Daughter – Not To Disappear

I Daughter tornano a quasi tre anni di distanza dalla pubblicazione di If You Leave, il primo album in studio che il trio inglese ha registrato per l’etichetta 4AD e che li ha portati dalle rarefatte atmosfere dei club londinesi agli immensi spazi dei festival di ogni angolo del pianeta. Not To Disappear esce oggi nel giorno del venticinquesimo compleanno di Elena Tonra, voce e guida di una formazione relativamente giovane, ma che in pochi anni è riuscita a ridare forma ed energia a una scena, quella indie-folk, spesso satura di influenze plagiate e comparabili tra di loro.

Se dietro ai testi di If You Leave si può leggere ancora l’eredità di un’innocenza adolescenziale non troppo lontana, l’incapacità di trovare uno spazio personale in cui affondare radici e la conseguente paura del futuro, Not To Disappear è un disco consapevole delle difficoltà dell’età adulta, filtrato da una serie di considerazioni di natura filosofica sulla vita e la morte e da dibattiti morali irrisolti o meglio interrotti da nuove immagini acustiche che si aprono traccia dopo traccia.

Fin da subito sono le scie ipnotiche e vibranti di New Ways a condurre per mano l’ascoltatore, incantandolo attraverso i suoi ritornelli e le sue strofe ripetute come una preghiera dapprima sussurrata per poi essere gridata. L’approccio risulta quasi psichedelico, forse grazie anche allo zampino di Nicolas Vernhes, già produttore degli Animal Collective, Deerhunter e dei The War On Drugs, che ha co-prodotto l’album insieme al chitarrista della band, Igor Haefeli.

Tra le parole bisbigliate da Elena Tonra ritroviamo ancora un mondo fragile, in cui perdersi, ma accettarsi per ogni singolo difetto, come tra i cupi e freddi anfratti di Numbers, dove lamenti e respiri man mano più concitati vengono accompagnati da un’ottima base di percussioni o tra il lento scrosciare di chitarre di How, che sostengono non solo un’attesa metafisica, ma anche nuove sperimentazioni post-rock e shoegaze che arricchiscono il repertorio dei Daughter.

Doing The Right Thing costituisce un capitolo a parte e vale la pena soffermarsi ad ascoltare e a leggere la storia di quest’anziana donna che, come tante, giorno dopo giorno, perde la lucidità, ma soprattutto la propria identità di figlia, sorella e madre. Il dolore è tratteggiato dalla quotidiana dolcezza degli affetti e da una televisione che sembra voler assorbire i ricordi del passato e del presente che ancora si muove. Le lacrime scendono copiose anche facendo un passo indietro verso gli schemi tipici di If You Leave e tuffandosi in Mothers, uno spazio che è nuovamente dedicato all’indagine dei legami emotivi: il rapporto tra madre e figlio in questo caso.

A metà disco, tra la cruda immediatezza filmica di Alone/With You inizia a mancare il fiato. I Daughter non sono una band che calca la cifra stilistica dei Mogwai o dei Sigur Rós nello spiazzare l’ascoltatore con immagini sonore ben visibili, lo fanno a modo loro e dopo averlo scosso e tramortito, si assicurano anche di riportarlo con i piedi per terra. Lo dimostrano i graffi acustici di No Care che riprendono, invece, le contaminazioni di Cat Power o di Patti Smith con le loro voci rabbiose, molto diverse, ma ugualmente ferme e decise e ancora le ritmiche spezzate e catchy di Fossa o i palpiti sintetici di To Belong.

Le varie sfaccettature di Not To Disappear sono state ideate per farsi trasportare verso le nuove suggestioni create da un trio che riflette le proprie differenti origini (Elena Tonra è italo-irlandese, mentre Igor Haefeli è svizzero e Remi Aguilella è francese) e le diverse contaminazioni che non provengono solo dal vissuto, ma vanno dal cinema, alla pittura fino ad arrivare alla letteratura.
Quando uscì If You Leave era marzo e la pioggia incessante di quei giorni aveva lasciato spazio a un’afosa primavera, adesso, invece, è gennaio, splende il sole, il vento è caldo e sembra che l’inverno vero non voglia mai arrivare, ma per saperne di più forse bisognerebbe chiedere consiglio a Elena Tonra che non ha smesso (e che probabilmente non smetterà mai) di essere ossessionata dal tempo e dalle stagioni che inesorabilmente passano senza che le si possa afferrare e veramente capire.

 

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