Dentro la rivolta spagnola: che cosa chiedono?

A Madrid gli Indignados restano in piazza nonostante il divieto di manifestare, e così a Barcellona, Valencia, Siviglia. E’ dal 15 Maggio che continua così, sit-in che non si spostano, tanto che viene da chiedersi perchè, da dove viene tutta questa costanza, cosa pensano di fare, che cosa diavolo chiedono. 

Ieri L’indiependente ha pubblicato la traduzione del Manifesto spagnolo – che al di là di tutte quelle naturali storpiature che si portano dietro gli slogan e le semplificazioni dei manifesti, merita un commento più approfondito. Molte delle proposte di riforma si concentrano su quelli che sono i diritti sociali che in qualche modo negli ultimi anni sono andati perduti o ridimensionati: il mondo è cambiato e le regole che lo governano sono rimaste più o meno le stesse – per questo esiste un vero e proprio gap tra la nostra generazione e quelle passate. Non è colpa dell’euro, non ve la prendete sempre con la propaganda che vuole in Prodi il vostro diavolo, non è solo colpa della crisi mondiale e degli americani che hanno sbagliato i loro conti – è una questione di come il Ventunesimo ha fatto irruzione nelle nostre vite e nelle nostre teste, di come poco ce ne siamo resi conto, di com’è accaduto che tutt’a un tratto un giovane brillante laureato dovesse contentarsi di 1000 e passa euro al mese per campare (parliamo qui di campare giacchè vivere ci sembrerebbe un lusso, parliamo di campare perchè deve contemporaneamente pagare un affitto per una stanza, mangiare, bere, consumare, pagare le bollette, e poi eventualmente togliersi qualche sfizio). La rivolta è partita in Spagna perchè è un paese dove il tasso di disoccupazione e precariato è altissimo, e difatti il Manifesto si concentra su alcune riforme che curino il male della disoccupazione, che premino per esempio le aziende che assumono con contratti a tempo indeterminato piuttosto che quelle che cavalcano l’onda del precariato. Stiamo attenti a cadere nel tranello della diffidenza, non è un problema che non vi riguardi, al di là delle soluzioni tecniche proposte dagli spagnoli, siamo tutti nella stessa merda, siamo tutti all’interno di questo valzer da ballare a tempo determinato, siamo tutti dentro il Ventunesimo secolo, e ognuno di noi può accuratamente proporre le cure per lo Stato sociale del futuro. E’ una questione che riguarda l’intero eco-sistema occidentale, il modo becero in cui si regge, il modo malsano in cui le peggiori aziende si approfittano della disperazione umana assumendo con contratti che non prevedono nessun diritto minimo anche a 300 euro al mese. Questo che cosa comporta sul lungo termine? Parafrasando Umberto Palazzo, non troverai mai una casa. Non facciamo i disfattisti, ma cerchiamo di pensare anche al vicino: è possibile che tu, tu che stai leggendo, troverai un lavoro e grazie a un fantastico mutuo o all’aiuto di papà riuscirai a comprare una casa tutta tua, ma ci pensi ogni tanto al tuo compagno di giochi che magari non avrà la stessa fortuna? E come lui altri compagni di giochi – perchè qui parliamo di regole di sistema. Allora il Manifesto propone degli aiuti per l’affitto ai giovani, e a chi si trovi in disagio economico. E’ lo Stato sociale questo, altro che cazzi. E’ vero, tu credi nella meritocrazia, credi nei diritti civili dell’uomo, credi che chi vale finirà naturalmente per avanzare, per ”sistemarsi”, e tuttavia stai ancora dimenticando il caso del tuo compagno di giochi o del tuo vicino, stai ancora facendo finta che i diritti sociali non valgano un cazzo, e quando parliamo dei diritto sociali parliamo dei bisogni materiali degli individui, e del fatto che potrebbe non esserci davvero questa meritocrazia ideale che vai predicando. 

Un punto interessante del Manifesto è quello di far scendere i prezzi dei Master universitari. Ecco, tentare insieme di trovare una soluzione, una riforma in questo senso, renderebbe la società in cui vivi più meritocratica: dare la stessa possibilità a Tizio che ha 20.000 euro e a Caio che non li ha di accedere al Master è il mondo che vorremmo avere sotto gli occhi. Altre proposte sono quelle che tentano di abbassare il costo dei mezzi di trasporto pubblici, o quelle sulle banche per la regola chi sbaglia paga. Ripetiamo, al di là dei vizi formali che si portano dietro slogan e manifesti, questa è un’occasione di riforma del sistema, è la tua occasione per contribuire a creare un insieme di proposte di soluzioni. Ora se ne hai una partecipa, dilla, crea; se non ce l’hai aiuta quella del tuo vicino di casa a venir fuori. Ne verrà fuori una gran confusione, perchè quando ci sono troppe teste è naturale che sia il caos, però mano mano l’economista e il politilogo e il sociologo e il massmediologo tradurranno questo movimento in realtà. E allora questo Manifesto spagnolo sarà solo una miccia. Ma del resto anche la Rivoluzione Francese avrà avuto una sua miccia.

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