Darsi fuoco.

È vero, il papa si è dimesso e tanti cuori pieni di fede si sono spezzati. Pistorius ha ucciso la super modella che si portava a letto, i bancomat della Montepaschi fanno uscire soltanto manette e lo spazio bombarda la Russia. C’è poi la campagna elettorale italiana e Sanremo. E poi ci sono gli ivoriani che si incendiano a Fiumicino, a 19 anni, perché gli è stato negato il permesso di asilo (Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Art. 10 comma 3 della Costituzione Italiana). È successo circa tre giorni fa. Il ragazzo si stava recando al terminal per essere espulso, nella sua borsa una tanica piena di benzina e di speranze tradite. È bastato un attimo e il fuoco è divampato, senza rivendicazioni politiche o di martirio. Lontano dai monaci tibetani che si danno fuoco in Cina, lontano dai kamikaze di Kabul. La disperazione e un ragazzo che a casa sua non ci voleva tornare.

Il 23 Gennaio gli viene notificato il respingimento della domanda di asilo politico, secondo le leggi italiane ha 15 giorni di tempo per presentare ricorso, ci rinuncia, forse perché non lo sapeva o perché non voleva passare altro tempo dietro le sbarre, così si trattano i rifugiati in Italia senza permesso. Parte per l’Olanda, magari per raggiungere parenti fuggiti prima di lui. Da Amsterdam viene rispedito in Italia, secondo il Regolamento di Dublino, vigente in tutta l’Unione Europea. Il 14 Febbraio si reca al Terminal 3 di Fiumicino, i documenti di espulsione e la borsa. Dopo, solo le sirene dell’ambulanza, un agente ferito e un estintore vuoto. Ma, lui, dove finirà?

Il Regolamento di Dublino prevede che ogni stato membro, davanti ad una richiesta d’asilo, passi al vaglio la domanda per poi indirizzare il rifugiato verso un paese europeo, così da evitare il cosiddetto asylum shopping (la richiesta a più stati membri) e il continuo vagare dei rifugiati tra uno stato e l’altro in attesa dell’effettivo riconoscimento. Ciò che viene evidenziato dalle organizzazioni dei diritti umani, come l’UNHCR, sono le difficoltà di applicazione e i limiti di questo trattato. I tempi di riconoscimento procedono a rilento, i diritti spesso non vengono riconosciuti e nell’attesa dell’esito può essere prevista la detenzione, che tu sia un perseguitato politico, un minorenne o un terrorista. Uno dei pochi casi di orizzontalità del nostro paese, in cui ognuno ha l’egual diritto di essere incarcerato, in attesa che la burocrazia più lenta del mondo arrivi ad un esito. Comprendere il gesto di questo ragazzo, una volta informati dei fatti, non è molto difficile. Non è neppure la prima volta che l’Italia finisce nel mirino di critiche di questo tipo, nel 2011 La Repubblica mostrò un video in cui i rifugiati, riconosciuti dal governo, erano costretti a vivere nella povertà più completa, ma si sa, quelli che vengono dall’Africa o spacciano o non hanno voglia di far nulla. È di questo Gennaio il rapporto di Human Rights Watch: “solo il 30 per cento di coloro che sono arrivati dal Nord Africa ha ricevuto oggi una qualche forma di protezione, tra cui lo status di rifugiato, protezione sussidiaria o umanitaria, o il permesso di rimanere nel Paese”. Insomma, se dovete proprio scappare, non venite in Italia, che vi può andare pure peggio.

A diciannove anni la disperazione si porta nelle taniche di benzina e le risposte della politica sono lente, da campagna elettorale, non trovano soluzione: «Siamo di fronte all’ennesima tragedia provocata dal Regolamento Dublino, questo giovane ragazzo chiedeva di essere protetto» ha commentano Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati. L’Italia si dimostra, ancora una volta, un paese che di democratico ha solo il televoto, ma solo se hai l’Iphone e non arrivi a fine mese. Il fuoco del ragazzo si è spento, come i riflettori su questa spinosa questione umanitaria, non è più in pericolo di vita. L’Italia è un paese che ti cura, ma non ti previene il male, dagli ospedali pieni, e senza soldi, ma senza prospettive, anche per gli italiani, perché, prima o poi, finiremo rifugiati anche noi, in fuga da questo paese.

 


 

Alcuni Link Utili:
Regolamento di Dublino
Rapporto Human Rights 2013

Exit mobile version