Factory Floor – Factory Floor

Tutto quello che tocca James Murphy sembra oro, e così in poco tempo i Factory Floor da Londra conquistano le scene, e diventano il progetto più cool di casa DFA Records. Il singolo che aveva annunciato l’esordo in LP del trio inglese, Turn it up, era già facile da attaccarsi al cervello, e in effetti ci riesce con quello spirito galvanizzante tutto lcdsoundsystemstyle. Segue una Here Again di altrettanta facile presa. Forse, quello che si perde, rispetto ai lavori precedenti che hanno preconizzato l’album, è quel certo sapore dark che li aveva fatti distinguere come elettronica post-industrial che si mescola ai Joy Division. C’è della disco più violenta, ma i richiami al sound Eighteis continuano a resistere, sparsi nel disco.

Dicono che, alla volta dell’esordio, il sound si sia fatto più house, da pista, anche se richiami più oscuri ci sono ancora, come nella traccia Work Out. Lo stesso pezzo che chiude l’album, Breathe In, nella voce ci trascina in atmosfere meno gioiose di quelle dell’apertura, tutto mentre in sottofondo si aprono rumori, elettronica, e persino un accenno di dance. Contrastati e animati, sembrano quasi al palo a guardare che strada prendere. One e Two sono i due momenti-scherzo dell’album. In realtà, più che un vero e proprio album omogeneo, dà l’impressione di una raccolta di pezzi che si incollano l’uno all’altro, alcuni si attaccano sottopelle immediati. Altri sono il perfetto sottofondo ad una serata non troppo allegra in una dance-hall londinese.

Bello insomma il singolo che trascina l’album, bella l’attesa che si sta aprendo attorno ai Factory Floor, paurosa la strada, e attenzione al complesso dello zapping tra le tracce: che ci sarà nel futuro di questo gruppo di Londra? E cosa verrà fuori ancora dal cappello magico di James Murphy?

DFA Records, 2013

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