Cover Story: Underground Heroes

Oggi vogliamo raccontarvi una piccola storia, che non è una storia di rivoluzione ma una storia di ricerca.

Negli ultimi tempi a L’indiependente ci siamo trovati a confrontarci sull’idea di “esportare” qualcosa che somigli alla copertina di un magazine dalla carta al web. Come fare a comunicare un concetto – quello di storia di copertina – così fisico, legato alla stampa, e alla vecchia idea di fare un giornale, su una webzine?

Forse perché siamo ancora affezionati alla carta, o a quello che è l’autentico spirito di “animare una rivista”: inquadrare e raccontare storie. Intorno alle copertine si anima la più autentica delle proposte al lettore. È nell’atto stesso di fare proposta che si stimola quella naturale curiosità che ci porta ad affezionarci a una rivista, e non a un singolo pezzo. È stata questa la nostra maggiore preoccupazione nel voler creare qualcosa che somigliasse a una storia di copertina, che resti fissa per un mese a raccontarsi negli occhi del lettore, mentre una collezione di articoli si compone intorno a lei.

Con questa terribile vocazione nella testa oggi nasce la prima storia di copertina de L’indiependente, che ruota tutta intorno a un unico focus e tema: Underground Heroes. Gli eroi underground sono quelli rimasti un po’ ai margini, forse nel corso della vostra vita avrete avuto a che fare con queste anime ignote dallo spirito folgorante. Perché l’eroismo a volte si nasconde, civetta con il sottosuolo, o semplicemente – come cantava il grande Duca Bianco – si può essere eroi anche solo per un giorno. Citando l’ultra-citato David Foster Wallace, “il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno. Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa”.

A questi eroi messi ai margini (dalla loro storia, dalla loro vita, o dal caso), e a cui si tende a dare meno spazio, dedichiamo la copertina di Novembre de L’indiependente. E fa niente se non è una copertina classica, di carta: avete tutto lo spazio dell’immaginazione per fare un giro su questa cosa nuova che è la cover vocata al web. I personaggi e le storie che abbiamo scelto poi sono tutti da ri-scoprire, e affolleranno la homepage per tutto il mese, fino al prossimo appuntamento di metà Dicembre. Come se vi foste portati il giornale a casa e lo aveste buttato sul letto in attesa di leggerlo.

 

Eccoli, i nostri eroi underground.

Daniel Johnston, forse l’espressione più sincera di quella outsider music che ha vissuto ai margini dell’industria discografica. Johnston ha dato il suo addio alla musica con un ultimo mini-tour proprio questo autunno, e noi ripercorriamo la sua leggenda. Christa Päffgen, meglio conosciuta come Nico, a cui la regista italiana Susanna Nicchiarelli ha dedicato un film (Nico, 1988) che è uno spaccato di quanto di fuori dall’ordinario ci fosse in questa donna, soprattutto nella parte finale della sua epopea tragica. L’altra Nico, quella di cui abbiamo parlato con la Nicchiarelli in un’intervista, è quella che vogliamo raccontarvi – e non a caso la sua storia è legata anche a quella di una band che era veramente Underground.

Lo scrittore americano John O’Brien, suicidatosi nell’aprile del ’94 con un colpo di pistola (sì, proprio come un altro eroe che si è ammazzato nello stesso aprile in quel modo), e quel suo romanzo – Leaving Las Vegas – che forse conoscete più per la trasposizione cinematografica con Nicholas Cage, che per l’autentico dolore quasi autobiografico che potrebbe trasparire dalle pagine e le parole di O’Brien. E infine – last but not least – Stefan Sagmeister, il provocatorio designer austriaco che con le sue opere è riuscito a solcare i limiti del graphic design per entrare nel mondo dell’arte. Che si tratti o meno di arte, Stefan è sicuramente una rockstar, e non solo perché è autore di artwork di cover di album (dai Rolling Stones a Lou Reed), che gli sono valsi anche dei Grammy.

Queste quattro figure sono legate da un fil rouge che le accomuna: anche se si tratta di personaggi e storie che hanno animato mondi diversi – dalla musica al design – i nostri quattro eroi (tutti un po’ maledetti a modo loro) raccontano la trama nascosta delle battaglie combattute ai margini, anche quelle contro i proprio dèmoni. È lì che abbiamo voluto scavare.

Una grafica che tenga insieme i mondi.

Tutto questo non sarebbe immaginabile senza una cura grafica diversa che renda l’idea di come vogliamo tenere insieme i pezzi di una storia, tutti i suoi mondi e le sue contaminazioni. Come ci insegna uno dei nostri eroi underground, anche il design può essere un’arte, e a volte somiglia a quell’arte che rende più chiaro l’impossibile. Creare un’unità grafica era un aspetto importante per ricreare nell’immaginazione del lettore una storia di copertina.

Tutto questo aspetto grafico è stato curato da Francesco Pattacini. Design che vi accompagnerà nella homepage de L’indiependente come una vera e propria sezione per tutto il mese, insieme alle storie – marginali o meno, comunque sia vive – dei nostri piccoli grandi eroi.

Progetto grafico a cura di Francesco Pattacini


Indice: 

Daniel Johnston: eroe del folktale underground

Nico, o anche Don’t Call Me Nico

John O’Brien: la scrittura come salvezza dal baratro

Stefan Sagmeister: la vita tra design, arte e rock’n’roll

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