Di Eurosonic e altri festival olandesi

Il mese scorso in Olanda si è conclusa la 31esima edizione dell’Eurosonic Noorderslag, un grande successo di pubblico che ha accolto oltre 40.000 presenze (l’evento è andato sold out) e più di 4.200 delegati da tutti i paesi del mondo nella città di Groningen. Il concetto che guida gli organizzatori del festival è molto semplice: far conoscere il meglio del panorama europeo musicale emergente, presentare le band sul palco, e condire il tutto con eventi collaterali, conferenze e premiazioni. L’Eurosonic rappresenta quindi una bella ventata di freschezza e novità.

Non è il solo festival olandese ad aver avuto una larga crescita negli ultimi anni. Altre realtà si sono affermate negli anni, diventando veri e propri appuntamenti imperdibili per gli appassionati e gli addetti ai lavori. Partiamo dalla capitale Amsterdam, e ricordiamo l’Amsterdam Dance Event – ADE, che attrae clubbers e curiosi da tutta Europa nel mese di Ottobre. Cinque giorni e cinque notti di musica elettronica e dance, un programma fitto di conferenze, esibizioni, showcase, proiezioni di film, sparso nei cinque grandi quartieri della capitale, con location straordinarie. Sempre ad Amsterdam, c’è il Mysteryland, che si tiene invece ad Agosto (quest’edizione 26 e 27), e anche qui potete trovare il meglio del panorama elettronica con una proposta molto varia: house, techno, disco, african beats, hip hop. Due festival in cui il concetto è ballare.

Il festival che si è affermato di più invece nel panorama indie si tiene ad Utrecht e si chiama Le Guess Who?, e negli anni ha ospitato nomi di tutto rispetto: Bill Callahan, Beach House, Caribou, Stephen Malkmus & The Jicks, Panda Bear, eccetera. Il cast incontra i nostri gusti, e non possiamo che attendere l’appuntamento con la prossima edizione del festival a Novembre. Da segnalare anche il Lowlands, nella cittadina di Biddinghuizen, e il Pinkpop – a vocazione più pop – a Landgraaf.

C’è da dire che l’Olanda da questo punto di vista è sul pezzo. Per questo non sorprende il tentativo avanguardista dell’Eurosonic Noorderslag, e la sua proposta innovativa. Nelle scorse edizioni tra i grandi nomi che hanno calcato i palchi del festival, possiamo ricordare band come i Franz Ferdinand, i Mumford & Sons e gli Editors (quando ancora erano dei pischelli). La filosofia è: vuoi presentare il tuo artista all’attenzione di grandi media o al pubblico? L’Eurosonic ti dà questa possibilità, e se va bene il prossimo anno quella band o artista sconosciuto potrebbe anche crescere o esplodere. Parliamo di grandi scommesse in fondo.

Quest’anno siamo stati a dare un’occhiata alla tre giorni di Groningen anche noi de L’indiependente, e così abbiamo avuto la chance di partecipare a incontri, conferenze, live e interessanti scambi e iniziative, dislocati in tutta la città di Groningen, e a tutte le ore sin dal mattino. L’epicentro del festival è De Osterpoort, rinomata location per concerti a livello internazionale; qui c’è da fare un elogio all’organizzazione del festival, sempre puntuale e impeccabile, braccialetto elettronico a corredo per qualsiasi pagamento all’interno delle strutture (ai Dutchies non piace il cash a quanto pare).
Tanti gli emergenti, le band a presentare il loro esordio, il primo album, la grande scommessa, e tanti i promoter che provano a introdurli nel business musicale. Questo sistema è supportato proprio dai meeting e dalle conferenze all’interno del festival: per esempio, “Future of the Media”, panel sull’utilizzo dei dati che vengono fuori da canali come Spotify e YouTube, tema alquanto caldo in questo secolo. Se grazie a Spotify e altri servizi di streaming esiste la possibilità di raccogliere e analizzare le preferenze musicali a un livello personale, che ne sarà di queste informazioni nelle mani delle grandi industrie discografiche?

Il tema ovviamente apre anche a una piccola grande questione: per scoprire musica oggi si usa ancora la radio come ai vecchi tempi, o tutti cercano autonomamente sulle piattaforme digitali a misura di algoritmo? Ai posteri l’ardua sentenza. In fondo, dopo la conferenza ci hanno invitato a un aperitivo con live dal vivo su un battello olandese che ha chiuso la questione con una piacevole bevuta.

Special guest il Portogallo. Ogni anno, infatti, l’Eurosonic sceglie un rappresentante musicale europeo e stavolta è toccato al paese del fado – dove però non si suona solo la Viola baixo – e questo abbiamo potuto verificarlo ascoltando gruppi portoghesi emergenti (o meno) come Best Youth, DJ Firmeza, o First Breath After Coma. Molti anche gli stand dedicati, come quello di un’agenzia musicale che si occupava anche di sviluppo del territorio (!!!), con vari progetti in fieri tra la madrepatria Portogallo e all’estero. Insomma, c’è fermento e il festival ha voluto esaltarlo.

Che i festival siano una delle prime fonti di reddito per i musicisti, lo si sa dai tempi di Woodstock; che i festival siano delle vetrine per i next big thing, a Groningen lo hanno capito nel 1986, quando si decise di spostare al nord dell’Olanda – un po’ più isolata rispetto al resto d’Europa perché difficilmente toccata dai tour delle band – uno dei poli principali per la musica indie. A partire dagli anni Novanta, infatti, band come Nirvana, (quando ancora si lavavano i capelli con Bleach), Pearl Jam e persino U2, hanno tutte bazzicato i palchi groningesi. Oggi il Festival Eurosonic è diventato per la maggiore una grossa e ‘’gioiosa macchina di marketing’’ in cui la promozione è organizzata in maniera quasi capillare e in cui, oltre alla musica, è ben visibile tutto il business che gira attorno (‘È la pubblicità, Bellezza!’). Detto questo, la musica non fa mai da sfondo (o sottofondo) ma resta la protagonista indiscussa per tutti: fa da collante perfetto per chi la crea, chi la distribuisce e per chi la riceve – tra cui ci poniamo umilmente anche noi.

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