Questa volta ci hanno tolto il fiato

Esterno Bataclan, AP Photo/Kamil Zihnioglu

Esterno Bataclan, AP Photo/Kamil Zihnioglu

Dopo quattordici anni e poco più da allora, sentir dire che ci sarà un altro 11 settembre da ricordare fa molto male. È incredibilmente doloroso pensare a chi era a Parigi ieri sera, ignaro, inerme, ed è oltremodo frustrante e avvilente scoprire che dal 2001 tutto sommato è cambiato poco. La cosa peggiore, però, è sapere che sono riusciti nel loro intento e che hanno potuto direzionare il risentimento generale sui bersagli sbagliati. Ancora.

Da quando la notizia di ciò che è successo ha cominciato a diffondersi, i social si sono trasformati in vere e proprie reti di paura. Quello che ho potuto leggere non è la rabbia che ha riempito i commenti dei più negli ultimi anni, né lo spirito di reazione che ha pervaso l’Europa intera dopo l’attacco a Charlie Hebdo – un attacco che, per quanto invariabilmente osceno, era più semplice da contestualizzare in un panorama di implicazioni politico-sociali.

Questa volta ci hanno tolto il fiato, privandoci della capacità di formulare velocemente una frase di risposta. Ci hanno resi tutti, noi insieme ai loro stessi connazionali insieme a chi condivide il loro credo, colpevoli di crimini non commessi, protagonisti di una storia tristissima che sembra volersi ripetere, di nuovo pedine nelle loro orribili mani.

È difficile organizzare i pensieri quando si è costretti ad agire d’istinto ed è altrettanto complicato trovare il coraggio di rialzarsi con la voglia di combattere un male che, come i virus più tenaci, pare impossibile da debellare. Certo, nell’aria campeggia una forte solidarietà, ma il colpo è stato duro. Ci hanno detto che ogni manifestazione della natura umana è a rischio di condanna per la sola ragione della propria varietà o storicità e lo hanno fatto a nome anche di persone innocenti.

Il problema è che viviamo in una fase di stallo dalla quale non riusciamo a muovere nuovi passi e che noialtri, il popolo, continuiamo a non essere ritenuti degni di risposte reali a interrogativi troppo pericolosi per chi finge di proteggere i nostri interessi.

Non è questa la sede per discutere delle circostanze connesse a quello che è successo ieri, ma è questo il momento di guardarsi negli occhi e raccogliere ogni residuo di positività che l’ennesimo atto irrazionale e feroce di presunti esseri umani ci abbia concesso di preservare. L’unico vero potere che abbiamo è la fiducia nel cambiamento, di cui possiamo nonostante tutto essere fautori.

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