Eurosonic, dall’Olanda con ardore

A Groningen, in Olanda, si è appena concluso Eurosonic, il più grande festival di musica esclusivamente europea. Un evento nato dall’idea di creare una piattaforma unitaria per l’industria musicale del vecchio continente, spesso in secondo piano rispetto alla strabordante produzione statunitense.E forse anche un modo per dare una mano a unire l’Europa, attraverso la musica.

DA GRONINGEN ALL’EUROPA – Groningen, l’Amsterdam del Nord, è una città dei Paesi Bassi settentrionali. Qui nel 1986 è nato un piccolo festival musicale per promuovere band olandesi. Quel festival ora si chiama Eurosonic, ed è la più grande vetrina musicale europea. L’edizione 2012 si è conclusa nella notte di sabato scorso, 14 gennaio. In quattro giorni 293 gruppi provenienti da 26 paesi europei hanno suonato sui palchi e nei locali della città davanti a 33.000 appassionati e professionisti del settore.

CHI LO FA. CHI ABBIAMO PORTATO – Il festival è organizzato dalla Fondazione Noorderslag insieme a EBU –European Broadcasting Union-, la più grande associazione professionale di emittenti radiofoniche nazionali. EBU – Eurosonic organizza i più importanti festival musicali europei, dal Sonar di Barcellona al danese Roskilde. Rai Radio2 fa parte del Network Eurosonic, e contribuisce in parte a lanciare gli artisti italiani che partecipano al contest di Groningen. Ecco chi ha rappresentato l’Italia quest’anno: i romani Jacqueries, selezionati come “Official Italian Act”. Poi A Classic Education, The Cyborgs, Fabrizio Cammarata and The Second Grace.

SUPERARE I CONFINI – Gli EBBA, European Border Breakers Awards, sono i premi dedicati ai musicisti pop che riescono con il loro primo album a rompere le frontiere nazionali, facendosi conoscere anche all’estero. Dieci i vincitori nominati durante il festival, tra i quali Anna Calvi, Agnes Obel, Selah Sue.

IL REPORT – L’European Music Office, in collaborazione con Eurosonic Noorderslag e Nielsen, ha presentato il Report “Music crossing borders”, un monitoraggio sulla circolazione della musica europea in Europa. Sembra un paradosso ma non lo è. I dati si riferiscono alle canzoni trasmesse dalle radio e scaricate da Internet in sei nazioni (Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Polonia) nell’arco di un anno (1 settembre 2010 – 31 agosto 2011).

Le notizie non sono troppo buone. Per qualsiasi band è molto difficile uscire dai propri confini nazionali. Cantare in inglese aiuta, ma non basta. Indispensabile puntare sui concerti e intercettare il pubblico tramite il web. I generi che si diffondono con maggiore facilità sono la dance e il pop. “Il rock, in quanto genere musicale -si legge- è quasi inesistente”. Se si guarda alla musica proveniente dagli Stati Uniti, il discorso cambia. “L’Europa come scena musicale unitaria, dove ogni artista spagnolo che canta in spagnolo trova in Svezia lo stesso benvenuto che trova a Siviglia o Salamanca, non esiste. Esiste invece l’Europa come mercato unitario per il repertorio in lingua inglese”, o meglio americana.

Per finire, uno sguardo alla musica che l’Italia esporta in Europa. I vari Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Laura Pausini sono superati dal settore in cui l’industria musicale italiana investe di più: la dance da esportazione. Precisamente nelle persone di: Alex Gaudino (pseudonimo di Alfonso Fortunato Gaudino), dj di Salerno; Karmah, un duo pop/hip-hop diventato famosissimo in Polonia con un remix di “Every breath you take” dei Police. Il dj Ricky L. E poi, giusto per confondere le idee, Luciano Pavarotti. Agli esperti l’ardua interpretazione.

Giulia Foschi

(in collaborazione con klopodo)

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