Il nuovo album dei Daughter incanta anche dal vivo

C’é qualcosa di magnetico nello sguardo che Elena Tonra rivolge al suo pubblico mentre interpreta le sue canzoni, é uno sguardo naturale e spontaneo; non importa quale sia il posto che occupi nella sala, saprà raggiungerti. I suoi occhi parlano esattamente come gli arpeggi malinconici della sua chitarra, come la sua voce che ti racconta storie disperate cesellandole in melodie ultraterrenee.

C’é una surreale frenesia all’interno della Gaîté Lyrique  di Parigi, quella di un evento molto atteso, la prima data del tour europeo di Daughter, infatti, registra sold out da almeno un paio di mesi (come tutte le altre del resto) e la tensione tra il pubblico si fa sentire già nella prima parte del live affidata a quel simpatico burlone di John Joseph Brill, che con i suoi brani ironici (parlano tutti del bere, devo avere un problema con l’alcool, scherza) in bilico tra il folk e il rock colora piacevolmente l’attesa e il posizionamento per il live che segue.

Alle 21.30 in punto sul palco dell’intima sala si presentano in quattro, le note iniziali di How ci introducono nel magico mondo della formazione inglese, da questo punto in poi inizieremo a lievitare a mezz’aria per circa un’ora e mezza, le lievi melodie cantate da Elena si incastonano tra i fraseggi di basso e chitarra, le tastiere fanno da amalgama e la batteria riserva i guizzi post rock che rappresentano le aperture dei brani. La scaletta pesca a piene mani dai due album all’attivo e lo spirito un po’ piu’ rock del nuovo lavoro contagia anche i brani vecchi. E’ buffo fare i conti con l’assoluta timidezza di Elena, che riesce a imbarazzarsi anche nel salutare semplicemente la platea, un imbarazzo celato da una breve risata che si tace appena prima di ricominciare a cantare. E’ come se sul palco ci fossero due personaggi: la ragazzina timida e riservata che ha paura di affrontare il pubblico e l’interprete che lo fronteggia con le sue confessioni intime e la sua voce sempre assolutamente impeccabile.

Non c’é una nota fuori posto nel set, tutto é destreggiato alla perfezione e l’atmosfera creata dai brani é eterea e malinconica senza risultare mai pesante. Elena alterna diverse chitarre al basso e i brani del nuovo album conservano dal vivo la carica cha hanno su disco, salvaguardano il fascino di quella tensione soffusa improvvisamente rotta da cavalcate ritmiche e schitarrate buckleyane. I singoli Numbers e Doing the right thing coinvolgono, nonostante i nuovi pezzi non siano ancora del tutto interiorizzati dagli spettatori (vista la recente uscita del disco). Quando la setlist si tuffa nel passato, l’emozione si fa palpitante e si gusta rigorosamente ad occhi chiusi: Amsterdam e Human preparano, ma Shallows stende letteralmente. Dieci minuti di applausi a scena aperta quasi alla fine del set lasciano senza parole i ragazzi sul palco, ma é proprio la parte finale del concerto a sparare le cartucce più intense e attese. Le prime note di Youth sono un vero delirio e dimostrano che siamo davanti a quello che si puo’ senza dubbio alcuno definire un classico contemporaneo. L’ottima Fossa manda la band nei camerini per pochi secondi, si ritorna per l’ultima canzone deprimente (scherzano dal palco), si tratta di Made Of Stone, profonda e sensibile chiusura del nuovo disco.

Le luci si riaccendono e la processione al banchetto é doverosa, si fa fatica a strapparsi di dosso quell’atmosfera, anche se si scende in strada, col freddo, resta sempre la sensazione che quegli occhi, cosi vivi e luminosi nel buio, ti stiano comunque, in qualche modo, raggiungendo.


Setlist:

  1. How
  2. Tomorrow
  3. Numbers
  4. Alone / With You
  5. Amsterdam
  6. Human
  7. Doing the Right Thing
  8. Shallows
  9. Home
  10. No Care
  11. Winter
  12. Smother
  13. New Ways
  14. Youth
  15. Fossa
    Encore
  16. Made Of Stone
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