Deerhunter | Magnolia, Milano

 

Due date annunciate ad agosto lasciano presagire tre mesi di un’attesa colmata soltanto dall’uscita del nuovo e attesissimo album poco meno di un mese fa, che abbiamo avuto il tempo di metabolizzare e ascoltare a rotazione prima che i Deerhunter dipanassero la nebbia che avvolgeva il Magnolia di Milano.
Ad introdurre è lo stesso Bradford Cox con il suo progetto solista Atlas Sound prima di ritornare sul palco insieme a Lockett Pundt, Josh McKay e Moses Archuleta.

Sta diventando ormai un’abitudine aprire i concerti con Desire Lines, come al tanto chiacchierato live al Pitchfork Festival dello scorso 29 ottobre, tanto per il gusto di provocare collassi istantanei, cui non mancano di seguire pezzi pescati dal nuovo Fading Frontier, come Breaker e Living my life, dall’intramontabile Halcyon Digest ma anche dai  precedenti lavori come Microcastle, da cui ascoltiamo la sempreverde Nothing ever happened. I brani procedono spediti – persino Take care, pezzo dai chiari riferimenti al duo di Baltimora, cresce a ritmo serrato – ma dilatati, si prendono il proprio tempo per evolversi al meglio.

La band di Atlanta, lungi dall’aver bisogno di fornire conferme, si dimostra capace anche in questa sede  di restituire nella dimensione dal vivo la loro inconfondibile anima dalle differenti sfaccettature, di cambiare registro rimanendo fedeli alla propria poetica, prendere derive noise senza mai risultare banali o trasmettere una ripetitività fine a se stessa, arrivando ad un risultato performativo totalmente straniante e sublime.

 

Fotografie di Alessia Naccarato

 

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