Daughter – If You Leave

Daughter, pseudonimo sotto il quale si nasconde la voce vellutata della londinese Elena Tonra, accompagnata dal chitarrista e amico Igor Haefeli e da Remi Aguilella alle percussioni, è sicuramente non solo uno dei progetti più interessanti dell’anno, ma soprattutto una boccata d’ossigeno tra tanti cloni indiepatici che non cessano di proliferare di questi tempi. If You Leave è l’album di debutto della formazione inglese, che dopo due Ep, His Young Heart e The Wild Youth, usciti entrambi nel 2011, conferma le alte aspettative che da tempo circolavano intorno al disco, primo di una lunga serie, gli auguriamo.

Dieci tracce dal sapore nostalgico, piene di tenerezza e luminose a differenza di quello che si potrebbe pensare dando particolare attenzione alle storie raccontate nei testi. Elena Tonra è in grado di esorcizzare gli inverni freddi del cuore grazie ad una voce che già in molti hanno paragonato per certi versi a quella di Florence Welch, di Adele o di Romy Madley Croft degli XX. Quello che stupisce ancora di più in realtà è che un canto così soave e celestiale si possa elevare dall’oblio delle tenebre con un forza tale da riempire completamente la mente e da sovrastare la musica che intanto si è ridestata come in Smother, uno dei brani più intensi e significativi in cui le nevrosi lasciano spazio al riposo e lo stress urbano viene spazzato via dal richiamo della natura, fino ad avvicinarsi sempre più alle proprie origini, quelle viscerali, motivo di vita, ma anche di sofferenza. Una canzone dai riverberi solenni, che già ad un primo ascolto rivela quali siano le paure e le inquietudini provate dalla giovane Elena.

Conflittuale il rapporto con l’età più fresca e bella, così facile a sfiorire come dimostrato in Youth, brano che i più attenti già conoscono, contenuto nel precedente Ep, dalle ritmiche energiche, in cui ha centralità la lotta per la sopravvivenza dei valori e dei sentimenti: l’apatia è sempre dietro la porta, ma le percussioni e i synth sono l’artificio perfetto per scrollarsela via. Anche la first-track, Winter possiede vitalità in contrasto all’algida bellezza della voce di Elena riflessa in drastiche virate elettroniche. Ulteriori scariche di adrenalina provengono da Still, primo estratto del disco, di cui il video ha già avuto un record di visualizzazioni sul loro canale di YouTube. La notte è culla di sonni svezzati dal tormento dell’incubo, ma rincuorati dal calore di un respiro, di un abbraccio, di un bacio, di sillabe sussurrate dolcemente ancora incatenate al dormiveglia. Un beat dai tratteggi pop, ma elegante, in cui ogni nota corrisponde ad un singhiozzo celato, ad un tuffo al cuore, dove la voce sempre angelica di Elena si riempie di πάθος per poi all’ultimo fiato spezzarsi.

La ferita è ancora aperta in Lifeforms, storia di un naufragio emotivo, in cui la rabbia di Poseidone è l’elemento che collega la timbrica vocale e la narrazione di questa deriva. Viene nuovamente smascherata una delle tante angosce che gremiscono l’album: fallire è il rigurgito del tempo in divenire e del caos che supera i limiti. La tempesta lascia posto ai relitti del mare in Tomorrow, ancora una magnifica prova della voce della Tonra, alienante e a tratti diafana, in cui la consapevolezza dello schianto appare ormai palese, non più irreale, ma ancorata alla certezza che “by tomorrow I’ll be left in the darkness, amongst your cold sheets”. Qualcosa, però, sembra cambiare a partire da Human, ballata violentata da chitarre decise e dalla presa di coscienza che “underneath the skin there’s a human”, non un burattino e che nonostante tutto si è ancora in grado di difendersi e di camminare a testa alta. C’è uno spiraglio di luce, mentre la voce di Elena Tonra si trasforma per un attimo in quella di Brooke Fraser in Betty.

Meno vibrante, ma ugualmente intensa è, invece, Touch che si presenta come una serie di echi appartenuti ad invisibili divinità del passato, carnefici e amanti della notte che attraverso le pulsioni dell’amore riescono ancora a ritenersi vivi. Si discosta da questo registro stilistico Amsterdam, che ci ricorda l’ultimo album di Cat Power, Sun e proprio come la veterana Charlyn Marshall, carica di ingombranti ricordi, anche la non più che una ragazzina, Elena non desidera altro che rinascere dalle proprie ceneri lontana da casa o a casa, come nel brano di commiato Shallows che assomiglia più ad una dolce ninnananna dedicata alle bellezze e alle catastrofi della Terra in cui tentiamo l’ardua impresa di scampare alla morte.
Bussola, irrealtà, distorsioni, queste le parole chiave per seguire gli arpeggi che conducono verso una dimensione silenziosa, quella di If You Leave, da cui filtra raramente qualche rumore esterno, capace di commuovere nelle ore più tarde della notte e di ridestare un paradiso di idee da tempo dimenticate. Candidato a: #discodellebellepremesse2013.

4AD, 2013

Tracklist:

  1. Winter
  2. Smother
  3. Youth
  4. Still
  5. Lifeforms
  6. Tomorrow
  7. Human
  8. Touch
  9. Amsterdam
  10. Shallows
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