Depeche Mode: quando la Musica per le Masse diventa un rituale

Fotografie di Alessia Naccarato

 

I Depeche Mode, attualmente impegnati in un tour mondiale in occasione dell’uscita di Spirit, toccano Torino per due date a dicembre, sabato 9 e lunedì 11.

 

La bellezza umana di un evento di questa portata risiede esattamente nel radunare ascoltatori di qualsiasi genere e generazione, provenienti da qualsiasi contesto o background musicale, facendo percepire in maniera tangibile quanto la musica – e specialmente la music for the masses di Dave Gahan, Martin Lee Gore e Andy Fletcher – riesca ad unire tutti indistintamente.

Si spengono le luci e salgono sul palco puntuali e, vestiti nei loro iconici gilet, danno inizio all’esibizione con Going Backwords, estratta da Spirit, pubblicato a marzo di quest’anno, che ha quel ritmo che sa tanto di una iniziazione, perfetto per introdurre lo spettacolo.
Proseguono con It’s No Good e Barrel of a Gun, facendo un salto ventennale fino ad Ultra, datato 1997. Sono già trascorsi vent’anni dalla redenzione di Gahan e quell’album continua a suonare benissimo, così tanto da esserci in scaletta ben cinque canzoni estratte da questo e solo tre dall’ultimo lavoro, ovvero i singoli, lasciando spazio alle immancabili canzoni del loro repertorio. I visuals comprendono sia video – bellissimo quello di Walking in my Shoes – che immagini fisse – come nel caso di Home – ed astratte.
Tutti i musicisti sono tecnicamente e performativamente impeccabili, Dave Gahan, con la sua voce profonda e vellutata e quel timbro caratteristico, è senza dubbio ancora oggi uno dei più grandi frontman, sinuoso e agile, non si risparmia sul palco riuscendo a dare sempre il massimo.

Anche se gli ultimi lavori non posso vantare la stessa ispirazione di album come Violator, Black Celebration o Songs of Faith and Devotion da ormai un po’ di anni a questa parte, si difendono bene con il passare del tempo e continuano a portare alta la bandiera di quel synth-pop che si è saputo evolvere nel tempo diventando una particolare commistione di elettronica e rock che ha reso ormai l’impronta Depeche Mode inconfondibile e che ha saputo ritagliarsi uno spazio in ogni decennio senza mai suonare superata, un’opera di trasformismo ma anche di estrema coerenza a se stessi.
Il concerto prosegue in un continuo bilancio, un equilibrio tra una livida cupezza e un’estasi gioiosa, entrambi stati d’animo fortissimi uniti dal minimo comune denominatore di un’energia inesauribile e un vigore che non dà segno di cedimento.

Lo spettacolo non perde mai di intensità, riempie il tempo di due ore piene, e si avverte in maniera palpabile come si concedano con una grande generosità, si percepisce un darsi totalmente al pubblico e come negli anni continuino a mantenere alto il livello di empatia nonostante abbiano camminato su innumerevoli palchi di altrettante città.
È soprattutto con Enjoy the Silence che si avverte la sensazione si stare partecipando ad un vero e proprio rito, canzone con cui si lasciano andare in una coda più spinta e marcatamente elettronica.
I Depeche Mode rappresentano uno di quei gruppi musicali longevi la cui dimensione live continua ad essere una inesauribile fonte di energia.
Vedere un concerto dei Depeche Mode è come andare a messa, significa assistere, partecipare, essere parte della black celebration, è una esperienza spirituale alla fine della quale si esce come rigenerati.


Setlist:

Going Backwards
It’s No Good
Barrel of a Gun
A Pain That I’m Used To
Useless
Precious
World in my Eyes
Cover Me
Insight
Home
In Your Room
Where’s the Revolution
Everything Counts
Stripped
Enjoy the Silence
Never Let Me Down Again

Strangelove
Walking in my Shoes
A Question of Time
Personal Jesus

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