (ed è difficile farlo, data la rilevanza dal punto di vista musicale) di We’re New Here (2011, XL Recordings) il remix di I’m New Here che Jamie Smith mise a punto con proprio con Gil Scott-Heron, si può ben considerare In Colour il disco d’esordio da solista del producer, dj e testa dei The xx.

Uscito sul finire del maggio di quest’anno per la Young Turks (label londinese che annovera nel proprio rooster artisti del calibro di FKA Twigs, SBTRKT e gli stessi xx), il debutto di Jamie Smith si presenta come un’esplosiva dichiarazione d’amore nei confronti della club culture (albionica e non) degli ultimi vent’anni. Seguendo la rotta tracciata con We’re New Here, Jamie xx propone una commistione perfettamente organica tra i ritmi al limite del tribale dei primi Chemical Brothers (quelli di Dig Your Own Hole, per intenderci) e le rarefazioni stellari di artisti più contemporanei, come Holden Jon Hopkins.

In un mare di sampler e stratificazioni scadere nel compilativo è un rischio estremamente facile da correre se l’intento è quello di celebrare un ventennio di musica elettronica: la bellezza di questo lavoro sta proprio nell’identità fortissima con cui è scritto, mixato e prodotto. Avvalendosi della collaborazione di Four Tet per quanto riguarda la produzione, molte delle canzoni di questo disco, specialmente quelle che vedono la collaborazione degli altri due xx alla voce, sono in perfetta continuità con le composizioni precedenti del producer inglese.

Il risultato consta in 43 minuti di musica elettronica incredibilmente era-defining e trasversale, in cui i pezzi che fanno maggiore presa sono Seesaw (con Romy Madley Croft alla voce), Stranger In a Room (quello che, data la presenza di Oliver Sim, ricorda di più i primissimi xx) e Obvs.

L’elettronica contemporanea ritrova la forma-canzone in un disco imperdibile che, oltre a rendere omaggio alla club culture, aggiunge un prezioso tassello all’eterogeneo mosaico della musica elettronica.

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